STUDI E SPERIMENTAZIONE SULLA FIBROMIALGIA

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lorichi
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STUDI E SPERIMENTAZIONE SULLA FIBROMIALGIA

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SPERIMENTAZIONI E STUDI IN ITALIANO SULLA FIBROMIALGIACominciata da sadrakan
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Parte 1 di 1
sadrakan4/9/2008, 17:18
FIBROMIALGIA IN GRAVIDANZA
Poiché la FM colpisce prevalentemente donne in età fertile, è frequente che le pazienti già in terapia per tale patologia consultino lo specialista per l’insorgenza della gravidanza, anche perché non sembra che la malattia influenzi in alcun modo la fertilità. In alternativa, molte pazienti si chiedono se con questa malattia possono affrontare tranquillamente una eventuale gravidanza. Esistono pochi studi pubblicati che indagano i rapporti tra gravidanza e FM e si tratta di lavori su numeri esigui di pazienti.

In generale viene sottolineato che nella maggior parte dei casi la gravidanza comporta un peggioramento dei sintomi della FM, soprattutto nell’ultimo trimestre, non vengono però valutate le terapie che eventualmente le pazienti hanno seguito. In realtà, basandosi sulla esperienza riferita direttamente dalle pazienti, difficilmente la gravidanza di per sé comporta un peggioramento dei sintomi della malattia, anzi alcune pazienti riferiscono uno stato di benessere nel corso di tutta la gravidanza. Ciò probabilmente dipende, almeno in parte, da come questo evento viene vissuto a livello emotivo; un’altra possibile spiegazione è che il miglioramento sia correlato all’aumentata produzione di un ormone, la relaxina, che è in grado di migliorare i sintomi muscolari. Il problema maggiore è piuttosto relativo alla necessità di sospendere alcuni dei farmaci che vengono comunemente utilizzati nella terapia della FM e che contribuiscono allo stato di benessere delle pazienti prima della gravidanza.

I sintomi più spesso lamentati dopo sospensione dei farmaci sono: peggioramento del sonno, peggioramento dei dolori, in particolare dolore al collo ed alla schiena, cefalea. La spiegazione di ciò sta nel fatto che questi stessi sintomi possono essere favoriti dalla gravidanza in pazienti non fibromialgiche.

Cosa si può dunque suggerire alle pazienti fibromialgiche già in terapia e che affrontano una gravidanza?
In modo schematico i punti sono i seguenti:

Se la terapia in corso è limitata all’uso di miorilassanti e/o analgesici, è preferibile sospendere tutti i farmaci. Al bisogno si potrà assumere solo del paracetamolo (Efferalgan®, Tachipirina®).


Se la terapia in corso è basata sull’uso di SSRI (fluoxetina, paroxetina, ecc.) in generale questi farmaci vanno sospesi, a meno che la paziente non li assuma per la coesistenza di una grave sindrome depressiva, nel qual caso possono essere proseguiti sotto controllo medico


Per i disturbi del sonno si può utilizzare la melatonina o in alternativa tisane rilassanti; in caso di mancata risposta si possono assumere benzodiazepine a basso dosaggio (Valium®, Xanax®, ecc.). Nelle pazienti che da tempo assumono triciclici in singola dose serale, tali farmaci possono essere continuati sotto controllo medico.


In generale sono permessi in gravidanza i farmaci omeopatici (ad eccezione della nux vomica): in particolare risulta utile per i dolori l’arnica


Di fondamentale importanza risulta essere l’attività fisica, che può aiutare a ridurre la rigidità mattutina, l’astenia ed il dolore


Altrettanto importante la dieta, che può ricalcare quella già suggerita per la malattia, e che deve limitare l’aumento ponderale che può incidere negativamente sulla stanchezza e sul dolore lombare ad agli arti inferiori


Per ultimo ricordiamo le terapie di rilassamento. In generale tutte le tecniche di rilassamento possono avere effetti benefici. Le terapie di rilassamento muscolare profondo sono doppiamente indicate in quanto, oltre a ridurre i sintomi della FM, possono essere utili come preparazione al parto.
Infine una ultima raccomandazione: non bisogna dimenticare che le pazienti affette da FM avvertono il dolore in modo più intenso (iperalgesia). Per questo motivo è necessario programmare un parto indolore, possibilmente con anestesia per via epidurale.


Scoperte importanti mutazioni nei geni, i recettori del cortisolo
Inclusione dei recettori glucocortidoidi in un modello dell’asse ipotalamo-pituitario-surrenale rivela bistabilità [Concetto che sembra mutuato dalla fisica e che in pratica indica un disequilibrio del sistema- NdT].. Theoretical Biology and Medical Modeling 4:8 doi:10.1186/1742-4682-4-8

Di Gupta, S., Aslakson, E., Gurbaxani, B. and S. Vernon. 2007.

Background. Il CDC ritiene che la “risposta allo stress” – quella parte del corpo responsabile di far accelerare il corpo durante situazioni stressanti ( ad esempio esercizio [fisico], infezioni etc.)- giochi un ruolo importante nella CFS. hanno trovato alcune indicazioni che i pazienti CFS siano impossibilitati a mantenere l’omeostasi”, cioè, hanno difficoltà a far tornare i loro sistemi ad uno stato di non-stress dopo uno stress. Gli studi sullo stress allostatico devono determinare se i pazienti CFS siano in uno stato di stress biologico cronico.

Dopo aver trovato maggiori percentuali di mutazioni in una serie di risposte allo stress, i genetisti del CDC hanno mirato ad una, quella del gene del recettore glucocorticoide (NR3C1), che determina quanto rapidamente le cellule rispondono al principale ormone dello stress, il cortisolo.
Una analisi estensiva di questo gene – il primo del suo tipo fatto nella CFS – ha riscontrato che non solo erano presenti percentuali maggiori di mutazione nella CFS ma che esse erano associate con la gravità dei sintomi. Una mutazione scoperta in un sottogruppo di pazienti CFS era associata con proporzioni particolarmente alte di fatica e disabilità.
Queste scoperte suggeriscono che le cellule, nei pazienti CFS, rispondono in maniera anomala al cortisolo.
In questo documento, un modello matematico sviluppato dai ricercatori del CDC esamina quanto sia significativo il ruolo che, queste mutazioni in questi recettori, possono giocare sul funzionamento del principale sistema di risposta allo stress nel corpo, l’asse ipotalamo-pituitario-surrenale (HPA).

L’asse HPA è essenziale per il mantenimento dell’omeostasi del corpo in risposta allo stress: cioè, è responsabile prima dell’aumento dei livelli di attività del corpo per rispondere all’evento stressante e poi della loro diminuzione una volta che lo stress sia passato. Gli stressors vanno da stress fisici come l’esercizio e i cambiamenti nella temperatura all’infezione, la paura, etc. Persino un atto così semplice come stare in piedi impone una sorprendente grande varietà di stressor nel corpo. Almeno due cose possono andar male con questo sistema; può accadere che non si riesca ad attivareabbastanza il sistema dello stress per affrontare lo stress che il corpo sta sperimentando o che non si riesca a spegnerlo dopo che lo stress è finito. La prima ipotesi sembra essere quello che accade nella CFS.

L’asse ipotalamo-pituitario-surrenale (asse HPA) gioca un ruolo importante nel corpo e le sue attivita sono state descritte prima ma questo modello è il primo che include l’attività del recettore glucocorticoide. Alcuni ricercatori ritengono che misurare semplicemente i livelli degli ormoni, citochine etc sia troppo rozzo per spiegare la CFS; che il problema stia nelle interazioni tra queste sostanze e le cellule che si suppone vengano colpite. Il dr. De Meirleir, per esempio, ha suggerito che i pazienti CFS siano ipotiroidei non perché siano bassi i livelli tiroidei (generalmente non lo sono) ma perché i recettori per l’ormone tiroideo sono stati distrutti. Questo modello dà una visione simile dell’asse HPA.

In questo studio la squadra di specialisti in data mining [analisi matematica eseguita su database di grandi dimensioni- NdT], matematici, statistici e biologi molecolari del dr. Vernon, ha analizzato come la risposta cellulare al cortisolo colpisca un aspetto dell’asse HPA, la ghiandola pituitaria.

L’asse HPA: l’asse HPA risponde allo stress come segue:

•Uno stressor stimola l’ipotalamo a rilasciare l’ormone di liberazione di corticotropina (CRF(H))

•Una rete di capillari porta il CRF direttamente alla ghiandola pituitaria dove questo la sollecita a rilasciare adenocorticotropina (ACTH).

•L’ACTH viene quindi trasportato nel flusso sanguigno sino alle ghiandole surrenali e le stimola a produrre e rilasciare cortisolo (idrocortisone) nel sangue.

•Quando il cortisolo raggiunge livelli abbastanza alti segnala all’ipotalamo e alla ghiandola pituitaria di disattivare la risposta allo stress; cioè di ridurre la produzione di CRF e ACTH. Il cortisolo inoltre blocca la produzione delle citochine infiammatorie da parte delle cellule immunitarie, inibisce la secrezione di altri ormoni e neuropeptidi coinvolti nella risposta allo stress e induce le cellule immunitarie chiamate linfociti a distruggersi.

La prima parte del punto quattro è la parte più importante; le cellule rispondono al cortisolo solo quando il cortisolo raggiunge un certo livello. Cosa determina questo punto? Il numero di recettori glucocorticoidi presenti nella cellula. Il cortisolo non può influenzare una cellula se questa non si lega con un recettore glucocorticoide (GR) (come il cortisolo). Una volta che lo fa cambia la forma di questo recettore in modo che questo possa scivolare nel nucleo e alterare l’attività del gene. E’ solo a questo punto che il cortisolo comincia ad avere effetto sulla cellula.

Le persone con alti valori di recettori glucocorticoidi nelle cellule reagiranno molto velocemente al cortisolo e, di conseguenza, fermeranno la risposta allo stress molto velocemente. Le persone con bassi valori di recettori glucocorticoidi, d’altro canto, permetteranno ai livelli di cortisolo di crescere – e alla risposta allo stress di continuare – per un tempo molto più lungo prima che la cellula li disattivi.

Alti livelli di recettori glucocorticoidi (GR) = un pronto stop della risposta allo stress
Bassi livelli di GR= una risposta allo stress vigorosa

Naturalmente è più complicato di così – lo è sempre. Una delle cose che i GR fanno è di creare sistemi di reazioni negative scatenando la produzione di più GR e di più cortisolo. Aumentando le produzione dei GR la cellula diventa più recettiva al cortisolo e ciò renderebbe sempre più facile per il corpo disattivare la risposta allo stress come questo [il cortisolo] fa la sua comparsa . Alti livelli di cortisolo cronici (cioè una cronica risposta allo stress) sono associati alla depressione, al danno al sistema nervoso simpatico e ad una insufficiente risposta immunitaria.

D’altro canto, poiché il corpo non vuole impantanarsi in una situazione nella quale non possa rispondere allo stress, usa il cortisolo per disattivare l’interruttore velocemente. Dato che il cortisolo sopprime i suoi due fattori a monte, CRH e ACTH, la produzione di cortisolo in realtà inibisce la produzione di ulteriore cortisolo ( e quindi dei GR) in modo da riportare la risposta allo stress ad uno stato di prontezza vigile. Il corpo dovrebbe essere in grado di attivare velocemente la risposta allo stress e di disattivarla velocemente e l’interazione tra cortisolo e i GR dovrebbe permettergli di fare questo.

Nondimeno, naturalmente, ci sono dei problemi. Che tipo di problemi? Le mutazioni del gene che codifica i GR- le stesse mutazioni comunemente riscontrate nei pazienti CFS. Alcune mutazioni cofidicheranno bassi livelli di recettori glucocorticoidi- questi hanno probabilmente una funzione protettiva; altre codificheranno livelli di recettori glucocorticoidi più alti del normale- questi probabilmente porteranno ad una cattiva salute- e sembrano essere quelle più comuni nei pazienti CFS. Questi ricercatori hanno cercato di determinare quale effetto abbiano queste mutazioni sull’attività dell’asse HPA. Lo hanno fatto incorporandoli in un modello di funzionalità dell’asse HPA focalizzato sulla ghiandola pituitaria.

Il modello: Questo gruppo ha dapprima esaminato gli effetti che le mutazioni dei GR hanno sulla risposta allo stress, variando le percentuali nelle quali i GR sono prodotti e degradati. [Essi] hanno scoperto che nelle persone che tendono a produrre un più basso numero di recettori GR, i loro livelli di GR ritornano velocemente alla norma dopo l’evento stressante. Gli autori hanno chiamato queste persone “costituzionalmente sane….cioè (essi erano) impenetrabili all’asse HPA sregolato, non importa quanto fossero stressati” . Un altro gruppo aveva livelli di GR fluttuanti tra alti e bassi, e un terzo gruppo – che hanno chiamato gruppo “costituzionalmente malato”- era caratterizzato da valori cronicamente alti di GR e livelli cronicamente bassi di cortisolo.

Hanno poi esaminato differenti tipi di stress (stress di breve durata, una serie di più lunghi reiterati stressor e uno stato cronicamente stressante) che influenzano la produzione di cortisolo e GR.
Hanno scoperto che un unico stress di breve durata si risolveva in una temporanea diminuzione di produzione di cortisolo e in un aumento temporaneo di produzione di GR con un pronto ritorno alla norma. Se gli stressor avvenivano a distanza troppo ravvicinata (2 ore di stress ogni 8 ore per 24 ore), comunque, il sistema non era capace di tornare velocemente alla norma e i livelli di cortisolo e ACTH calavano e i livelli di Gr diventavano cronicamente alti. Ricordate che il legame dei Gr con il cortisolo determina un aumento della produzione di GR. Sotto stress cronico (10 ore di stress ininterrotte) il sistema essenzialmente andava in tilt, i livelli di cortisolo e ACTH calavano e i livelli di GR crescevano ma rimanevano alti molto dopo che lo stress era finito. Sino a 50 ore dopo – il limite del test- i livelli dei Gr ancora non erano calati; questo scenario sembra spingere la risposta allo stress in uno stato cronicamente malato nel quale la risposta allo stress è enormemente inibita. Non appena il cortisolo fa la sua apparizione, segnala alle cellule di disattivare la risposta allo stress; cioè di fermare la crescente disponibilità di energia, di smettere di combattere l’infezione, etc.

Questo è un risultato non riscontrato nei precedenti modello di studio. Ciò suggerisce che nelle persone con mutazioni che incrementano la produzione di GR (come alcuni pazienti CFS) lo stress reiterato o cronico può spingere l’interazione cortisolo/asse HPA in un nuovo stabile stato insano caratterizzato da ipocortisolismo e ad una ipersensibilità al cortisolo. hanno notato che questo scenario collima con ciò che sappiamo sulla funzionalità dell’asse HPA nella CFS- che nella sua totalità è lento nel riprendersi dagli stress.

Ci possono essere altre conseguenze date da cronici alti livelli di GR? Una delle cose che fa l’ACTH è regolare la crescita e la grandezza delle ghiandole surrenali e ci sono stati diversi resoconti di ghiandole surrenali piccole nella CFS. Ricordate che stiamo analizzando soltanto un aspetto dell’attività del cortisolo; si è scoperto che il cortisolo influenza più di 1000 geni delle cellule epatiche.

Ancora non sappiamo se ciò sia una manifestazione primaria o secondaria della CFS. Le maggiori percentuali di mutazione nel gene NR3C1 indicano che i pazienti CFS hanno una tendenza a produrre livelli più alti del normale di GR nelle loro cellule. E’ intrigante che questo modello possa produrre uno stato di malattia cronica che è scatenato da un singolo evento e che persiste dopo che lo stressor è stato rimosso – uno scenario che diversi medici e ricercatori credono che si accordi con la CFS. Ma l’ipocortisolismo nella CFS riflette semplicemente anni di stress cronico o gioca un ruolo chiave in ciò che appare essere un collasso multi-sistemico di proporzioni epiche?

Per rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di uno studio che esamini l’attività dell’asse HPA mentre le persone vengono colpite dalla CFS e abbastanza sorprendentemente ne abbiamo uno. Uno studio finanziato dal NIH sotto la direzione del dr. Taylor sta esaminando, tra le altre cose, i livelli salivari di cortisolo e ACTH in pazienti con infezione da mononucleosi/ febbre ghiandolare dato che un sottogruppo di questi viene colpito da CFS.
Un modello matematico non può essere una cosa facile con qui confrontarsi. Che i CDC si prendano il tempo e l’onere di confrontarsi con uno indica che credono che questo aspetto dell’asse HPA sia molto importante, forse non solo nella CFS. L’ipocortisolismo è stato riscontrato in diverse altre condizioni croniche. Uno si chiede se il CDC stia cercando più ampie applicazioni di questo modello.
I CDC si sono attaccati all’asse HPA come un cane affamato che rosicchia un osso ma non sono i soli. Un gruppo di ricerca guidato da Anthony Cleare ha esaminato la funzionalità dell’asse HPA e il cortisolo nella CFS per anni. Questo ultimo studio indica che i CDC hanno preso la giusta decisione di focalizzarsi sui GR nel loro modello dell’attività dell’asse HPA.




Attenzione

La traduzione, non essendo stata redatta da professionisti con conoscenza di termini medici nella lingua di partenza/destinazione, potrebbe contenere imprecisioni o errori.



Fibromialgia e psiche dr. weiss
Una delle domande più frequenti sulla fibromialgia è senza dubbio: “Si tratta di una malattia di origine psichica?” La ricerca internazionale che sta studiando la sindrome se n’è occupata a fondo negli ultimi vent’anni, ed è giunta alla conclusione che non lo è. È un dato molto importante, perché quasi tutti i pazienti prima o poi si sono sentiti dire che sono troppo ansiosi, che sono nevrotici , i loro sintomi sono pura immaginazione. È un duro colpo; nella migliore delle ipotesi si sentono incompresi, nella peggiore dubitano della propria salute mentale e si colpevolizzano di essere malati. Questa affermazione è sicuramente sbagliata. Se soffrite di fibromialgia non lasciatevi convincere che dipende tutto dalla vostra psiche. La malattia è già pesante da sopportare senza che dobbiate essere caricati anche di sensi di colpa!

La fibromialgia non è una malattia psichica!



Questo non vuol dire la psiche non la influenzi affatto. È naturale che una malattia che ha un peso così grande nella vita quotidiana abbia conseguenze sullo stato psichico . Come la maggior parte delle malattie croniche, la malattia provoca anche uno stato di abbattimento, di tristezza, o di depressione. Che a loro volta influiscono negativamente sullo stato fisico del paziente.



Abbiamo a che fare, dunque, con un complesso circolo vizioso, nel quale lo stato psichico è uno dei tanti fattori, ma certo non l’origine prima della malattia. È vero, anche le depressioni - specie quelle dette “larvate” o “nascoste” – provocano sbalzi d’umore, disturbi del sonno, dolori di testa o di pancia , bocca secca, disturbi cardiaci e molti altri sintomi comuni alla fibromialgia. Ma ci sono segni evidenti che distinguono quest’ultima dalla depressione larvata: i sintomi fisici nel depresso sono il più delle volte variabili, migranti e meno definibili che non nel fibromialgico. Ma soprattutto è determinante il fatto che nel depresso non si evidenzia dolore nei famosi tender points!



I cambiamenti nello stato psichico del paziente si spiegano come una conseguenza della malattia cronica. Provare dolori forti per anni, disturbi del sonno e sentirsi incompresi sul proprio stato turberebbe chiunque. Lo stato d’animo abbattuto è più che comprensibile.

Sarebbe strano il contrario: soffrire di tutti questi disturbi e limitazioni e non lasciarsene affatto turbare! .



C’è un modo per migliorare lo stato psichico e l’umore del paziente?

Non tutti hanno bisogno dello psichiatra o dello psicoterapeuta. Ogni cambiamento sostanziale del comportamento e della vita quotidiana o un colloqui intensivo con una persona di fiducia, partner o amico, ha già valenze terapeutiche. Il vostro stato dipende anche dal modo in cui riuscite a prendervi cura di voi stessi nell’ambito della malattia.



È di grande aiuto trovare un medico - reumatologo o medico di base – che vi comprenda. Può volerci un po’ di tempo prima di trovare qualcuno che possa valutare correttamente tutto il quadro della malattia. Siate tenaci, però, en on lasciatevi riempire di dubbi se cadete su qualcuno che fa orecchie da mercante davanti ai vostri sintomi. Ciò che il medico non conosce, non lo può neanche diagnosticare, comprendere né curare.

Ogni malattia, specie se di lunga durata, influisce sul rapporto di coppia. Vivere con una malattia cronica, per una coppia, è una condizione che richiede ad entrambi una notevole maturità psichica e affettiva. Per la coppia è come avere in casa un ospite indesiderato che si intromette di continuo. Non lasciate che diventi il padrone di casa, il protagonista assoluto.

È importante che il fibromialgico si convinca che non può superare la malattia “con la forza della volontà” o con i suoi soli mezzi, e non si senta in colpa di essere meno efficiente di prima. Allo stesso tempo è importante che il suo partner prenda sul serio le difficoltà e non lo metta continuamente alla prova. Ognuno dei due ha bisogno della comprensione e del sostegno dell’altro: il malato perché si trova in una condizione oggettivamente faticosa e difficile, il partner perché non è facile vivere con qualcuno che si ama e che si vede soffrire di continuo.

Il partner comprensivo e collaborante, a volte, in colpa per la scarsa efficacia di tutti i suoi sforzi: “non c’è modo di farlo/la sentire meglio, sono un incapace”. Occorre che si convinca che non è in suo potere agire efficacemente contro la malattia dell’altro. Un aiuto concreto, però (portare una valigia pesante o i pacchi della spesa, un massaggio alla sera eccetera) può essere di grande importanza non solo per alleviare la fatica e il dolore dell’altro ma anche per il messaggio di cura e di affetto che trasmette.

A nessuno verrebbe in mente di pretendere che la propria automobile funzioni bene per anni senza interventi di manutenzione, senza mai cambiare l’olio o sostituire i pezzi usurati. Eppure è quello che si vede accadere in molte coppie, che ritengono che il rapporto possa benissimo andare avanti da sé purché ci si ama davvero.

Anche il rapporto di coppia, invece, necessita di manutenzione, tanto più se messo alla prova da una condizione difficile come la malattia di uno dei suoi membri. Si tratta di mantenere viva e attraente la relazione, di rinsaldare un legame che si dà troppo spesso per scontato. Farsi una sorpresa ogni tanto è un buon metodo: una cena a lune di candela, una lettera affettuosa, un piccolo regalo al di fuori di ogni ricorrenza, un fiore, i biglietti per uno spettacolo teatrale, un week-end da soli in un bel posto: ognuno metterà in moto la fantasia per trovare di volta in volta la sorpresa più gradita.

http://www.weiss.de/350.0.html




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Messaggio N°66 09-03-2008 - 22:42
Tags: INFORMAZIONI SULLA FIBROMIALGIA
L'FDA ha approvato Lyrica nel trattamento della fibromialgia

L'FDA ha approvato Lyrica nel trattamento della fibromialgia

L'FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato Lyrica ( Pregabalin ) nel trattamento della fibromialgia.

La fibromialgia è un disordine caratterizzato da dolore, fatica e disturbi del sonno.
Le persone con fibromialgia vanno incontro a dolore cronico o di lunga durata, così come rigidità muscolare e sensibilità al tatto.

Lyrica riduce il dolore e migliora le funzioni giornaliere in alcuni pazienti con fibromialgia.

La fibromialgia colpisce circa 3-6 milioni di persone negli Stati Uniti ogni anno. Il disordine interessa maggiormente le donne e tipicamente si sviluppa nell'età adulta ( fascia d'età 25-55 anni ).

Non esiste nessun esame specifico per la fibromialgia e la diagnosi viene fatta in base alla sintomatologia.

E' stato osservato che i pazienti affetti da fibromialgia trattati con Lyrica presentano una diminuzione del dolore, ma il meccanismo mediante il quale Lyrica agisce non è noto.

L'approvazione è avvenuta sulla base di 2 studi clinici, che hanno arruolato 1.800 pazienti che hanno utilizzato dosaggi di 300-450mg di Pregabalin.

I più comuni eventi avversi osservati con Lyrica sono: capogiri e sonnolenza, di grado lieve-moderato.
Nel corso degli studi clinici sono stati riportati: visione offuscata, aumento di peso, secchezza delle fauci e gonfiore alle mani e ai piedi.
Gli effetti indesiderati appaiono essere dose-correlati.
Lyrica può alterare la funzione motoria e causare problemi di concentrazione ed attenzione. Inoltre Lyrica può alterare le capacità di guida.

Lyrica è già stato approvato nel trattamento delle crisi parziali, del dolore successivo all'eruzione di herpes zoster, e della neuropatia diabetica. ( Xagena_2007 )

Fonte: FDA, 2007

Link: FarmaciOnline.it

Link: MedicinaNews.it



Milnacipran nel trattamento della fibromialgia

Milnacipran nel trattamento della fibromialgia

Uno studio di fase II ha valutato la sicurezza e l'efficacia del Milnacipran in 125 pazienti con sindrome fibromialgica.

I pazienti sono stati assegnati in modo random a ricevere placebo o Milnacipran (2 volte al giorno ) per 4 settimane a dosaggio scalare, seguito da 8 settimane di dosaggio stabile.

I pazienti trattati con Milnacipran hanno mostrato un miglioramento significativo del dolore rispetto a coloro che hanno ricevuto placebo.
Circa il 37% ha riportato almeno una riduzione del 50% nell'intensità del dolore contro il 14% dei pazienti trattati con placebo.

Il 75% di tutti i pazienti trattati con Milnacipran ha riferito di un miglioramento generale rispetto al 38% dei pazienti nel gruppo placebo.

Il più comune effetto collaterale è stata la nausea.

Il Milnacipran è un farmaco che riduce il reuptake di due neurotrasmettitori, con una maggiore specificità per la noradrenalina.
Il Milnacipran è classificato come un NSRI ( Norepinephrine Serotonin Reuptake Inhibitor ).( Xagena_2003 )

Fonte: Cypress Bioscience


Reumatologia.net

MedicinaOnline.org


farmaci antidepressivi

I farmaci antidepressivi nel trattamento della fibromialgia

La sindrome fibromialgica è caratterizzata da dolore diffuso e da dolorabilità al tatto.
Le cause specifiche dell’alterata neurofisiologia alla base di queste manifestazioni cliniche non sono ancora ben definite.
L’aumentata sensibilizzazione delle reti neurali associate al dolore, così come l’interazione con i meccanorecettori, potrebbero rappresentare dei target per la terapia farmacologica.

I pazienti con fibromialgia presentano distress emotivo ed in alcuni casi è stata osservata depressione.

Il trattamento con farmaci antidepressivi produce benefici sull’umore nei pazienti con fibromialgia, ma non sempre riduce il dolore e la dolorabilità al tatto.

Tra gli antidepressivi, i farmaci che bloccano la ricaptazione sia della serotonina che della norepinefrina ( SNRI ) sembrano essere più efficaci degli inibitori della ricaptazione della sola serotonina ( SSRI ).

I più nuovi farmaci antidepressivi, come Duloxetina ( Cymbalta ) e Milnacipran ( Ixel ) hanno mostrato di produrre miglioramenti negli outcome della fibromialgia in circa il 60% dei pazienti.( Xagena_2006 )

Littlejohn GO, Gymer EK, Curr Pharm Des 2006; 12: 3-9


La fibromialgia, un disturbo da stress ossidativo?

La fibromialgia, un disturbo da stress ossidativo?


Ricercatori della Mersin University Medical School in Turchia hanno esaminato il ruolo dei radicali liberi nella fibromialgia.

Allo studio hanno preso parte 85 pazienti donne con fibromialgia primaria.

Le pazienti con fibromialgia hanno presentato più alti livelli di malondialdeide, mentre i livelli di superossido-dismutasi ( SOD ) erano significativamente più bassi rispetto ai controlli.

L'età, l'indice di massa corporea ( BMI ), il fumo e la durata della malattia non hanno influenzato i livelli di malondialdeide e di superossido-dismutasi .

Non è stata trovata nessuna correlazione tra dolore e numero di punti dolenti.

Secondo gli Autori l'equilibrio ossidanti/antiossidanti nelle pazienti con fibromialgia è alterato.
La fibromialgia potrebbe essere una malattia da stress ossidativo.( Xagena_2004 )


Bagis S et al, Rheumatol Int 2003 ( Epub ahead of print )



fibromialgia che fare ?

A cura di Dott.ssa Fiamma Ferraro

Pubblicato il 03/04/2006

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Di fronte a questa malattia, non grave ma che limita fortemente la qualità della vita, con dolori diffusi in tutto il corpo, la medicina tradizionale, non conoscendo le cause, si limita a curare i sintomi, che non raramente provocano effetti collaterali. Vi sono tuttavia anche degli interventi "alternativi" con i quali non raramente è possibile migliorare o risolvere la situazione.


Si tratta di una malattia in forte aumento, caratterizzata da dolori diffusi in buona parte dei muscoli e giunture, ai quali si possono aggiungere altri disturbi come rigidità, depressione, stanchezza, allergia, emicrania ed altri. Dal 2 al 4% della popolazione dei paesi industrializzati dell’occidente ne soffre, e l’80-90% dei colpiti è di sesso femminile. Poiché i sintomi della fibromialgia sono comuni anche ad altre malattie è necessaria una diagnosi iniziale approfondita per escludere l’esistenza delle altre malattie con le quali la fibromialgia potrebbe essere confusa.
Inizio tuttavia con una nota positiva: si tratta di una malattia di durata prolungata, ma non necessariamente permanente.Le statistiche dimostrano infatti che metà dei colpiti, anche senza far nulla di speciale, guarisce comunque nel lasso di due anni.
Le cause della fibromialgia sono sconosciute e sono state formulate varie ipotesi. Il fatto che colpisca quasi esclusivamente le donne induce a ritenere che entrino sicuramente in gioco dei fattori ormonali. Le ricerche più recenti si sono peraltro concentrate sul sistema nervoso centrale. Secondo gli ultimi studi (Bennett R 2005; Gerwin RD 2005) si tratterebbe di una malattia caratterizzata da una sensibilizzazione del midollo spinale e del sistema nervoso centrale. Questa sensibilizzazione potrebbe verificarsi perché delle citochine infiammatorie scatenano un fattore chiamato INOS (inducible nitric oxide synthase) nei muscoli; ciò provocherebbe una stimolazione eccessiva dei recettori del dolore ed un aumento dei fattori ossidanti e radicali liberi.
Le forme di fibromialgia si associano pertanto in genere ad uno stato infiammatorio generalizzato; altri fattori che possono scatenare o aggravare gli squilibri ormonali femminili e la sensibilizzazione del sistema nervoso centrale sono: una potenziale (ma probabile) disbiosi intestinale caratterizzata dalla presenza di Candida Albicans; la presenza di metalli tossici (mercurio, piombo, alluminio ed altri). In certi casi, vi può essere una componente infettiva -uno studio fa riferimento alla presenza del Mycoplasma Tuberculosis, altri alla Borreliosi.
Il trattamento. Poiché la causa non è conosciuta, la medicina classica si concentra sulla lotta ai sintomi, prescrivendo antidolorifici e a volte antidepressivi ed antinfiammatori. Senza soffermarmi su questi trattamenti classici già abbastanza noti, vorrei indicare alcuni approcci diversi. Il fatto che la fibromialgia colpisca quasi esclusivamente le donne rende innanzitutto importante effettuare un’analisi della situazione ormonale, per verificare se vi siano eventuali carenza o eccessi da correggere.
In vari siti iternet vengono riferiti dei successi ottenuti con integratori alimentari:
indipendentemente dal nome commerciale dei vari preparati esistenti, le seguenti sono regole importanti, in linea generale e non solo per la fibromialgia, per un uso appropriato degli integratori. Gli integratori non devono essere presi “a casaccio”, per un “sentito dire”, come a volte capita. Nel corpo umano vi sono migliaia e migliaia di processi metabolici interconnessi ed interdipendenti. Ogni integratore influisce ad un determinato livello biochimico; questo è il motivo per cui occorre effettuarne una selezione accurata per ogni paziente. Un ulteriore errore consiste nel prescrivere dosi minime (un’analogia: come assumere 1/100 dell’aspirina) -dosaggi minimi non determinano in genere un effetto metabolico.
E’ opportuno ordinare i prodotti presso ditte serie
INTEGRATORI SPECIFICI PER LA FIBROMIALGIA:
Melatonina -forte antiossidante; favorisce anche il miglioramento del ciclo sonno-veglia, spesso disturbato nei pazienti affetti da fibromialgia. Si trova nelle farmacie, 3-6mg prima di andare a letto.
S-adenosilmetionina (SAME), L-tiamina, Acido Malico, Cetil Miristoleato
Complesso Vit. B,Vitamina D3,Carnosina
In particolare il D- ribosio (un semplice zucchero), ha dimostrato risultati positivi in una recente sperimentazione (non del tutto attendibile perché non in doppio cieco) condotta presso il Centro terapeutico per la Fibromialgia e la Sindrome di Stanchezza cronica di Annapolis, su 41 pazienti il 70% dei quali ha indicato, dopo 28 giorni, rilevanti miglioramenti.
Volendo, si possono assumere questi prodotti tutti insieme, oppure in cicli di 2-4 alla volta, alternando. E cercando di accertare quale sia il più efficace .
PER LA COMPONENTE INFIAMMATORIA:
Omega 3 -EPA, 2g al giorno . Ciclo di 2-3 mesi.
Boswellia carteri 400mg. Fitoterapico specifico per affezioni autoimmuni ed infiammatorie.
Enzimi; hanno un effetto benefico in molte patologie infiammatorie, sempre ad alte dosi e su prescrizione medica. Ciò vale anche per gli altri integratori sopraelencati che, per quanto naturali, se assunti (nelle elevate dosi necessarie per procurare un effetto benefico) senza la consulenza di un medico esperto in questa tematica, possono provocare problemi (ad es. la melatonina non deve essere presa da chi soffre di depressioni o sta cercando di avere un figlio, l’Omega 3 non va preso da chi soffre di problemi nella coagulazione del sangue e comunqueq prima di operazioni, il magnesio è controindicato per chi ha problemi ai reni, il D-Ribosio `non va preso da chi ha livelli elevati di acido urico, ecc.)
DISBIOSI INTESTINALE/CANDIDOSI
E' importante ripristinare l'integrità della mucosa intestinale. Vi e' infatti una connessione tra numerose malattie e la "leaky gut syndrome" (sindrome dell'intestino permeabile), in cui la mucosa intestinale danneggiata e non perfettamente integra, permette a varie particelle di cibo non completamente digerite, di passare nel circolo sanguigno, dove provocano vari effetti dannosi (allergie ed altri). Per ripristinare l'integrita' della mucosa intestinale:
1. Se non è stato effettuato, e' consigliabile un test per le intolleranze alimentari. Un test serio dovrebbe misurare le IgG nel sangue. Evitare poi i cibi ai quali si è intolleranti.
2. Evitare zuccheri, coloranti artificiali, aspartame, tartrazina, glutammato monosodico. Leggere le etichette dei prodotti alimentari.
3. Consiglio LA DIETA A ROTAZIONE e LA DIETA DISSOCIATA DI HAY. Informarsi su queste diete e cercare di abbinarle il più possibile.
4. Si può effettuare 3-5 trattamenti di IDROCOLONTERAPIA; (purtroppo non tanto gradevole!).
5. Cura omotossicologica: offre possibilità interessanti.
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RESPIRAZIONE BUTEYKO
Fondamentale per 2 motivi:
1. La componente ansiogena.
2. Se è presente una componente ansiogena, è quasi impossibile che non vi sia un'iperventilazione. L'iperventilazione cronica provoca una lieve acidosi metabolica, la quale causa la perdita di elementi e minerali fondamentali, un fattore importante nel contesto di un'osteoporosi.
IL FERRO
Vari studi dimostrano che livelli di ferro considerati "normali", ma tendenzialmente alti peggiorano molti stati di malattie croniche. Il ferro è un elemento ambiguo, in quanto è necessario per l'emoglobina, ma se in eccesso, è tossico per le cellule. Non per niente in passato si trattavano molte malattie con i salassi! Ci sono istituti in Europa che tutt'ora praticano salassi, il problema è che non è facile farli da soli. Assicurarsi che non vi sia ferro nei vari integratori.
OSSIGENO-OZONO-TERAPIA (Auto-emo)
Vi è una vasta letteratura in merito. Utile nel contesto della fibromialgia in quanto è uno stimolo potente per l'organismo ed i processi metabolici a livello cellulare. Inoltre, se è presente una componente infettiva, (microbi, parassiti o funghi) l'ozono riesce in genere ad eliminarla.
METALLI PESANTI
Vale la pena di effettuare l'analisi del capello per assicurarsi che non vi siano livelli tossici di metalli pesanti nell'organismo



sadrakan11/9/2008, 11:23
17 marzo 2006
L’ipnosi ericksoniana e la fibromialgia

La fibromialgia è stata descritta nella prima metà del 1800. Agli inizi del 1900 venne considerata una malattia infiammatoria dei muscoli (fibrosite). Alla fine degli anni '40 venne esclusa la presenza di infiammazione per cui la fibromialgia venne considerata una malattia su base psicologica. Il moderno concetto di fibromialgia e di tender points risale al 1978. Nel 1990 sono stati messi a punto i criteri diagnostici e nel 1994 la diagnosi di fibromialgia è stata accettata a livello internazionale con la cosiddetta "Dichiarazione di Copenhagen". Si tratta quindi di una malattia conosciuta da molto tempo, ma che solo recentemente è stata meglio definita.

Il termine fibromialgia è una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare: tutti i muscoli (dal cuoio capelluto alla pianta dei piedi) sono in costante tensione.
Questo comporta numerosi disturbi:
1. innanzi tutto i muscoli tesi sono causa di dolore che in alcuni casi è localizzato (le sedi più frequenti sono il collo, le spalle, la schiena, le gambe), ma talora è diffuso dappertutto
2. i muscoli tesi provocano rigidità e possono limitare i movimenti o dare una sensazione di gonfiore a livello delle articolazioni
3. i muscoli tesi è come se lavorassero costantemente per cui sono sempre stanchi e si esauriscono con grande facilità: questo significa che chi è affetto da FM si sente sempre stanco e si affatica anche per minimi sforzi.
4. i muscoli tesi non permettono di riposare in modo adeguato: chi è affetto da FM ha un sonno molto leggero, si sveglia più volte durante la notte e alla mattina, anche se gli sembra di avere dormito, si sente più stanco di quando si è coricato (si parla di "sonno non ristoratore").

La tensione muscolare si riflette a livello dei tendini (che sono strutture fibrose tramite le quali i muscoli si attaccano alle ossa) che diventano dolenti in particolare nei loro punti di inserzione: questi punti dolenti tendinei, insieme ad alcuni punti muscolari, evocabili durante la visita medica con la semplice palpazione, sono una caratteristica peculiare della FM e vengono definiti "tender points".

La terapia non farmacologica che negli ultimi anni ha radicalmente cambiato l'approccio terapeutico e la prognosi della FM è certamente la terapia di rilassamento muscolare: training autogeno di Schultz, terapia cognitivo-comportamentale, terapia di rilassamento basata su tecniche ericksoniane. Le prime due tecniche di rilassamento hanno un limite nella scarsa adesione dei pazienti al programma terapeutico a causa della lunga durate dello stesso e della complessità dell'approccio. La terapia di rilassamento di tipo ericksoniano (terapia breve) è invece preferibile per la rapidità dell'effetto terapeutico (entro la quinta seduta) per l'efficacia su tutti i parametri esaminati (numero di punti tender, disturbi del sonno, astenia, dolore globale) e per la durata dell'effetto almeno fino al 6° mese dal termine del trattamento.

Fonti:
Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica;
Fibromialgia.it.








FONDAZIONE INTERNAZIONALE FATEBENEFRATELLI





CORSO DI AGOPUNTURA E MEDICINA TRADIZIONALE CINESE

Triennio 2002-2005






Tesi di fine corso




La fibromialgia in MTC ed il trattamento con agopuntura




Candidato: Dr.ssa Serena Meraviglia

Relatore: Dr. Vito Marino


Palermo, 23 Marzo 2006
INDICE

Prefazione ………………………………………… pag. 1
Introduzione
Cos’è la fibromialgia ………………………………….. pag. 4
Epidemiologia della fibromialgia……………………. pag. 7
Capitolo I
Fisiopatologia della fibromialgia
in medicina occidentale………………………………… pag. 8
Terapia occidentale……………………………………….. pag. 10
Capitolo II
Fibromialgia e Medicina Tradizionale Cinese………… pag. 15
Trattamento con agopuntura……………………………… pag. 17
Capitolo III
Analisi di una pubblicazione scientifica
che studia gli effetti dell’agopuntura
nei pazienti con fibromialgia………………………………. pag. 23
Bibliografia …………………………………………… pag. 28






PREFAZIONE

L’inizio del corso di agopuntura è stato per me un ennesimo primo giorno di scuola, ricordo ancora la sensazione che ho provato, l’emozione e lo spaesamento tipico di un bambino che si appresta ad apprendere qualcosa di assolutamente nuovo, ad iniziare un esperienza nuova ed in qualche modo foriera di ansia e di preoccupazioni.
Il giorno della mia laurea in Medicina e Chirurgia non era ancora molto lontano, erano passati solo tre anni da quando avevo concluso, non senza difficoltà, un percorso formativo certamente prestigioso, ma che mi aveva lasciato dentro alcuni dubbi irrisolti, avevo appreso, infatti, un sistema che curava il “paziente” mediante un “analisi esclusivamente eziologica”.
A chi in maniera scettica mi aveva chiesto cosa mi aveva condizionato o addirittura spinto nella decisione di impegnarmi nello studio della Medicina Tradizionale Cinese, avevo subito risposto che cercavo un completamento a ciò che avevo studiato, la possibilità di considerare il soggetto che si poneva di fronte a me in modo olistico, nella sua completezza di essere umano, nel suo insieme di psiche e corpo. Questo forse è l’insegnamento più prezioso che ho tratto da questo corso, considerare il paziente un microcosmo inserito nel macrocosmo nel quale ogni aspetto assume dignità, nel quale considerare solo la parte e non il tutto è un atteggiamento aprioristicamente errato.
Un secondo problema che mi ero posta nel corso dei miei studi di medicina occidentale era l’impotenza e l’inadeguatezza della medicina occidentale, nonostante l’ampiezza del suo panorama farmacologico, nei confronti di alcune malattie croniche come le malattie reumatiche.
Nonostante non credo al miracolismo della medicina tradizionale cinese, ho potuto sperimentare, anche in prima persona, come per esempio nel caso della lombosciatalgia sia più efficace un trattamento di agopuntura piuttosto che una terapia con cortisone che a fronte di un panorama di utilizzo a volte eccessivamente ampio porta con sé effetti collaterali non trascurabili.
Ecco la mia interpretazione personale della medicina tradizionale cinese: non una sostituzione della medicina occidentale, ma una altrettanto valida risorsa a complemento e completamento delle importanti nozioni della medicina occidentale, ecco il motivo per cui una neodottoressa in medicina e chirurgia si appresta all’apprendimento di un altro corpus teorico per raggiungere una completezza di formazione che possa essere di ausilio nel trattamento dei suoi futuri pazienti.
Con questa premessa è facile capire il motivo che mi ha spinto a scegliere come argomento di approfondimento dei miei studi e conseguentemente come argomento della mia tesi conclusiva la Fibromialgia. Questa tesi è dedicata a mia zia che di questa malattia soffre da diversi anni e perché non poche volte mi ha chiesto un qualche aiuto di fronte all’indifferenza e all’ignoranza della medicina occidentale. Difficile diagnosticarla per l’assenza di valori diagnostici alterati, diagnosi di esclusione quindi che richiede un iter lungo ed estenuante, difficile da trattare per l’assenza di un chiaro meccanismo eziopatogenetico con conseguente assenza di specifici trattamenti farmacologici, difficile da trattare perché i farmaci usati per alleviare la sintomatologia causano a volte insostenibili effetti collaterali e perché la risposta agli stessi non è uguale in tutti i soggetti. Per tutti questi motivi e per cercare di “aiutare” mia zia, ho deciso di approfondire questa patologia, perché, anche se i medici non le riconoscono la dignità di patologia, è di questo che si tratta dal momento che causa dolore, sofferenza, limitazione funzionale e conseguentemente uno stato depressivo in chi ne è affetto.

***




















INTRODUZIONE
Cos’è la Fibromialgia?
Nel suo nome sono presenti tutte le caratteristiche della malattia, infatti “Fibro" definisce la componente fibrosa, “Mio" la componente muscolare ed “Algia" lo stato doloroso che costituisce l’aspetto principale e maggiormente invalidante della patologia. Nella sigla FMS (Sindrome da Fibromialgia) vengono utilizzati i termini tedeschi Faser-Muskel-Schmerz cioè Dolore-Muscolo-Fibra.
La fibromialgia è una patologia cronica non infiammatoria dell’apparato muscolare i cui aspetti principali sono il dolore muscolo scheletrico cronico e diffuso e la rigidità, a cui si associano la stanchezza, i disturbi del sonno e la presenza di identificabili tender points. Inoltre spesso si associano disturbi di tipo neurovegetativo come costipazione, ipotensione arteriosa, dermatografia. La sintomatologia caratteristica della fibromialgia comprende quindi tre sistemi: il sistema muscoloscheletrico, il sistema neuroendocrino ed il sistema neuropsichico con depressione e ansia.
La Fibromialgia fa parte della più complessa Sindrome Dolorosa Miofasciale., causata dall’attivazione e mantenimento di uno o più Punti Trigger Miofasciali (TPMs) e dalle loro conseguenze riflesse. Il TPM è la causa del dolore, possono essere attivi o latenti; quando attivo rappresenta una spina irritativa in un muscolo o nella sua fascia che causa dolore e tensione a riposo o al movimento, ostacola la piena estensibilità del muscolo causando facile stancabilità e diminuzione della forza e la cui pressione induce/ riproduce alcuni dei sintomi dolorosi percepiti spontaneamente dal paziente. Un TPM latente non causa dolore durante le normali attività, si presenta teso localmente, ma causa dolore solo alla palpazione anche se può associarsi a facile stancabilità muscolare
Nel 1954 Janett Travell, alla quale si deve una mole enorme e preziosa di studi sull'argomento, definisce e canonizza l'elemento caratteristico della sindrome dolorosa miofasciale, cioè il cosiddetto TPM in base a tre peculiarità:
1. dolorabilità profonda circoscritta;
2. contrazione muscolare localizzata (twitch) evocata dalla compressione della porzione di muscolo contenuta nella zona trigger,
3. comparsa di dolore riferito in risposta alla digitopressione del trigger point.
Nessuna alterazione o particolarità istologica significativa è stata evidenziata sulle biopsie effettuate nelle sedi muscolari dei TPMs
E’ possibile rinvenire una piccola zona di contrattura presente in un fascio muscolare che si presenta teso nella sua compagine. L’aumento del tono muscolare causa a sua volta la sensibilizzazione dei TPM. La pressione sul TPM causa nel paziente una reazione di dolore con conseguente movimento di evitamento; queste reazioni indicano il livello di tensione ma dipendono fortemente dalla pressione esercitata dall’operatore. La pressione induce/riproduce alcuni dei sintomi dolorosi spontanei del pazienti e questa sensazione, patognomonica di un TPM attivo, richiede la permanenza della pressione per 5-60’’. In risposta alla palpazione si osserva anche una contrazione delle fibre muscolari del fascio contenente il TPM e inoltre si osserva anche uno specifico dolore in zone specifiche, che in circa l’85% dei casi sono lontane dalla zona di pressione.
Nel muscolo elevatore della scapola si scoprono frequentemente TPMs anche latenti, che possono dar luogo a torcicollo, a volte insieme ai muscoli cervicali posteriori ed al muscolo trapezio. I TPMs sono frequentemente presenti a livello della muscolatura paravertebrale dorso-lombare profonda (multifido, rotatori, quadrato dei lombi, dentato postero-inferiore) e superficiale (lunghissimo del torace, ileocostale del torace e dei lombi).
Alla fine del 1980, fu creato il Committee Criteria Multicenter Fibromyalgia sotto gli auspici dell’American College of Rheumatology. I suoi criteri di classificazione, adottati nel 1990, fornivano un punto di partenza per standardizzare lo studio dei pazienti in queste condizioni. Questi criteri includono la presenza di dolore diffuso (definito come dolore nella parte destra e sinistra del corpo, alta e bassa) per almeno 3 mesi, la presenza di dolore nello scheletro assiale, definito come dolore nella parte cervicale, nel torace anteriore, nella colonna toracica o nella zona lombare e dolore alla palpazione con forza pari a 4 kg/cm in almeno 11 dei 18 tender points evidenziati nella figura 1.

Figura 1. Distribuzione dei tender points.


Senso di fatica, sonno non riposante o stanchezza mattutina sono presenti in più del 75% dei pazienti. Altri aspetti comuni sono la sindrome del colon irritabile, i sintomi riconducibili alla sindrome di Raynaud, mal di testa, il gonfiore soggettivo, le parestesie non dermatomeriche, il distress psicologico ed una disabilità funzionale significativa.

Epidemiologia della fibromialgia
Dal punto di vista epidemiologico colpisce circa 3.7 milioni di persone negli Stati Uniti, e le donne ( con età compresa tra 35-59 anni) rappresentano circa il 75% persone affette. I TPM latenti sono stati rinvenuti in circa il 37-45% degli uomini e il 41-65% delle donne in studi condotti su campioni di popolazione sana.
Nondimeno, rappresenta anche un problema di tipo economico per il sistema sanitario considerando che il costo per singolo paziente per anno era stato stimato intorno a $1000 nel 1991 e intorno a $2274 nel 1996.









CAPITOLO I
Fisiopatologia della fibromialgia in medicina occidentale
Sebbene le cause e la fisiopatologia della fibromialgia siano ancora non del tutto conosciute, sono state osservate numerose alterazioni fisiologiche.
Queste alterazioni riguardano anormalità del sonno, alterazioni muscolari, neuroendocrine, dei neurotrasmettitori e della circolazione ematica cerebrale.
Analizzando i disturbi del sonno risulta che più del 75% dei pazienti con fibromialgia riferisce esperienze di sonno non riposante, per la maggior parte a causa della presenza di onde alfa più veloci durante la fase non REM, onde presenti anche in persone sane, in persone distmiche ed in persone con dolore post traumatico, ma con maggiore frequenza in soggetti con fibromialgia. Inoltre, persone sane con disturbi della fase non REM mostrano sintomi analoghi ai pazienti affetti da fibromialgia come la presenza delle onde alfa, il dolore muscolo scheletrico, la stanchezza e la presenza di TMPs generalizzati. Se questa è l’osservazione empirica, non risulta ancora del tutto chiaro se i disturbi della fase non REM del sonno siano la causa della fibromialgia o ne siano solo la conseguenza.
Riguardo alle alterazioni dell’apparato muscolare, sono state osservate alterazioni nella struttura muscolare come fibre muscolari dette “moth-eaten” e “ragged red”, ipossia locale muscolare, ridotti livelli di fosfati ad alta energia e “rubber band” (chiamate anche “taut band”), anche se queste scoperte non sono state confermate e non sono state adeguatamente confrontate con la struttura muscolare di soggetti sani sedentari.
Sebbene le fibre muscolari “ragged-red”, l’ipossia locale ed i ridotti livelli di fosfati ad alta energia suggeriscano un metabolismo muscolare alterato, la risonanza magnetica nucleare per immagini al fosforo non ha mostrato significative differenze nel metabolismo muscolare tra i pazienti con fibromialgia e i controlli; ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le alterazioni muscolari sopra citate non siano specifiche per la fibromialgia ma solo il risultato del mancato utilizzo della massa muscolare, come spesso avviene in condizioni di dolore cronico. Infatti, dopo un attenta revisione della letteratura, Simms ha concluso che le alterazioni muscolari sia strutturali che funzionali non sembrano giocare alcun ruolo nella fisiopatologia della fibromialgia.
E’ stato osservato anche un alterato funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, in particolare sono stati trovati livelli di cortisolo libero nelle urine delle 24 ore più bassi rispetto alle persone sane ed ai pazienti con artrite reumatoide, nonostante i normali livelli del mattino e gli elevati livelli della sera, sono statti trovati anche ridotti livelli di cortisolo dopo esercizio, ed una scarsa risposta del cortisolo al CRH (corticotropin releasing hormon) esogeno e all’ipoglicemia indotta dall’insulina. L’ipoglicemia indotta da insulina normalmente incrementa o riduce il rilascio dell’ACTH. Non sorprendentemente, la somministrazione di corticosteroidi non determina miglioramento nei pazienti con fibromialgia. Inoltre sono stati osservati bassi livelli sierici di IGF (insulin growth factor)-1 nei pazienti, forse secondario alle alterazioni della fase 4 del sonno osservata nei pazienti, considerando che la secrezione di questo ormone avviene in questa fase del sonno.
La serotonina svolge un ruolo importante nella modulazione del dolore e della fase 4 del sonno. Ridotti livelli di serotonina determinano una riduzione delle onde lente del sonno e un aumento di sintomi somatici e di dolore percepito. La scoperta di una relazione tra la serotonina e la fibromialgia si è basata anche sui ridotti livelli sierici di serotonina e triptofano, sull’aumentata densità dei recettori per la serotonina sulle piastrine circolanti e su un anormale trasporto del triptofano sierico. Grandi dosi di triptofano per via orale comunque non sembrano agire sul sonno o sull'intensità del dolore.
La sostanza P e la norepinefrina possono anche essere coinvolti nella patogenesi della fibromialgia, infatti sono stati riscontrati aumentati livelli della prima e ridotti livelli della seconda nel fluido cerebrospinale. Inoltre i ritmi circadiani del sistema nervoso autonomo risultano meno rigidi nei pazienti con fibromialgia, con constanti livelli di attività del sistema simpatico e diminuita risposta agli stressors.
Inoltre è stato studiato che il flusso cerebrale regionale nei pazienti affetti da fibromialgia, osservando una riduzione dello stesso, anche se il piccolo campione esaminato, le differenze tra i sessi in termini di flusso ematico cerebrale, gli effetti dei trattamenti farmacologici e la mancanza di specificità di questi cambiamenti suggeriscono cautela nell’interpretazione di questi risultati.
In conclusione, adeguate evidenze supportano l’ipotesi dell’alterazione dei neurotrasmettitori nella fisiopatologia della fibromialgia. E’ chiaro che l’IGF-1, ma non l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, è coinvolto. Non è chiaro se le alterazioni del sonno siano la causa o l’effetto della fibromialgia.In mancanza di ulteriori evidenze, sembra non certo il ruolo dell’alterazione del metabolismo muscolare o del flusso ematico cerebrale.

Terapia occidentale
Il successo terapeutico, sia farmacologico che non farmacologico, è spesso limitato; meno del 50 % dei soggetti riferiscono un miglioramento della sintomatologia. Infatti, a 3 anni, solo il 3% dei soggetti ha avuto una completa remissione della sintomatologia dolorosa.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico sebbene non ci siano farmaci specifici, molti sono stati studiati e molti sono ancora in fase di ricerca.
Una classe di farmaci ampiamente studiata sono gli antidepressivi
Gli effetti benefici degli antidepressivi triciclici sono legati alla capacità di inibire il riaptake della serotonina, considerando che la serotonina modula sia il dolore che il sonno e che questi sistemi presentano delle alterazioni in corso di fibromialgia. I risultati di questi trattamenti non sono in alcun modo incoraggianti considerando che solo il 25-30% dei pazienti riferisce un miglioramento della sintomatologia ed inoltre i loro effetti collaterali come l’aumento di peso, la costipazione, l’ipotensione ortostatica e l’agitazione colpiscono il 20% dei pazienti limitandone l’assunzione Uno studio che ha paragonato gli effetti dell’assunzione di farmaci come l’amitriptilina, la ciclobenzaprina (un amina triciclica, utilizzata come rilassante della muscolatura scheletrica) e il placebo ha messo in evidenza l’efficacia del primo farmaco solo durante il primo mese di assunzione, differenza nell’efficacia che si annullava già dopo 3-6 mesi probabilmente a causa di un meccanismo di assuefazione.
Per quanto riguarda gli inibitori selettivi del riaptake della serotonina, studi iniziali avevano mostrato una loro azione benefica, ma questi risultati sono stati smentiti da studi più recenti nei quali si registrava un miglioramento dei disturbi del sonno e della depressione ma in nessuno di questi studi un miglioramento del dolore nei TPMs, in termini di score, limitando la loro efficacia solo nel miglioramento della depressione e dei disturbi del sonno, ma non nel miglioramento del dolore.
Pochi studi hanno valutato l’azione delle benzodiazepine nel trattamento della fibromialgia. L’unico studio pubblicato ha mostrato che tra i pazienti che in maniera casuale ricevevano l’alprazolam più ibuprofene, o quelli che assumevano alprazolam più placebo o placebo più placebo non vi era alcuna differenza nelle condizioni generali dal momento di inizio dello studio alla fine dello studio stesso. Le variabili studiate includevano la misura clinica della debolezza, lo stato funzionale e lo stato psicologico. La potenziale dipendenza suggerisce cautela nell’assunzione degli antidepressivi a lungo termine per patologie croniche come la fibromialgia.

Né i farmaci anti-infiammatori non steroidei né quelli steroidei hanno mostrato alcuna efficacia nonostante vengano assunti dal 90% e dal 24% dei pazienti rispettivamente. La lidocaina è normalmente usata nel trattamento di dolori localizzati ma l’iniezione multipla nei TPMs determina un miglioramento della sintomatologia dolorosa dopo 2 settimane di trattamento; i pazienti con fibromialgia ottengono un miglioramento inferiore ai pazienti con sindrome miofasciale localizzata. Uno studio che comparava gli effetti delle inezioni di lidocaina con l’iniezione salina o solo con l’iniezione, ha mostrato che i livelli di met-encefalina erano uguali in tutti i gruppi studiati e che forse il beneficio era legato all’azione fisica dell’iniezione piuttosto che all’azione farmacologia della lidocaina.
Per quanto riguarda gli oppioidi, considerando la dipendenza, la tolleranza e la loro tossicità, il loro uso è poco considerato dai medici e dai pazienti e non ci sono dati clinici che ne suggeriscano l’efficacia e la sicurezza nel trattamento cronico.
Sulla base dell’evidenza che i livelli di serotonina sono ridotti nei pazienti con fibromialgia, è stato eseguito uno studio randomizzato doppio cieco con controlli-placebo sul precursore della serotonina 5-idrossitriptofano su 50 pazienti che presentavano alla diagnosi almeno 7 TPMs. La somministrazione di 100 mg di 5-idrossiriptofano 3 volte al giorno per 30 giorni determinava un significativo miglioramento nel numero dei TPMs e nella percezione del dolore, della rigidità, dell’ansietà e della fatica. Comunque anche i pazienti che ricevevano il placebo mostravano un miglioramento nella qualità del sonno e nell’intensità del dolore durante lo studio. La calcitonina è un altro precursore della serotonina, prescritto comunemente per il trattamento del dolore. In uno studio a doppio cieco 100IU sono state somministrate a 11 pazienti giornalmente per 4 settimane e non è stato visto alcun miglioramento, sebbene non siano stati determinati i valori di serotonina nel plasma.
Viceversa, il blocco del recettore per la serotonina di tipo 5-HT3 con tropisetron o ondansetron migliora il dolore e riduce il numero dei TPMs, anche se l’incidenza della costipazione specie se questi farmaci sono usati ad alte dosi ne riduce l’utilizzo e questi antagonisti possono essere usati solo in pazienti selezionati affetti da fibromialgia.
Dopo la scoperta dei bassi livelli di IGF-1 si è proposta la somministrazione di questo ormone e dopo 9 mesi di inoculo giornaliero di questo ormone, i pazienti mostravano un significativo miglioramento dei sintomi rispetto al gruppo trattato con placebo.
Altri agenti sono l’acido malico, un acido organico di carbossilico, e il gamma idrossibutarrato. Il trattamento con acido malico trova una spiegazione nella riportata deficienza di fosfati ad alta energia, come l’ATP nei muscoli e negli eritrociti. L’acido malico ed il magnesio, entrambi coinvolti nella produzione di ATP, venivano somministrati in combinazione per breve periodo in uno studio a doppio cieco. Solo nella prima fase si aveva un miglioramento dei sintomi e questo forse era dovuto alla ridotta dose e al breve periodo di somministrazione. In un altro studio ad 11 pazienti veniva somministrato il gamma idrossibutarrato e si osservava un miglioramento nella condizione soggettiva globale anche se non si osservava miglioramento oggettivo del disturbo del sonno; inoltre la breve emivita e le necessarie multiple somministrazioni ne limitano la valutazione della sua azione nel trattamento della fibromialgia.

Il 91% dei pazienti con fibromialgia a causa dell’inadeguatezza e della scarsa efficacia dei trattamenti farmacologici ricorrono a terapia alternative ed oltre all’agopuntura ricorrono alle modificazioni dell’alimentazione, alla chiropratica o alla massaggioterapia, al biofeedback con significativa riduzione del numero dei TPMs, dell’intensità del dolore generalizzato e della rigidità mattutina con effetti che durano anche 6 mesi dopo la cessazione del trattamento.















CAPITOLO II
Fibromialgia e Medicina Tradizionale Cinese
In Medicina Tradizionale Cinese, da un punto di vista eziopatogenetico, la Sindrome Dolorosa Miofasciale e quindi la Fibromialgia rientrano nella categoria delle Sindromi BI.
“BI” in cinese significa “Ostruzione” e quindi le Sindromi BI non sono altro che sindromi di tipo ostruttivo, dolorose a causa dell’ostacolo al libero fluire del qi e del sangue nei jingluo con conseguente dolore.
Fu Huatuo, il famoso medico della dinastia Han, a stabilire che era causata dall’ostruzione del qi nei canali. Nel libro Zhu Bing Yuan Hou Lun del 610 d.C. si dice “La malattia Bi è dovuta all’invasione combinata di vento, freddo, umidità, calore che causa gonfiore e dolore” e più avanti si precisa che “E’ causata da una costituzione fisica debole e dello spazio tra la pelle e i muscoli che, essendo aperto, permette al vento di penetrare”, e ancor in un altro capitolo dello stesso libro si dice: “La malattia BI è dovuta ad un vuoto di Qi e Xue che permette al vento di penetrare”. Anche un antico aforisma diceva: “Bu tong zhi tng, tong zhi bu tong”- “Non passa per cui dolore, passa per cui non c’è dolore”.
Le cause della sindrome BI sono:
1. Le Energie Perverse Esterne quali vento, freddo ed umidità invadono i jingluo; anche il calore può essere causa di Sindrome BI o direttamente o come trasformazione degli altri fattori patogeni esterni;
2. Il deficit di zhengqi/energia corretta e weiqi/energia difensiva (deficit di qi e sangue e conseguentemente deficit di Rene, in quanto rappresenta in Medicina Tradizionale Cinese lo Zhang/Organo preposto alla conservazione della nostra energia ancestrale e del fegato in quanto Zhang preposto alla produzione del sangue);
3. La presenza di zone del corpo deboli o sedi di stasi del qi e del sangue a causa di traumi, posizioni scorrette o pratica di alcuni sport.
In base al meccanismo eziopatogenetico, le Sindromi BI si differenziano in:
- Sindrome BI Migrante: è legata alla penetrazione di Vento esterno, che penetra nei canali, causando il rallentamento della circolazione del Qi e dello Xue con conseguente dolore ed inoltre i muscoli non vengono nutriti correttamente con conseguente difficoltà di flessione. Il Vento è di natura mobile e quindi i dolori sono migranti con conseguente instabilità nella deambulazione, caratteristica dei pazienti affetti da questa patologia. L’origine esterna della malattia si osserva anche nella semeiotica della Medicina Tradizionale Cinese, quindi il polso sarà superficiale, segno patognomonico di invasione di un’energia perversa esterna e le caratteristiche morfologiche della lingua non risulteranno modificate per cui sarà visibile una patina bianca sottile e biancastra.
- Sindrome BI Dolorosa: è legata alla penetrazione di Freddo o più spesso di Vento Freddo. Poiché il Freddo ha il sopravvento, il sintomo dolore prevarrà sugli altri e sarà fisso e acuto. Il Freddo irrigidisce con conseguente pronunciata difficoltà articolare. L’applicazione di calore darà immediato sollievo. Il polso sarà teso per il dolore o a fil di ferro e superficiale, la lingua sarà pallida e presenterà una patina bianca.
- Sindrome BI Fissa (gonfia): è legata all’Umidità che appesantisce e gonfia, sia all’umidità esterna sia a quella presente in ambienti chiusi e quindi microclimatica. L’Umidità dà dolenzia, senso di pesantezza, intorpidimento, impedimento nei movimenti, il dolore è ben localizzato ed è fisso. Il polso sarà soffice (ru, molle) e rallentato (huan) o scivoloso e la lingua avrà una patina più spessa, bianca e vischiosa.
- Sindrome BI Calda: origina da Calore interno in aggiunta di Vento, Freddo o Umidità che hanno ristagnato a lungo prima di trasformarsi in Calore. Il Calore patogeno ostruisce i canali, conseguentemente il Qi ed il sangue non sono liberi nel passaggio causando dolore intenso, gonfiore e calore locale che migliora in seguito ad applicazioni fredde, eventuale febbre, nausea e sete perché il calore asciuga i liquidi. Il polso si presenterà scivoloso (hua) e rapido (shuo) e la lingua con patina gialla e viscida o asciutta.
- Sindrome BI Cronica Ossea: si manifesta solo in casi cronici ed origina dalle situazioni precedenti, infatti il blocco delle articolazioni causato dalla presenza dell’energie perverse esterne crea la ritenzione dei liquidi organici con produzione di Tan (un prodotto di traformazione dell’umidità) che ostruisce ulteriormente le articolazioni ed i meridiani con conseguente ipotrofia muscolare e deformazione delle ossa e delle articolazioni. Condizione predisponente è il Vuoto di Fegato e Rene, con un coinvolgimento della Milza.

Trattamento con agopuntura
“Là dove vi è un punto doloroso, vi è un punto di agopuntura”, dallo Huangdi Neijing. Se premiamo un punto doloroso (o un TPM) il paziente esclama “Aah!” (“Ashi” in Cinese). Ah Shi- Oh Si! dice il paziente cinese quando si indovina il punto che riproduce il dolore.
Sulla base dei lavori del gruppo di Melzack, era già stato evidenziato che nel 71% dei casi, i trigger points erano coincidenti con i punti dell’agopuntura, e secondo Heine, nell'82% dei casi i punti dell’agopuntura coincidevano con i fasci vascolari e nervosi anatomicamente definibili.
Il trattamento con agopuntura prevede il trattamento della sindrome eziologia specifica che tratterò in seguito, associato allo stretching dei muscoli coinvolti e ad una metodica di desensibilizzazione dei TPMs che prevede l’inserimento sui singoli TPM di tre aghi inseriti a distanza molto vicina tra loro e manipolati con una manipolazione di “scuotimento” in tonificazione o dispersione a secondo della sindrome. Possono essere di ausilio nel trattamento combinato anche la terapia fisica con massaggi, l’assunzione di analgesici non steroidei, lo “stretch and spray” cioè manovre di stiramento del muscolo e applicazione di spray refrigerante e lo “strecth and inject” cioè manovre di stiramento del muscolo ed iniezione nei TPMs.
Se il trattamento sopradescritto può essere considerato un trattamento sintomatico volto ad alleviare prevalentemente il sintomo dolore, è necessario associare anche un trattamento di tipo eziologico, specifico per la sindrome diagnosticata e volto ad eliminare la causa della malattia.

- Sindrome BI migrante: la causa è la penetrazione di vento esterno.
Principi di terapia: espellere il vento patogeno e liberare i canali, nutrire e muovere il sangue e secondariamente eliminare freddo e umidità.
Trattamento: scegliere i canali che attraversano la zona colpita ed i canali in relazione interno-esterno, i canali di Milza, Vescica, Vescica Biliare e Du Mai, secondariamente i canali di Stomaco, Ren Mai ed Intestino Crasso.
Punti: BL12/Fengmen/Porta del Vento in dispersione, un punto che come azione principale, così come si evince dal suo nome, espelle il Vento esterno e rimuove le ostruzioni del meridiano. GB31/Fengshi/Mercato del Vento in dispersione che come il precedente serve ad espellere il Vento. GV14/Dazhui/Grande vertebra in dispersione che libera l’esterno, aumenta le difese immunitarie nel senso occidentale e tonifica il qi della Milza. SP10/Xuehai/ Mare del sangue in tonificazione che nutre il sangue in combinazione con BL17/Geshu/Punto Shu dorso del diaframma in tonificazione che è il punto influente sul sangue.
Può essere indicato anche l’uso della coppette sui punti nei quali l’azione deve essere disperdente in modo da potenziare tale azione.

- Sindrome BI dolorosa: è legata alla penetrazione di freddo e più spesso di vento freddo.
Principi Terapeutici: disperdere il freddo, eliminare il vento ed asciugare l’umidità, tonificare il calore.
Trattamento: scegliere i canali che attraversano la zona colpita ed i canali in relazione esterno-interno, i canali del Du Mai, Ren Mai, Rene, Stomaco e secondariamente i canali di Intestino Crasso e Vescica.
Punti: BL10/Tianzhu/Colonna celeste in dispersione la cui azione è disperdere il vento, eliminare l’umidità e rimuovere le ostruzioni del meridiano. LI11/Quchi/Stagno Curvato in dispersione che espelle il Vento, elimina l’Umidità, purifica il Calore e libera l’esterno. ST36/Zusanli/Tre distanze dal basso in tonificazione che tonifica il qi ed il sangue. BL23/Shenshu/ Punt Shu dorso del Rene in tonificazione che regola e tonifica il Rene. CV6/Qihai/Mare del qi in tonificazione che tonifica e regola i Reni. CV4/Guanyuan/Barriera dell’essenza vitale in tonificazione che tonifica il qi del Rene, giova al Qi innato, regola il Qi dell’organismo. GV4/Mingmen/Porta della vita in tonificazione per nutrire il sangue, tonificare il Fegato ed il Rene, espellere il Vento e stimolare la discesa del Qi. GV3/Yaoyanguan/Barriera dello Yang Lombare in tonificazione che tonifica le condizioni di vuoto nel Triplice Riscaldatore Inferiore. Indicato l’uso della moxa per riscaldare e aiutare l’eliminazione del freddo e la circolazione del Qi e dello Xue nei canali.

- Sindrome BI fissa: è legata all’umidità.
Principi terapeutici: eliminare l’umidità, disperdere vento e freddo, tonificare la Milza.
Trattamento: scegliere i canali che attraversano l’articolazione colpita ed i canali in relazione esterno-interno, i canali di Milza, Stomaco, Vescica, Vescica Biliare e solo secondariamente i canali di rene, Du Mai, Milza, Stomaco e Ren Mai.
Punti: SP9/Yinlingquan/Sorgente della collina degli Yin in dispersione che regola l’Umidità-Freddo che si trasforma in Calore o Fuoco, favorisce la circolazione del Qi nel Riscaldatore inferiore ed inoltre favorisce la diuresi e quindi permette l’eliminazione dell’umidità. ST36/Zusanli/Tre distanze dal basso in tonificazione che tonifica il qi ed il sangue ed inoltre essendo un punto dello Stomaco tonifica lo Zhang accoppiato cioè la Milza che in presenza di accumulo di umidità risulta essere in vuoto di energia. SP3/Taibai/Grande bianco in tonificazione che fortifica la Milza, dissolve ed elimina il calore- umidità e insieme a BL20/Pishu/Punto Shu dorso della Milza costituisce la classica combinazione Shu-Yuan molto indicata nella tonificazione dello Zhang corrispondente.
SP5/Shangqiu/Collina d’oro in dispersione per eliminare l’umidità. SP6/Sanyinjao/Riunione dei tre Yin che tonifica sia lo yin del Fegato, dei Reni e della Milza e favorisce l’eliminazione dell’umidità. GB34/Yanglingquan/Sorgente della collina Yang che è sia il punto influente dei tendini e quindi è considerato un punto antistress perché ne induce il rilassamento ma nelle sue funzioni tonifica anche il Riscaldatore Medio ed Inferiore, tonifica e regola la Milza, i Reni, il Fegato e la Vescica Biliare, rinforza muscoli, tendini ed ossa.

- Sindrome Bi calda: è legata al calore interno che deriva dalla trasformazione delle altre energie perverse esterne.
Principi Terapeutici: eliminare il calore, disperdere il vento e l’umidità.
Trattamento: scegliere i canali che attraversano la zona colpita ed i canali in relazione esterno-interno, i canali di Stomaco, Intestino Crasso, del Du Mai e secondariamente il canale della Milza.
Punti: LI4/Hegu/Fondo della Valle in dispersione che disperde il vento esterno, libera l’esterno, blocca il dolore ed in combinazione con LI11/ Quchi/Stagno Curvato purifica il calore interno. GV14/Dazhui/ Grande vertebra, punto di riunione di tutti i meridiani Yang, purifica il Calore ed elimina il Calore Umidità. ST44/Neiting/Cortile Interno, punto Fonte dei cinque punti Shu antichi serve ad eliminare il Calore-Fuoco dallo Stomaco. SP6/Sanyinjiao/Riunione dei tre Yin tonifica sia lo yin del Fegato, dei Reni e della Milza e favorisce l’eliminazione dell’umidità.

- Sindrome BI cronica ossea: è legata prevalentemente alla presenza del Tan (un prodotto di trasformazione dell’umidità).
Principi terapeutici: riequilibrare il tessuto osseo e tendineo, rimuovere le mucosità, muovere il qi ed il sangue, tonificare il Rene ed il Du Mai, il qi ed il sangue.
Trattamento: scegliere i canali che attraversano la zona colpita ed i canali in relazione esterno-interno, i canali di Vescica, Vescica Biliare, Stomaco, Milza, Ren Mai e secondariamente i canali di Rene ed Intestino tenue.
Punti:BL11/Dazhu/Grande Spola elimina il calore-umidità,GB39/Xuanzhong/Campana sospesa, punto Hui cioè punto influente sul midollo e quindi serve a riequilibrare il tessuto osseo, ST40/Fenglong/Abbondanza e Prosperità la cui funzione principale consiste nel dissolvere l’Umidità ed il Flegma.
CV12/Zhongwan/Epigastrio centrale che regola lo Stomaco e dissolve l’Umidità, SP6/Sanyinjiao/Riunione dei tre Yin che tonifica sia lo yin del Fegato, dei Reni e della Milza e favorisce l’eliminazione dell’umidità. Altri punti che si possono usare in combinazione sono: BL17/Geshu per nutrire il sangue, GV4/Mingmen, GV14/Dazhui, L23/Shenshu, GV12/Shenzu/Colonna del Corpo, KI3/Taixi/Ruscello Maggiore per purificare il Calore e sostenere il rene insieme al suo Punto Shu del dorso-BL23/Shenshu, SI3/Houxi/Valle posteriore che elimina le sindromi da Vento Calore, rimuove le ostruzioni dai meridiani, rimuove le ostruzioni del Du Mai, CV4/Guanyuan, BL20/Pishu, LR8/Ququan/Sorgente tortuosa che regola il sangue e rinforza muscoli e tendini ed infine ST36/Zusanli/Tre distanze dal basso in tonificazione per tonificare in generale il qi ed il sangue.






CAPITOLO III
Analisi di una pubblicazione scientifica che studia gli effetti dell’agopuntura nei pazienti con fibromialgia.
Sandberg M., Lindberg L-G., Gerdle B. “Peripheral effects of needle stimulation (acupuncture) on skin and muscle blood flow in fibromyalgia”. European Journal of Pain 8 (2004): 163-171.

Gli autori si prefiggono come obiettivo di esaminare l’effetto della stimolazione con aghi sul circolazione sanguigna locale nel muscolo tibiale anteriore e sulla cute sovrastante in pazienti con sindrome dolorosa generalizzata cronica.
I dati in letteratura sono numerosi: l’agopuntura e la stimolazione elettrica transcutanea dei nervi (TENS, transcutaneous electrical nerve stimulation) sono comunemente usati per alleviare il dolore in varie condizioni dolorosa (Ezzo et al, 2001; Proctor et al., 2002), studi sperimentali sulla TENS e sull’elettroagopuntura (EA) hanno mostrato in modo evidente l’aumento della circolazione sanguigna sottocutanea (Kjartansson et al, 1988; Jansen et al., 1989). Inoltre già nel 2003 Sandberg et al. aveva dimostrato l’aumento della circolazione sanguigna nel muscolo tibiale anteriore e nella cute sovrastante dopo stimolazione con aghi in soggetti sani, mediante una nuova tecnica non invasiva che utilizzava la fotopletismografia.
Il campione in esame comprende 15 pazienti con età media di 39 anni, che presentavano una sintomatologia dolorosa diffusa da un tempo medio di 7.7 anni. Il dolore normale riferito era in una scala analogico-visiva 0-100mm pari a 40-80mm (scala VAS; 0 = nessun dolore, 100= peggior dolore immaginabile). Solo due pazienti presentavano un minimo dolore alla regione tibiale anteriore pari nella scala VAS a 5-20mm. La registrazione della circolazione sanguigna è stata effettuata mediante la fotopletismografia, utilizzando due lunghezze d’onda: verde (560nm) per misurare il flusso ematico sottocutaneo e lunghezza d’onda vicino all’infrarosso (880 nm) per studiare il flusso ematico muscolare.(Figura 2).

Figura 2. Set up sperimentale.


Una sonda misurava anche il flusso nella medesima regione nella gamba controlaterale come controllo. Il punto di scelta era ST36/Zusanli, gli aghi erano Hwato, diametro 0-30mm, lunghezza 30mm, l’ago era inserito perpendicolarmente; in ogni paziente venivano usate due manovre di inserzione dell’ago: inserzione sottocutanea (~ 2-3 mm di profondità nel tessuto sottocutaneo) ed inserzione profonda (~ 20 mm di profondità di inserzione nel muscolo tibiale anteriore) seguito da una dolce manipolazione allo scopo di ottenere il DeQi, cioè quella sensazione del paziente di formicolio o scossa elettrica o lieve dolore indipendente dall’inserzione dell’ago stesso che dall’ operatore viene percepita come sensazione di “ago trattenuto” o di “pesce che abbocca all’amo”. Il DeQi, sulla base di studi più recenti, sembra essere legato all’attivazione inizialmente delle fibre A, dopo delle fibre mieliniche A e solo in seguito delle fibre amieliniche C a livello cutaneo e muscolare. Ogni paziente veniva sottoposto a trattamento in tre sessioni distribuite in modo casuale con un intervallo di 2-5 giorni; tutti i trattamenti venivano effettuati da operatori con riconosciuta esperienza nel campo dell’agopuntura. Si procedeva prima dell’inserzione dell’ago alla registrazione della circolazione sanguigna per circa 30 minuti in modo da garantire la stabilizzazione del flusso ematico, dopo si procedeva all’inserzione degli aghi che si lasciavano in situ per 20 minuti. La registrazione del flusso ematico veniva effettuata per 30 secondi ogni 5 minuti, iniziando 10 minuti prima dell’inserzione dell’ago per tutta la durata del trattamento. Nel tempo compreso tra 1 minuto prima dell’inserzione e 5 minuti dopo, la registrazione veniva effettuata continuativamente. Lo schema sperimentale è mostrato in Figura 3.
.
Figura 3. Protocollo sperimentale

I risultati mostrano che nei 5 minuti precedenti l’inserzione dell’ago non si registrava alcuna differenza di flusso ematico tra i pazienti ed i controlli, successivamente nel periodo dopo l’inserzione si osservava, nel caso di inserzione profonda un aumento del flusso ematico pari al 62.4% a livello cutaneo e pari al 93.1% a livello muscolare e dopo inserzione sottocutanea un incremento pari a 26.4% e 46.1%, rispettivamente. Quando le fibre nervose sono attivate dalla stimolazione dei recettori nocicettivi, vengono rilasciati in circolo alcuni neuropeptidi vasoattivi come il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP, calcitonin gene-related peptide) e la sostanza P che inducono la vasodilatazione. Questo fenomeno è strettamente collegato all’infiammazione neurogenica. Inoltre la scoperta del significativo incremento del flusso ematico a livello cutaneo dopo l’inserzione sottocutanea dell’ago contrasta con i dati presenti in letteratura sui soggetti sani e la spiegazione di questo fenomeno potrebbe risiedere nell’ipereccitabilità dei recettori somato-sensoriali nei pazienti con fibromialgia rispetto ai soggetti sani. In riferimento alla percezione del dolore con la scala VAS, bisogna considerare un aumento della percentuale di dolore riferito maggiore nei pazienti con fibromialgia rispetto ai controlli sani e questo dovrebbe essere considerato importante qualora si proponga come trattamento clinico. I risultati di questo studio non permetteno in alcun modo di stabilire se l’agopuntura possa essere considerata un valido ausilio per il trattamento della fibromialgia ma evidenzia la necessità di supportare in modo scientifico e seguendo i dettami del metodo scientifico tradizionale l’uso dell’agopuntura in alcune patologie.
Al di là del tentativo di trovare nell’ampia letteratura internazionale studi che dimostrino in modo inequivocabile l’efficacia del trattamento con agopuntura nella fibromialgia, credo che sia importante considerare che nell’Effective Health Care- Edizione Italiana- vol. 5 n. 6 – Nov-Dic 2001, bimestrale sull’efficacia degli interventi sanitari, volume interamente dedicato all’agopuntura, si individua la fibromialgia come patologia in cui l’agopuntura possa rappresentare un trattamento efficace (Berman, 1999, dopo aver preso in considerazione 3 studi controllati e randomizzati e 4 studi di coorte ).
***
Nei paesi occidentali, l’agopuntura è utilizzata soprattutto nel trattamento del dolore
cronico. Se da una parte esistono un grande numero di studi, controllati e randomizzati,
dall’altra la maggior parte di questi presentano una qualità metodologica scarsa e hanno
prodotto prove discordanti, soprattutto in base al numero di ago-punti usati e della modalità di stimolazione utilizzata, per esempio lo studio sopradescritto valutava l’efficacia di un singolo ago-punto, metodica indubbiamente insufficiente per ottenere un efficacia in termini di miglioramento della sintomatologia. L’erogazione attuale di agopuntura in questi casi, a mio parere, non dovrebbe né espandersi né ridursi finché non siano resi disponibili i risultati di studi controllati e randomizzati di migliore qualità. Qualsiasi ricerca futura che valuti l’agopuntura dovrebbe essere realizzata con una metodologia adatta, così da migliorare la qualità delle prove oggi disponibili.
















Bibliografia

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5. Fondazione Internazionale Fatebenefratelli (AA VV), Dispense del Corso
di Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese, Policopie, Palermo 2002-2006.
6. Hempen C.H. Atlante di Agopuntura.1999. Ed. Hoepli
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8. Assefi N.P., Sherman K.J., Jacobsen C., Goldberg J., Smith W.R., Buchwald D. 2005. A randomized clinical trial of Acupuncture compared with sham acupuncture in fibromyalgia. Ann. Intern. Med. 143:10-19.
9. Sandberg M., Lindberg L.G., Gerdle B. 2004. Peripheral effects of needle stimulation (acupuncture) on skin and muscle blood flow in fibromyalgia. European Journal of Pain. 8: 163-171.
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11. Cabyoglu M.T., Ergene N., Tan U. 2006. The mechanism of acupuncture and clinical applications.. Int J Neurosci. 116(2): 115-25.
12. Effective Health Care- Edizione Italiana- vol. 5 n. 6 – Nov-Dic 2001.
13. Berman B., Ezzo J., Hadhazy V. et al. 1999. Is acupuncture effective in the treatment of fibromyalgia? J Fam Pract. 48: 213-218.











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Nonnalory
Una cosa alla volta un giorno dopo l'altro
Sono nata cieca. A volte sono triste, ma poi penso ai ragazzi meno fortunati di me, quelli che mi prendono in giro. A loro è andata peggio. Sono nati senza cuore.
Cecilia Camellini (Campionessa olimpica alle paralimpiadi 2012)
A noi la malattia ci fa un baffo!
http://anoilamalattiacifaunbaffo.blogspot.com/


Tutto inizia nel 1975 con lombosciatalgia bilaterale e curata come tale, senza alcun risultato, per 12 anni. Nel 1987 diagnosi di Sacroileite alla quale nel 2007 si è aggiunta una Pancolite (infiammazione cronica dell'intestino), da metà dicembre 2007 diagnosi di spondiloartrite (ogni tanto cambia il nome della malattia, quello definitivo pare essere enteroartrite) farmaci: balzide per l'intestino, azatioprina, e, al bisogno, cortisone e indometacina per l'artrite. Ad aprile 2010 intervento di artroprotesi 4° dito mano dx.
Da novembre 2014 problemi di calo linfociti con conseguente sospensione di azatioprina. Da meta' marzo 2015 iniziato metotrexate che pero' ho dovuto sospendere dopo due mesi per sopraggiunti effetti collaterali. Nel 2015 diagnosi di gastrite cronica sempre causata dai problemi autoimmuni. Da novembre 2016 ripreso azatioprina e si e' aggiunta la psoriasi. A conti fatti la diagnosi attuale sembra essere artrite psorisiaca con infiammazione intestinale e gastrite tutto riconducibile ad autoimmunita'


Amicizia è la capacità di dare senza chiedere nulla.E' la spalla su cui piangere, è una mano che stringe la tua e ti consola.E' anche la capacità di ascoltare i silenzi, grazie per aver ascoltato i miei
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