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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

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Nuova speranza per lo screening e il trattamento del lupus

I ricercatori della University of Alabama a Birmingham (UAB) hanno scoperto una nuova proteina immunitaria che influenzano le malattie autoimmuni come il lupus e la sclerosi multipla.

Nelle malattie autoimmuni come il lupus, il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo e attacca il tessuto sano, invece di eliminare i germi.Il Lupus può colpire diverse aree del corpo, comprese le articolazioni, pelle, reni, polmoni, il cuore e il cervello.

I sintomi del lupus variano da persona a persona e possono includere febbre, problemi ai reni, sensazione di stanchezza e eruzioni cutanee. Poiché gli effetti della malattia sono variabili da paziente a paziente, è importante sviluppare terapie personalizzate per fornire alle persone un trattamento idoneo.

I ricercatori sostengono che una nuova mutazione di una proteina immunitaria chiamata “recettore Fc” può aiutare gli scienziati a sviluppare trattamenti personalizzati per malattie autoimmuni.

Il recettore Fc regola la produzione di anticorpi che attaccano i batteri nel nostro corpo. In precedenza, gli scienziati hanno pensato che i recettori Fc potevano solo interrompere la produzione di anticorpi, ma circa il 15% della popolazione mondiale ha questo nuovo tipo di recettore Fc che può anche attivare la produzione di anticorpi. Nelle persone con lupus, ciò significa che il recettore Fc crea troppi anticorpi che attaccano le cellule sane.

Essere in grado di individuare questa mutazione del recettore nei pazienti, potrebbe aiutare i medici a prescrivere trattamenti specifici per quel paziente e potrebbe anche fornire segnali di allarme precoce di malattia autoimmune.

Recettori Fc come trattamento personalizzato e strumento di screening

Il Dr. Robert Kimberly, Direttore del Centro per la UAB clinica e traslazionale e co-autore della ricerca, dice:

“Questa nuova scoperta potrebbe svolgere un ruolo significativo nella progettazione di trattamenti per le malattie autoimmuni, in un approccio più mirato”.
L’efficacia dei trattamenti per la malattia autoimmune è spesso determinata dai geni che “perfezionano” il sistema immunitario di un individuo. Il dottor Kimberley e il suo team ritengono che l’identificazione di questo nuovo gene, porterà ad un trattamento più appropriato ed efficace per i pazienti affetti dalla condizione.

Come può la consapevolezza di questa mutazione migliorare i trattamenti esistenti?

Circa un terzo dei pazienti affetti da malattie autoimmuni non rispondono ai trattamenti tradizionali a base di anticorpi. Questi farmaci agiscono prendendo di mira una proteina - tumore necrosis factor alfa – noto per provocare infiammazione nelle condizioni autoimmuni.



Nuove terapie mirano a diminuire l’attività delle cellule B, le cellule che creano anticorpi. Tuttavia, questi trattamenti non possono essere efficaci per le persone che hanno la variante del recettore Fc.

“La ricerca futura sull’impatto di espressione di questo recettore Fc sulle cellule B sulla produzione di anticorpi sia nella salute che nella malattia, probabilmente potrà portare a progressi nella nostra comprensione dell’ autoimmunità e risposte naturali, nelle sfide contro le malattie infettive”, dice il Dott. Kimberly.

26 gennaio 2014
Carla Petrella


http://www.medimagazine.it/nuova-speran ... del-lupus/
Ultima modifica di speranza_ultima il 19/07/2014, 18:43, modificato 3 volte in totale.
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

Cellule B: studio potrebbe confermare corresponsabilità acutizzazione malattie autoimmuni

Un gruppo di scienziati del Max Planck Institute of Immunobiology and Epigenetics di Friburgo ha scoperto che le cellule di tipo B potrebbero aggravare le malattie autoimmuni.

In particolare, se i linfociti di tipo B mancano di una proteina, la PTP1B, le cellule diventeranno iperattive nei loro segnali stimolatori e potranno quindi promuovere un attacco autoimmune.Questo studio offre una ulteriore spiegazione sulle modalita’ secondo cui le cellule B regolano la risposta immunitaria. Gli studiosi, guidati da Michael Reth, hanno analizzato il ruolo delle cellule B in pazienti che soffrono di artrite reumatoide. Nei casi di questa patologia che non rispondono ai trattamenti convenzionali, i pazienti vengono sottoposti al farmaco Rituximab. ”Le cellule di tipo B prodotte dopo la terapia con questo farmaco possiedono quantita’ di proteina PTP1B simili a quelle delle persone sane. Questa proteina potrebbe quindi contribuire ad avere reazioni autoimmuni meno gravi”, ha concluso Reth.


http://www.liquidarea.com/2014/03/cellu ... utoimmuni/
Ultima modifica di speranza_ultima il 16/07/2014, 14:47, modificato 3 volte in totale.
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bagghi68
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da bagghi68 »

brava....complimenti per la ricerca e per il tempo investito!!! Così si fa!!! Tutto molto interessante!! Speriamo anche clinicamente utile prima o poi!!! : Thumbup :
Asma dall' età di 13 anni
orticaria cronica factizia dal 2004
Tiroidite autoimmune di Hashimoto dal 2005
psoriasi da aprile 2012
artrite psoriasica da luglio 2012 con trocanterite ed entesite bilaterale.
A fine 2012 diagnosi di sinovite cronica bilaterale coxofemorale.
Nel 2013 infiltrazioni di cortisone nelle coxofemorali ( 1 a sinistra, 3 a destra in due mesi!!) inizio a camminare col bastone.
Settembre 2013 riacutizzazione dell'artite.
Gennaio 2014 ARTROSCOPIA anca destra .
Luglio 2014 ennesima infiltrazione anca destra... acido ialuronico e ozono,,inutile! Cammino esclusivamente con due stampelle.
Settembre 2014 altre due infiltrazioni: piede sx e spalla dx .Inizio ENBREL.
Dicembre 2014 intervento di protesi totale anca destra..
Febbraio 2015 mollo le stampelle e riprendo ENBREL
Aprile 2015 riacutizzazione dell'artrite, sospendo ENBREL e passo a HUMIRA , segue seconda infiltrazione anca sinistra, inutile. Riprendo entrambe le stampelle.
Luglio 2015 riacutizzazione che coinvolge le spalle, segue seconda infiltrazione spalla destra e piede sinistro, non riesco più a usare le stampelle per percorsi lunghi. Sedia a rotelle.
Settembre 2015 terza infiltrazione spalla destra e prima spalla sinistra
Ottobre 2015 protesi totale anca sinistra. FINALMENTE CAMMINO!!!
Maggio 2016 nuova riacutizzazione. Sospendo Humira, inizio Cimzia.
Plantari per i piedi e busto per la schiena.
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

http://ww2.mauriziano.it/sanita/medicon ... atoide.htm

questo articolo è del 2010
ma in modo semplice viene spiegato tutto sui farmaci in uso


Reumatologia

Dr. Raffaele Pellerito

L'artrite reumatoide nuove prospettive terapeutiche

In quest'articolo focalizzerò la mia attenzione soprattutto sulla terapia farmacologica e, in particolare, parlerò di quei farmaci che in un qualche modo modificano la storia naturale della malattia. Per renderci conto del fenomeno ricordo che l'artrite reumatoide colpisce circa lo 0,5- 1% della popolazione prediligendo il sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di 1:5circa. La malattia è diffusa in tutto il mondo, pur essendovi alcune aree geografiche più colpite. Può manifestarsi ad ogni età ma l’esordio è più comune tra i 30 e i 55 anni.

Le prime manifestazioni della malattia possono essere molto insidiose e talora passano mesi prima che si riesca a porre diagnosi con ragionevole certezza. Il decorso clinico è molto variabile: si va da forme lievi autolimitantesi fino all'estremo opposto di forme aggressive e invalidanti. I sintomi principali sono rappresentati dal dolore e dalla tumefazione delle articolazioni con impotenza funzionale, cui può accompagnarsi, secondo la gravità della malattia, senso di stanchezza (ovvero l’astenia… sintomo troppo spesso sottovalutato dal medico), febbricola, perdita di peso e depressione del tono dell’umore. Le articolazioni più frequentemente colpite sono quelle delle mani con perdita della forza (la mattina non si riesce a svitare la macchinetta del caffè, a tirar su le persiane, a svitare barattoli…) accompagnata a una rigidità normalmente di almeno un’ora.

La diagnosi precoce è un punto fondamentale per il trattamento. Questo deve avere come obiettivo quello di far scomparire i sintomi della malattia in breve tempo (indurre la remissione). Tanto più precoce è la diagnosi quanto più precoce sarà la terapia e la possibilità di far scomparire i sintomi (la remissione deve essere l’obiettivo principe!). Una terapia adeguata in fase iniziale (tre - sei mesi) è in grado di prevenire quei danni irreversibili (per esempio la deformazione delle mani con erosioni ossee) che occorrono entro i primi due anni di malattia.

E' questo quindi il termine massimo di tempo entro il quale bisogna agire per, se possibile, fermare la progressione della malattia.

Oggi tutto il mondo scientifico reumatologico è concorde sul fatto che la terapia va iniziata entro i primi tre massimo sei mesi dall’esordio della malattia e l’obiettivo indurre la remissione.

In passato la terapia era basata sull'uso dei farmaci antiinfiammatori (FANS), dei cortisonici e dei cosiddetti DMARDS (disease modifying antirheumatic drugs) ovvero di farmaci in grado di modificare il decorso della malattia: questi venivano via via aggiunti o modificati secondo il comportamento dell'artrite (a volte si aspettava la comparsa di erosioni ossee). Questo concetto è stato negli ultimi anni completamente sovvertito; numerosi studi clinici hanno, infatti, dimostrato che un atteggiamento più aggressivo (combinazione di più farmaci tra loro) porta a risultati più soddisfacenti. Il paradigma è 'più aggressiva si dimostra la malattia più aggressiva deve essere la terapia'.

Una volta chiarita la diagnosi è la prognosi ovvero capire come evolverà la malattia in futuro (è una forma autolimitantesi? È una forma aggressiva?..) che guiderà le nostre scelte terapeutiche. E' questo certamente un compito arduo in cui è fondamentale il mix formato dall'attenta valutazione del paziente (che comprende lo studio dell'attività di malattia, del grado di disabilità, della qualità di vita…), dall'esperienza e cultura del reumatologo, e dall'uso adeguato di una tecnologia sempre più avanzata (esami di laboratorio specifici, ecografia articolare, risonanza magnetica, ….).

Un altro problema da affrontare è psico-terapeutico: mi spiego meglio. Comunicare ad un paziente, soprattutto se giovane, che è affetto da artrite reumatoide, comporta uno shock emotivo le cui conseguenze non sono sempre facilmente prevedibili. Risulta allora fondamentale il rapporto medico-paziente che deve essere di assoluta fiducia perché soltanto lottando insieme si può combattere e sconfiggere il nemico. Le nuove terapie sono sempre più efficaci e sempre più raffinate, ma anche più temibili per gli effetti collaterali soprattutto se non sono utilizzate correttamente. Bisogna far capire (compito del reumatologo in simbiosi col medico di fiducia) al paziente che certi effetti collaterali sono spesso rari, talora transitori e completamente reversibili. Da certi farmaci non si può prescindere se si vuole vincere la guerra.

Quali farmaci oggi in uso ?
I farmaci antidolorifici e antiinfiammatori anche detti FANS insieme all’ultima nata classe dei Coxib sono fondamentali per alleviare il dolore nell'artrite reumatoide, ma su questi, non mi soffermerò poiché i loro effetti terapeutici come i loro effetti collaterali sono a quasi tutti ben noti. Voglio solo ricordare che questi farmaci non ‘curano’ l’artrite reumatoide ma tolgono infiammazione e alleviano il dolore.

I glucocorticoidi (il cortisone) sono farmaci molto preziosi a patto di usarli a bassi dosaggi e per periodi il più limitati possibile. Sono considerati farmaci ‘ponte’ che servono per alleviare la sofferenza del paziente in attesa che i farmaci curativi facciano il loro effetto.

I DMARDS (disease modifying antirheumatic drugs), ovvero di farmaci in grado di modificare il decorso naturale della malattia, più comunemente usati sono gli antimalarici di sintesi, il methotrexate, la leflunomide, i sali d'oro intramuscolari, la sulfasalazina e la ciclosporina. Possono essere usati da soli (in monoterapia) o combinati tra loro per sfruttarne le sinergie d'azione.

L'introduzione in terapia del methotrexate somministrato una volta la settimana (per bocca o per via sottocutanea o intramuscolare) ha segnato una svolta nel trattamento dell'artrite reumatoide. Attualmente in tutto il mondo il methotrexate è considerato il farmaco di riferimento cui tutti gli altri devono confrontarsi per dimostrare la loro efficacia. Pochi dati: dagli studi clinici emerge che con il methotrexate si possono avere, dopo quattro – otto settimane, miglioramenti anche del 50 –80% dei sintomi. Circa il 50 % dei malati continua ad assumere il farmaco dopo cinque anni a conferma della sua tollerabilità e sicurezza. La somministrazione orale d'acido folinico 24-48 ore dopo l’assunzione del methotrexate, riduce gli effetti collaterali senza ridurne l'efficacia in modo sostanziale. Un altro dato importante è che il methotrexate sembra ridurre l’aterosclerosi accelerata della artrite reumatoide.

Le terapie di combinazione, per esempio methotrexate + antimalarici di sintesi, similmente a come avviene nel trattamento dell'ipertensione arteriosa o in oncologia, cerca di ottenere un migliore e più rapido effetto terapeutico sulle artriti che non rispondono al singolo farmaco: si possono associare due, tre e talora anche quattro farmaci tra loro. Tengo a precisare che quando parlo di terapie di combinazione queste non comprendono i FANS e il cortisone.

La leflunomide (Arava®) agisce sui linfociti (sistema immunitario) e si è dimostrata efficace in numerosi studi quanto il methotrexate e la sulfasalazina nella cura della malattia. E' in grado di rallentare la comparsa di erosioni ossee, di migliorare lo stato funzionale e la qualità di vita del paziente. Sono compresse che si assumono una volta al giorno. L'effetto è lievemente più rapido di quello del methotrexate o della sulfasalazina: mediamente si ottiene l'effetto desiderato in 4-6 settimane. Negli studi effettuati la leflunomide si è dimostrata sicura similmente al methotrexate e alla sulfasalazina. La diarrea (normalmente transitoria) è l'effetto collaterale più frequente in assoluto ma vanno considerati anche un aumento degli enzimi epatici, la caduta dei capelli (se pur rara) e le reazioni allergiche.

In commercio in Italia e in Europa dal 1999-2000 per il trattamento della artrite reumatoide vi sono poi i cosiddetti farmaci biologici. Questi (che nulla hanno a che vedere con il cibo o i prodotti biologici) sono sintetizzati in laboratorio e vanno a bloccare i prodotti dell’infiammazione (le cosiddette citochine) che sono poi quelli che fanno gonfiare le articolazioni e provocano i sintomi della malattia.

Un primo gruppo di questi farmaci (attualmente i più utilizzati) sono gli anti-TNF alfa e ne esistono disponibili in commercio tre: l’infliximab (Remicade) che si somministra in ambiente ospedaliero per infusione endovenosa ogni 6-8 settimane, l’etarnecept (Enbrel) che si somministra una volta alla settimana sottocute (come l’insulina) e l’adalimumab (Humira) che si somministra sempre sottocute ogni 14 giorni. Questi tre farmaci raggiungono il massimo del loro effetto se associati al methotrexate (o in caso di intolleranza al methotrexate ad altro farmaco quale la leflunomide). Prossimamente usciranno altri 2 anti-TNF (Certolizumab e Golimumab).

La capacità dei cosiddetti farmaci bloccanti il TNFalfa di alleviare i sintomi dell'artrite reumatoide migliorando la qualità di vita dei pazienti, ha generato molto entusiasmo nell'ambiente scientifico e tra i malati. Bisogna però tenere presente che esistono delle precauzioni da prendere e che non tutti i malati possono assumere questi farmaci. I pazienti con pregressa tubercolosi, quelli con malattie demielinizzanti, con scompenso cardiaco in classe IV o con pregresse infezioni virali (per esempio epatite B) non dovrebbero utilizzare questi farmaci. Esistono poi altre controindicazioni che vanno considerate volta per volta da un medico reumatologo esperto in farmaci biologici.

Un altro farmaco biologico ora poco usato per la scarsa efficacia nell’adulto è un anti-interleuchina-1 ovvero l’anakinra (Kinerette).

Altri farmaci biologici sempre più innovativi sono disponibili per la cura dell’artrite reumatoide. Abbiamo detto che è questa una malattia infiammatoria cronica la cui patogenesi è piuttosto complessa. Negli ultimi anni è aumentata la conoscenza del ruolo svolto dai linfociti B e T (cellule del sistema immunitario) e il Rituximab (Mabtera) e l’Abatacept (Orencia) sono due farmaci che vanno a interferire/distruggere queste cellule che hanno un ruolo importante nel meccanismo di sviluppo dela malattia. Da gennaio del 2007 il Rituximab è disponibile per il trattamento di tutte quelle forma di artrite reumatoide che sono resistenti agli anti-TNF alfa e dal gennaio 2008 è disponibile l’abatacept (farmaci ad esclusivo uso ospedaliero).

L’ultima innovazione (in realtà il farmaco era in uso in altri Paesi già da tempo) è il tocilizumab (Co-Actemra). E’ questo un farmaco unico nel suo genere perchè blocca l’interleuchina 6 (responsabile dei danni alle articolazioni ma anche all’osso).Il farmaco è ufficialmente in commercio dal marzo del 2010 ad esclusivo uso ospedaliero e ha il grande vantaggio che può essere usato anche non in associazione con methotrexate (per i pazienti che non lo tollerano).

Ma la storia continua… a breve avremo a disposizione altre molecole ancora più specifiche e raffinate (alcune delle quali sono in sperimentazione presso il nostro Centro) che amplieranno ulteriormente le armi in nostro possesso per combattere questa malattia.

(06/08/2010)

Dott Raffaele Pellerito
Responsabile della U.O.A. di Reumatologia
Ospedale Mauriziano di Torino
Ultima modifica di speranza_ultima il 19/07/2014, 18:41, modificato 11 volte in totale.
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Re: ULTIME RICERCHE

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grazie bagghi, spero servi a qualcosa, ogni giorno faccio la mia ricerca :(
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

Artrite reumatoide, troppo poca prevenzione per le malattie correlate

Malattie cardiovascolari, diabete, influenza, cancro, depressione. Chi soffre di artrite reumatoide rischia di andare incontro a queste e altre malattie. Che spesso, però, tende a trascurare, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione. Lo ha dimostrato uno studio internazionale sulle comorbidità (la presenza di più patologie) nei pazienti con artrite reumatoide effettuato, tra il 2011 e il 2012, su 3.920 casi in 17 diversi Paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia.
Prevenzione non ottimale
Nonostante i dati varino da nazione a nazione e da malattia a malattia, la media dei virtuosi resta troppo bassa: «L’attenzione per i rischi che queste patologie comportano e per la loro prevenzione non è ottimale - spiega il professor Carlo Maurizio Montecucco, responsabile della cattedra di Reumatologia dell’Università di Pavia, centro di coordinamento italiano per questa ricerca -. E l’Italia, purtroppo, rientra nella media».
Bene gli screening oncologici
Ciò che emerge dal progetto COMORA (Prevalence of comorbities in rheumatoid arthritis and evaluation of their monitoring) è che l’atteggiamento dei pazienti con AR non si discosta molto da quello di chi non soffre di alcuna malattia: «Nel caso italiano - prosegue ancora Montecucco - è presente un’altissima attenzione alla prevenzione delle malattie cardiovascolari (90% dei 250 pazienti inseriti nello studio) e una buona incidenza degli screening oncologici (44%, con punte del 61% per il cancro dell’utero). Mentre sono basse le percentuali di chi si è vaccinato contro l’influenza (26%) o di chi ha controllato i valori di vitamina D (40%). Un trend che segue la media della nostra nazione in generale».
Rischio osteoporosi e infezioni
Eppure le linee guida diffuse dall’Eular (la Società europea di Reumatologia) danno delle indicazioni diverse per chi soffre di artrite reumatoide: «Insistono molto sulla prevenzione dell’osteoporosi (e quindi su un’eventuale supplementazione di vitamina D), perché l’artrite reumatoide è legata a un maggior rischio di sviluppare questa malattia, che può inoltre essere provocata dal cortisone, uno dei farmaci più usati, almeno temporaneamente, nella cura dell’artrite». Ma anche le infezioni sono un forte fattore di rischio: «È per via dei farmaci che si devono assumere. I pazienti sono immunodepressi e questo significa che vanno incontro più di altri a vari tipi di infezioni. Per questo gli esperti raccomandano di sottoporsi a vaccinazioni», ricorda Montecucco. Cosa che però avviene solo in parte.
Ottima qualità della vita
Il perché di questo atteggiamento va cercato nella quotidianità: «Abbiamo fatto molti progressi per quanto riguarda la cura dell’artrite reumatoide - commenta il professore -, al punto che la qualità della vita nei pazienti è pressoché uguale a quella di chi non ne soffre». Il che spiega il comportamento in linea con la media nazionale. Con un‘aggravante, però: «Per chi è già sottoposto a trattamenti, tutto ciò che comporta ulteriori esami (ed è il caso della prevenzione) viene visto come un carico sanitario aggiuntivo». Tuttavia chi soffre di questa malattia reumatica non è una persona qualsiasi: «Ha un disturbo di una certa gravità - avverte Montecucco -, assume costantemente dei farmaci ed è in cura da uno specialista. Dovrebbe seguire le linee guida ed evitare tutti i fattori di rischio che possono andare a incidere ulteriormente sulla propria patologia».
Nuove linee guida
Ma i dati non hanno sorpreso gli esperti: «Ce lo aspettavamo - confessa il reumatologo -. Solo che non esisteva uno studio su una casistica così ampia. Ora abbiamo scoperto che le cattive abitudini sono una costante ovunque». Le conseguenze a livello internazionale, quindi, non tarderanno ad arrivare: «Da questo studio “madre” ne nasceranno altri che permetteranno di raffinare i dati in modo da valutare il reale impatto di queste comorbidità. Per ora, e non è cosa da poco, abbiamo dei risultati mondiali per stilare nuove linee guida», prosegue Montecucco. Nella speranza che questa volta vengano seguite: «È necessario sviluppare e implementare programmi specializzati per prevenire le comorbidità nell’artrite reumatoide. Serve un approccio multidisciplinare, che sensibilizzi non solo il paziente, ma anche il personale medico e infermieristico, affinché la riduzione di queste patologie diventi fondamentale per l’allungamento e il miglioramento della vita di chi soffre di questa importante malattia reumatica».

http://www.corriere.it/salute/reumatolo ... c19b.shtml
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Due molecole proteiche la causa di angiogenesi nell’artrite reumatoide

Due molecole proteiche che si incastrano come serratura e chiave, sembrano promuovere la formazione anomala di vasi sanguigni nelle articolazioni colpite da artrite reumatoide, secondo i ricercatori della University of Illinois a Chicago College of Medicine che hann trovato che le sostanze sono presenti a livelli più alti nelle articolazioni dei pazienti affetti dalla malattia.
I risultati dello studio sono riportati sulla rivista Annali delle Malattie Reumatiche .
“I nostri risultati dimostrano, per la prima volta, che queste due proteine ??- un recettore e la sua proteina legante corrispondente – svolgono un ruolo chiave nella progressione dell’artrite reumatoide”, ha detto Shiva Shahrara, professore associato di reumatologia presso la UIC.
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica autoimmune in cui le difese del corpo attaccano i tessuti che rivestono le articolazioni, causando gonfiore doloroso e erosione delle ossa e che in ultima analisi, può portare a deformità articolari.
Una delle caratteristiche dell’ artrite reumatoide è lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, o angiogenesi, nelle articolazioni.
“Il gonfiore delle articolazioni è causato dalla migrazione anomala di una varietà di tipi cellulari all’interno dell’articolazione”, ha spiegato Shahrara. ” Come queste cellule si accumulano, devono essere fornite di ossigeno e sostanze nutritive e quindi l’angiogenesi accompagna il gonfiore delle articolazioni”.
Shahrara ed i suoi colleghi sapevano già che una proteina chiamata CCL28 è presente nel corpo, in condizioni di ossigeno basso o ipossia. Le articolazioni colpite da artrite reumatoide possono diventare ipossiche, così i ricercatori hanno voluto vedere se la proteina e il suo recettore, erano presenti nelle articolazioni colpite dei pazienti.
I ricercatori hanno misurato i livelli delle proteine ??nei tessuti e fluidi di articolazioni di pazienti con artrite reumatoide e con osteoartrosi, l’infiammazione articolare più comune causata da logorio fisico. I pazienti di entrambi i tipi hanno avuto livelli di proteine ??nel loro articolazioni che erano significativamente più alti rispetto agli individui senza patologia articolare.
I ricercatori hanno trovato che CCL28, che è sopra-prodotta in articolazioni colpite da artrite reumatoide, attrae le cellule di superficie che portano il suo recettore.
Quando i ricercatori hanno aggiunto CCL28 a cellule che portano il recettore, le cellule si sono organizzate in vasi sanguigni. Ma quando è stato bloccato chimicamente il recettore e aggiunto CCL28, la formazione di vasi sanguigni si è ridotta.
” La scoperta “, ha aggiunto Shahrara, ” mostra “forti prove” che il legame di CCL28 alle cellule che trasportano il suo corrispondente recettore è un passo necessario nell’angiogenesi “.

http://www.medimagazine.it/molecole-pro ... eumatoide/
Ultima modifica di speranza_ultima il 16/07/2014, 15:10, modificato 2 volte in totale.
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claudimora
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Messaggio da claudimora »

Grazie Speranza per le informazioni sulle ultime ricerche, : book : così continuiamo a sperare... forse, prima o poi... un abbraccio! : Love :
Dal 2000 dolori articolazione temporo-mandibolare, bruxismo, byte notturno, continue cure ai denti; 2006: vescica iperattiva; 2009: inizio dolore alle mani, formicolii e prurito da 5 anni; 2010: rizoartrosi iniziale; 2012-2013: dolore alle sacroiliache, con RX normale + dolori ai gomiti, caviglie, ginocchia, schiena dalle lombari in giù. Usata solo Tachipirina.
Sereupin 10mg dal 1988 per attacchi di panico.
A metà gennaio 2014 esplosi i dolori a tutte le articolazioni. Polsi e sacroiliache a fuoco.
11/02/2014 - prima visita dal reum con reumatest negativo. Risultati esami ematochimici: tutti sieronegativi e valori nella norma. Risultati indagini strumentali: Spondilodiscite L5-S1 (edema osseo), Spondilite angolare, Sacroileite bilaterale,Spina calcaneare, Periartrite cronica spalla sx; altre indagini: Osteopenia, Iposecrezione lacrimale, Onicopatia sospetta alluci.
04/03/2014: DIAGNOSI - Spondiloentesoartrite psoriasica sieronegativa
21/03/2014 INIZIATA CURA: farmaco di fondo Methotrexate - iniziato a 10 mg che gradualmente, nel giro di 3 mesi, ha migliorato i dolori fino ai primi di settembre, assunto insieme a FANS e cortisone.
04/06/2014: inizio serie di 3 infiltrazioni di cortisone alla spalla sx ogni 15 gg
19/09/2014: dolori terribili alle mani, difficilissimo lavorare anche al PC. Aumento dei dolori alle anche, al sacro, ai gomiti, alle caviglie. Inviate foto delle mani distorte al reum, che mi ha detto di aumentare il cortisone a 8 mg.
Fino al 05/12/14 Reumaflex 15mg, Folina, Clody 200mg, Dibase, Pantorc 40mg, Medrol 4mg, Voltaren R 100 mg, Polase, Lacrime artificiali. Visto il ritorno dei dolori, ho chiesto al reum di passare ai farmaci biologici, ma mi ha detto che devo rivolgermi a un centro reumatologico.
Dal 06/12/14 sospeso il Reumaflex, perchè tornata l'influenza e poi ormai piena di dolori. Poi preso appuntamento per il 29/04/15, con il centro reumatologico del San Camillo, sperando di poter passare ai biologici; fatte le analisi e le indagini per la somministrazione. Iniziato nel frattempo ad assumere un minerale naturale che si chiama zeolite, a scopo disintossicante. Pian piano sono incredibilmente migliorata, perciò da febbraio ho scalato e poi sospeso anche voltaren e cortisone. Ora continuo così, non so che succederà domani, ma spero di arrivare sempre così alla visita del 29/04/15 per fare il punto al centro reumatologico.
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

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Ortensie per la cura di malattie autoimmuni
Osvaldo Sponzilli aprile 16, 2014

L’estratto della radice dell’ortensia, del genere Hydrangea, che cresce in Tibet e in Nepal, nota con il nome di Chang Shan è stata utilizzata per secoli nella cura della malaria dalla medicina cinese.
Studi recenti hanno mostrato che l’alofuginone, un composto derivato da questo estratto, potrebbe essere utilizzato per trattare le patologie autoimmuni.
Ora i ricercatori della Harvard School of Dental Medicine hanno scoperto i segreti molecolari alla base dell’efficacia di questo estratto fitoterapico. Grazie ai loro studi, i ricercatori hanno dimostrato che l’alofuginone (HF), un composto derivato da questo estratto, innesca un cammino biochimico in grado di bloccare lo sviluppo di una potente classe di cellule immunitarie denominate Th17.
“L’HF inibisce in modo selettivo la risposta immunitaria senza deprimere il sistema immunitario nel suo complesso”, ha spiegato Malcolm Whitman, professore di biologia dello sviluppo della Harvard School of Dental Medicine e autore senior di questo nuovo studio. “Questo composto potrebbe ispirare nuovi approcci terapeutici a un’ampia gamma di disturbi autoimmuni”.
http://www.nature.com/nchembio/journal/ ... o.790.html
Una precedente ricerca aveva mostrato che l’HF è in grado di ridurre la fibrosi dei tessuti e attenuare i sintomi di patologie autoimmuni come la sclerodermia o la sclerosi multipla, e anche la progressione dei tumori.
“Da quella ricerca nacque l’ipotesi che l’HF potesse agire sui cammini di segnalazione dotati di numerosi effetti a valle”, ha aggiunto Keller. Grazie agli studi che Keller e colleghi avviarono successivamente si arrivò nel 2009 a dimostrare come l’HF riesca a proteggere l’organismo dalle pericolose cellule Th17, coinvolte in numerosi disturbi di origine autoimmune, senza peraltro influenzare in modo apprezzabile l’azione benefica di altre cellule immunitarie.
I ricercatori scoprirono in particolare che piccole dosi di HF erano in grado di ridurre la sclerosi multipla nel modello murino e avanzarono perciò l’ipotesi che la stessa sostanza potesse rappresentare il primo esempio di una nuova classe di farmaci in grado di inibire selettivamente le patologie autoimmuni senza diminuire l’efficacia del sistema immunitario nel suo complesso.
Ulteriori analisi hanno successivamente permesso di chiarire che l’HF era in grado di attivare in qualche modo l’espressione di geni coinvolti in un nuovo cammino biochimico, denominato cammino di risposta amminoacidica, o AAR, cruciale nella regolazione della risposta immunitaria così come nella segnalazione metabolica.
In quest’ultimo studio, i ricercatori sono riusciti a individuare il ruolo in quel cammino di un singolo aminoacido denominato prolina e hanno scoperto che l’HF è in grado di inibire un particolare enzima tRNA sintetasi denominato EPRS, responsabile dell’integrazione della prolina in altre proteine.
Gli autori dello studio ritengono che proprio la precisione con cui è stato individuato il ruolo dell’HF possa aprire la strada a nuove sperimentazioni farmacologiche per un’ampia gamma di disturbi.


http://www.global-antiaging-medicine.co ... utoimmuni/
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

Un rimedio fitoterapico della Medicina Cinese efficace quanto il metotrexate per curare l’artrite reumatoide

Un rimedio fitoterapico usato in Medicina Cinese per calmare il dolore articolare e come antinfiammatorio funziona bene quanto il metotrexate, un trattamento farmacologico standard prescritto frequentemente per controllare i sintomi dell’artrite reumatoide acuta. Questo è quanto afferma una ricerca pubblicata online negli Annals of the Rheumatic Diseases.
In aggiunta, i ricercatori hanno osservato che associando il rimedio erboristico con il metotrexate si realizza un trattamento più efficace.
Il rimedio fitoterapico Triptergium wilfordii Hook F, abbreviato in TwHF, è usato nella medicina Tradizionale Cinese per trattare il dolore articolare, il gonfiore e l’infiammazione ed è già approvato in Cina per trattare l’artrite reumatoide.
Il team di ricercatori assegnò i 207 pazienti con artrite reumatoide, che hanno partecipato allo studio, in modo casuale a uno dei tre seguenti gruppi di trattamento: 12.5 mg di metotrexate una volta alla settimana; 20 mg di TwHF tre volte al giorno, oppure una combinazione dell’uno e l’altro; tutti e trei gruppi assunsero i farmaci per un periodo di 24 settimane.
I ricercatori desideravano scoprire quale di questi approcci fosse in grado di alleviare in modo soddisfacente i sintomi per raggiungere una risposta ACR 50. Quest’ultima è una misura definita dal Collegio Americano di Reumatologia: indica il 50% di miglioramento riferito a segni e sintomi, quali sensibilità e gonfiore delle articolazioni e ad altri criteri includenti il dolore, la disabilità e la valutazione di severità della malattia fatta dal medico.
La maggior parte dei partecipanti ( 174; 84%) completarono la sperimentazione di 24 settimane. La proporzione di pazienti che raggiunse ACR50 fu di circa il 46.5% tra quelli trattati con il metotrexate; 55% in quelli trattati con solo TwHF; e intorno al 77% tra quelli trattati con entrambi i farmaci.
Ci fu qualche piccola differenza tra la frequenza o il tipo di effetti collaterali sperimentati nei differenti gruppi di trattamento, benché il numero di donne che manifestarono mestrui irregolari fu leggermente maggiore tra quelle trattate con TwHF.
Nel TwHF sono stati identificati più di 300 componenti, inclusi i diterpenoidi, che – sottolineano i ricercatori- la ricerca sperimentale suggerisce possano sopprimere i geni che controllano l’infiammazione e riducono la risposta immunitaria.
Recentemente un estratto della radice è stato anche studiato per indagare la possibilità di trattamento nelle malattie autoimmuni e in alcuni tipi di cancro.

http://www.lalungavitaterapie.it/rimedi ... eumatoide/
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

Reazioni a cibi fermentati e lieviti spesso coinvolte nelle malattie autoimmuni
Artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali (Crohn e Colite ulcerativa), tiroidite di Hashimoto, artrite psoriasica, diabete giovanile e malattie demielinizzanti (come la sclerosi multipla), ogni giorno che passa sembrano condividere sempre più dei meccanismi infiammatori comuni che coinvolgono anche la reazione alimentare ai lieviti e alle sostanze fermentate.
Negli ultimi anni abbiamo spesso riferito su queste pagine quanto fosse importante la reazione infiammatoria da cibo nel favorire la comparsa di malattie autoimmuni come l'Artrite reumatoide o le malattie infiammatorie intestinali (Crohn e Colite ulcerativa). Al punto che nel nostro centro seguiamo da anni le persone con malattie autoimmuni attraverso percorsi terapeutici specifici che prevedono l'analisi approfondita dei livelli infiammatori e delle reattività agli alimenti.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati su riviste scientifiche di rilievo numerosi articoli e ricerche che stanno evidenziando la presenza della reazione ai lieviti come elemento favorente, se non addirittura causale, di molte malattie autoimmuni. Si sta cioè confermando quello che da oltre 30 anni stiamo verificando nella nostra pratica clinica.
La reazione ai lieviti e alle sostanze fermentate sta diventando il più frequente riscontro nei pazienti che visitiamo nei nostri centri, seguito a ruota dalla reazione a glutine/frumento e poi al nichel e ai prodotti correlati.
Senza ombra di dubbio le "banali" reazioni al latte e ai derivati, almeno nella popolazione mitteleuropea, non sono più le preminenti e hanno ceduto il passo alle reazioni (intolleranze) emergenti legate a nuove abitudini alimentari e a modalità produttive diverse da un tempo.
Serve però ricordare che nelle malattie autoimmuni l'azione patologica è provocata alla fine da citochine infiammatorie come il BAFF, stimolate anche dall'assunzione di alcuni alimenti, come già descritto per il Lupus e per le alterazioni della tiroide.
Nell'ottobre 2013 un gruppo di ricercatori italiani ha pubblicato su Clinical Reviews in Allergy and Immunology un articolo sulla relazione tra lievito di birra e malattie autoimmuni (titolo intrigante: "Dalla cottura del pane all'autoimmunità"), affrontando il tema della malattia autoimmune attraverso una chiave di lettura innovativa e particolare (Rinaldi M et al, Clin Rev Allergy Immunol. 2013 Oct;45(2):152-61. doi: 10.1007/s12016-012-8344-9).
Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati del National Center for Biotechnology Information (NCBI) cercando le similitudini e le omologie tra gli autoantigeni (le sostanze a cui si indirizzano gli autoanticorpi) e altre sostanze biologiche. In modo sorprendente si è evidenziata una omologia dell'83% tra i mannani del Lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) e i più comuni autoantigeni.
Significa che quando l'organismo inizia a produrre anticorpi nei confronti dei lieviti (in accordo con le ipotesi di Finkelman e di Ligaarden), cioè in modo del tutto naturale quando i lieviti e le sostanze fermentate sono sistematicamente presenti nella alimentazione abituale, o in virtù di un eccesso alimentare (pizze, pane, formaggi, vino, cracker, brioche, yogurt), produce anche anticorpi che possono reagire con autoantigeni, cioè con parti dell'organismo che vanno a indurre, favorire e forse causare le diverse malattie autoimmuni.
Gli anticorpi contro i lieviti possono essere ritrovati nell'organismo molti anni prima della comparsa di una malattia autoimmune, come è stato verificato nei campioni ematici prelevati e poi conservati in emoteca di militari che anni dopo avevano sviluppato il morbo di Crohn.
Questo significa che una semplice attenzione dietologica, che favorisca la varietà alimentare e il controllo dei segnali di allarme (infiammazione da cibo e valore delle IgG, come avviene con RecallerProgram) può aiutare a prevenire e a curare efficacemente questo tipo di malattia, come da anni pratichiamo.
Senza voler entrare nella descrizione dettagliata di ciascun lavoro, è utile richiamare:
un lavoro ungherese pubblicato sullo European Journal of Neurology che documenta una alta prevalenza di anticorpi anti lievito e anti glutine nei soggetti con sclerosi multipla (Banati M et al, Eur J Neurol. 2013 Nov;20(11):1492-5. doi: 10.1111/ene.12072. Epub 2013 Jan 7);
due lavori effettuati presso la Facoltà di farmacologia di Monastir (Tunisia) pubblicati su Endocrine Research e su Rheumatology International relativi alla presenza di anticorpi anti lievito di birra nelle disfunzioni tiroidee (il Graves più dell'Hashimoto) e sulla elevazione significativa degli anticorpi IgG nei confronti dei lieviti in caso di Lupus Eritematoso Sistemico (LES). Entrambi i lavori segnalano perciò una possibile causa o concausa ambientale (la dieta) nello sviluppo di queste malattie;
un lavoro pubblicato sugli Annals of Rheumatic Disease da un gruppo di reumatologi della Northwestern University Feinberg School of Medicine, di Chicago, in cui si evidenzia con precisione che i recettori TLR2 presenti nelle articolazioni sono i probabili responsabili del mantenimento della reazione infiammatoria cronica, identificando una sostanza che li attiva proveniente dal tessuto sinoviale. È importante ricordare che i TLR2 sono tra i recettori attivati dagli alimenti nelle reazioni da cibo e fanno parte della immunità innata e questo studio riporta l'attenzione non tanto sulla reazione anticorpale, ma sulla attivazione infiammatoria (Shi B eta al, Ann Rheum Dis. 2012 Aug;71(8):1411-7. doi: 10.1136/annrheumdis-2011-200899. Epub 2012 Apr 20).
Un tale livello di produzione scientifica continua a indicare una direzione di approfondimento in cui la relazione ambientale (ad esempio dieta, reazione ad alimenti e inquinamento) gioca un ruolo decisivo per lo sviluppo dell'autoimmunità.
Il pensiero sull'autoimmunità sta cambiando grazie alle acquisizioni più recenti. Oggi non è certo più quello della produzione di un anticorpo contro se stessi, ma della alterazione del coordinamento immunologico interno, mentre i sintomi presenti nelle malattie autoimmuni sono legati alla anomala aggregazione di anticorpi, autoanticorpi e proteine alimentari omologhe che diventano stimolanti dei processi infiammatori cronici (chi pensa alla autodistruzione, si sbaglia...)
Si tratta di un bel salto di qualità: oggi la gente percepisce erroneamente la malattia autoimmune come una incomprensibile azione dell'organismo contro se stesso. La realtà è che si tratta di uno scoordinamento immunologico in cui le scelte alimentari individuali possono avere un peso rilevante, rimettendo in mano a ciascuno le redini del proprio destino.
Gli stimoli infiammatori che possono derivare da una alimentazione con eccesso di lieviti stanno diventando i più importanti e la conocenza di questi elementi può mettere ciascuno in condizione di capire come mantenere il proprio benessere o riconquistarlo qualora lo avesse smarrito...
Attilio Speciani
Allergologo e Immunologo Clinico


http://www.eurosalus.com/malattie-cura/ ... us-tiroide
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bagghi68
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da bagghi68 »

Bellissimoooo!!! Speciani è un immunologo al quale pensavo già di rivolgermi...solo che costa tanto!!! GRAZIE SPERANZA!!!
Asma dall' età di 13 anni
orticaria cronica factizia dal 2004
Tiroidite autoimmune di Hashimoto dal 2005
psoriasi da aprile 2012
artrite psoriasica da luglio 2012 con trocanterite ed entesite bilaterale.
A fine 2012 diagnosi di sinovite cronica bilaterale coxofemorale.
Nel 2013 infiltrazioni di cortisone nelle coxofemorali ( 1 a sinistra, 3 a destra in due mesi!!) inizio a camminare col bastone.
Settembre 2013 riacutizzazione dell'artite.
Gennaio 2014 ARTROSCOPIA anca destra .
Luglio 2014 ennesima infiltrazione anca destra... acido ialuronico e ozono,,inutile! Cammino esclusivamente con due stampelle.
Settembre 2014 altre due infiltrazioni: piede sx e spalla dx .Inizio ENBREL.
Dicembre 2014 intervento di protesi totale anca destra..
Febbraio 2015 mollo le stampelle e riprendo ENBREL
Aprile 2015 riacutizzazione dell'artrite, sospendo ENBREL e passo a HUMIRA , segue seconda infiltrazione anca sinistra, inutile. Riprendo entrambe le stampelle.
Luglio 2015 riacutizzazione che coinvolge le spalle, segue seconda infiltrazione spalla destra e piede sinistro, non riesco più a usare le stampelle per percorsi lunghi. Sedia a rotelle.
Settembre 2015 terza infiltrazione spalla destra e prima spalla sinistra
Ottobre 2015 protesi totale anca sinistra. FINALMENTE CAMMINO!!!
Maggio 2016 nuova riacutizzazione. Sospendo Humira, inizio Cimzia.
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

lunedì, 24 marzo 2014 8:37

Quando il conto dell'autoimmunità è davvero salato
La prevalenza delle malattie autoimmuni sta crescendo in modo impressionante in tutte le nazioni industrializzate.
I farmaci per la loro cura (non sempre efficaci e spesso portatori di pesanti effetti collaterali) stanno purtroppo conquistando quote di mercato sempre crescenti creando un importante aggravio di costi per qualsiasi servizio sanitario.
Un conto salato quindi, sia dal punto di vista economico sia da quello personale, che ha molto a che fare con il semplice sale da cucina (cloruro di sodio) e con i cibi ad alto contenuto salino (pane, cracker, prosciutti, dadi, carni conservate, formaggi).
Molti lavori stanno infatti mettendo in stretta correlazione lo sviluppo delle malattie autoimmuni (dalla tiroidite di Hashimoto all'Artrite reumatoide) con lo stimolo indotto dall'aumentato consumo alimentare di sale, sotto qualsiasi forma.
Fino ad ora è sempre stato chiaro il rapporto tra consumo di sale e aumento della pressione arteriosa, poi si è capito che la mortalità da qualsiasi causa poteva essere correlata nella sua crescita all'aumentato consumo di sale.
Tanto più elevato il consumo di sale, tanto più elevata la possibilità di riceverne dei danni, con un indice di mortalità a questo strettamente correlato.
Un nostro attento lettore (il biologo nutrizionista di Cagliari Andrea Deledda) alla pubblicazione su Eurosalus di quell'articolo commentava segnalando alcune ricerche sul rapporto tra sale ed autoimmunità, che si iscrivono perfettamente nella attualissima relazione esistente tra ambiente esterno (ciò che si mangia) e sistema immunitario.
I cibi ad alto contenuto salino sono spesso prodotti fermentati, ed una recente connessione tra autoimmunità e lieviti è stata segnalata proprio da queste pagine.
Gli studi di un gruppo di ricerca della Yale School of Medicine hanno consentito di pubblicare su Nature non tanto il dato clinico in sé (il sale favorisce la comparsa di malattie autoimmuni), ma uno dei possibili meccanismi che lo giustifica, cioè l'attivazione di un particolare gruppo di linfociti chiamati Th17 (Kleinewietfeld M et al, Nature. 2013 Apr 25;496(7446):518-22. doi: 10.1038/nature11868. Epub 2013 Mar 6).
Questa ricerca si è basata sugli studi precedenti effettuati presso la Harward Medical School e pubblicati qualche mese prima sempre su Nature. Gli autori segnalavano proprio le cellule Th17 come possibili cellule immunitarie coinvolte nei processi di autoimmunità e di sensibilità alla concentrazione salina (Wu C et al, Nature. 2013 Apr 25;496(7446):513-7. doi: 10.1038/nature11984. Epub 2013 Mar 6).
Probabilmente troveremo altre cellule sensibili anche ad altre concentrazioni di sostanze che potranno correlare con altri gruppi di alimenti, ma di certo stiamo assistendo ad una codifica finalmente scientifica delle azioni alimentari sul sistema immunitario. Sarà possibile contrastare con maggiore determinazione i sorrisetti ironici di molti colleghi che sottostimano l'importanza delle scelte alimentari per il trattamento dei disordini immunologici.
Ci troviamo quindi di fronte a considerazioni scientifiche e contemporaneamente sociologiche. Se il conto sanitario è salato, si dovrebbe contrastare il fatto che molte aziende aumentino progressivamente il contenuto di sale dei loro prodotti per stimolarne la palatabilità e il richiamo all'acquisto.
Dalla nostra parte abbiamo la consapevolezza e per fortuna la conoscenza di molti processi legati all'infiammazione e sappiamo come muoverci. Eppure sappiamo quanto sia difficile modificare abitudini consolidate. In SMA seguiamo le persone con patologie autoimmuni con percorsi terapeutici specifici, che nella maggior parte dei casi richiedono il controllo dell'infiammazione da cibo attraverso la riduzione dei cibi lievitati e dei cibi salati.
Più facile sarebbe prevenire questa degenerazione aiutando fin dalla scuola materna ad orientare scelte alimentari che non obblighino l'uso di cibi industriali (anche 100 volte più salati degli artigianali), ma favoriscano l'uso di frutta e verdura e di prodotti domestici sicuramente più sani.
Attilio Speciani
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LauraD
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da LauraD »

speranza_ultima ha scritto:anche questo

http://www.eurosalus.com/malattie-cura/ ... us-tiroide

sembra interessante
L'intestino è il mio nemico. : Fuck You : : Fuck You : : PirateCap : : PirateCap :

: WallBash : : WallBash : : WallBash : :X :X :X
Io sai quante volte l'ho detto a duemila gastroenterologi, che i biscotti secchi, i prodotti di panificazione secchi in genere, come grissini, fette biscottate ecc...
mi fanno un male cane?
Mi provocano un blocco totale della funzionalità gastroenterica.dolore fisso in ipocondrio dx, laddove, guarda caso, mi hanno riscontrato una non ben definita (ancora) "ipertrofia".
Io dico che è tessuto psoriasico.
il tutto mi provoca dolori all'anca dx.
L'ultima gastro, una giovinastra di origini marchigiane, mi ha riso in faccio quando gliel'ho detto.

Se scopro che avevo ragione la distruggo ... : Rolleyes : : Rolleyes : : Andry : : Andry : : Andry : : Andry :
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LauraD
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da LauraD »

e guarda caso contengono tutti lo stesso tipo di lievito industriale.

Per me un coinvolgimento dell'intestino è sicuro.
:O : book :
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da bagghi68 »

Organizziamo pullman per Speciani????
Io sono ASSOLUTAMENTE convinta che la dieta sia importantissima....ma i reum secondo me non hanno le idee chiarissime!!! Perlomeno quelli che ho frequentato io!!! Allora....visto che il biologico per ora non è nel mio futuro....un tentativo con la dieta potrei anche farlo!! Intanto ho tolto i latticini di mia iniziativa...mai più avuto mal di pancia!! Qcosa vorrà dire no???
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Tiffany
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da Tiffany »

E allora cosa dite dei vegani? Non mangiano nulla, se non fiocchi, semi, carboidrati, frutta e verdura... Sicuramente uno stile alimentare corretto va fatto, ma.. purtroppo lo spettro dei se e ma mi perseguita.... :|
Immagine

"Il grande silenzio dei cani ci consola delle futili parole degli uomini" (Chaumont)


1979 Esordio emicrania, ora cronicizzata.
2006 Esofagite erosiva, incontinenza cardiale, gastroduodenopatia iperemica, litiasi renale bilaterale.
2010 Connettivite Indifferenziata (fenomeno di Raynaud), gonartrosi dx, spondilosi lombare, deficit DLCO, deficit vitamina D3.
25/07/2011 Spondiloartrite
13/9/2011- Rachialgia dorso-lombare; Coxalgia dx; Neuropatia bilaterale in soggetto con Artrite polidistrettuale; Osteoporosi alto livello
4/10/2011 Situazione osteoporosi severa.
6/10/2011 Crollo vertebrale con frattura D4 e D7
13/07/2012 Nuovo cedimento vertebrale
13/08/2012 Ernia dorsale tra D7 e D8
24/9/2012 Si scopre la malformazione Arnold Chiari
7/11/2012 Deficit VI nervo cranico (bilaterale)
30/7/2013 Scosse di nistagmo orizzontali
ottobre 2015 lesione meniscale bilaterale, rotulea fuori asse, ginocchio dx con cisti meniscale ginocchio sx con cisti baker
giugno 2015 si aggiunge fibromialgia
... Riusciranno i nostri eroi a metterci il punto?!? No!
sett 2016 psoriasi
Sett 2016 frattura spontanea quarto raggio piede ma viene diagnosticata solo a fine dicembre

... E dal 2013 Pier, mio figlio, mi tiene compagnia con un'artrite reattiva

La malattia è parte di me, ma non ha potere su me!
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

Tiffany ha scritto:E allora cosa dite dei vegani? Non mangiano nulla, se non fiocchi, semi, carboidrati, frutta e verdura... Sicuramente uno stile alimentare corretto va fatto, ma.. purtroppo lo spettro dei se e ma mi perseguita.... :|
a proposito di dieta vegana

DIETA VEGANA E MALATTIE AUTOIMMUNI
1 APRILE 2014
Una dieta vegana ha chiari effetti sulla sintomatologia in pazienti affetti da malattie autoimmuni. Quelle di più frequente riscontro sono: l’artrite reumatoide, il diabete mellito di tipo I, il Morbo di Chron, la colite ulcerosa, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la psoriasi, la sclerodermia, la polimiosite, le connettiviti autoimmuni e la tiroidite di Hashimoto.
Secondo Michela De Petris, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione «attraverso un’alimentazione corretta è possibile modificare il decorso della malattia, ridurre l’intensità ed il numero dei disturbi fisici ad essa correlati, allungare i periodi di benessere, diminuire le fasi di riacutizzazione e migliorare la prognosi».
Lo Studio più accurato rivolto a valutare gli effetti della dieta sull’artrite reumatoide è stato condotto in Norvegia una ventina d’anni fa. I soggetti del gruppo in esame (27 pazienti) vennero sottoposti ad un periodo di digiuno di sette-dieci giorni, nel corso del quale si limitarono ad assumere un succo di frutta che apportava 200-300 kcal al giorno, ed al termine del quale iniziarono a seguire una dieta vegana che escludeva glutine, zucchero raffinato, agrumi, alcool, caffè, tè, sale, spezie piccanti e conservanti. Dopo alcuni mesi, il gruppo in esame passò lentamente ad una dieta latto-vegetariana per il restante periodo di osservazione (1 anno totale). Introducendo latte, latticini, e glutine a giorni alterni. I soggetti del controllo (26 pazienti) consumarono invece una comune dieta mista. Dopo quattro settimane, vennero rilevati miglioramenti significativi per quanto riguarda mobilità e tumefazione articolare, dolore, durata della rigidità mattutina, forza di prensione, e modificazioni dello stato di salute globale. Questi miglioramenti significativi vennero mantenuti nei soggetti del gruppo in esame per tutta la durata dello Studio. Il gruppo che seguì la dieta vegetariana aveva valori molto più bassi di velocità di eritrosedimentazione (VES, indice molto sensibile di infiammazione) e di Proteina C-Reattiva (PCR, indice di infiammazione).
Anche un altro studio recente ha dimostrato che una dieta vegetariana stretta, senza glutine e latte e derivati, migliora nettamente i sintomi dell’artrite reumatoide e si accompagna a una netta riduzione dell’attività anticorpale contro gli antigeni contenuti nel glutine e nel latte.
Secondo il gruppo svedese, del Karolinska Institute di Stoccolma, autore dello studio, il 40 per cento dei pazienti a dieta vegetariana stretta (senza glutine e latte), comparato con il 4 per cento del gruppo a dieta normale, mostra un significativo miglioramento dei sintomi di artrite reumatoide.
Le indicazioni alimentari della dottoressa De Petris sono: basare la propria dieta su cibi di origine vegetale (cereali, legumi, verdura, frutta, semi, noci), preferire preparazioni semplici, scegliere alimenti non conservati o troppo elaborati, consumare in abbondanza cibi ricchi di vitamine ed acidi grassi buoni; limitare il più possibile l’assunzione di acidi grassi saturi animali e di acido arachidonico (precursori di prostaglandine infiammatorie): latte, formaggi, burro, uova, carne, salumi (eliminarli completamente nelle fasi di riacutizzazione); ridurre il consumo di acidi grassi della serie omega 6 (promuovono la sintesi di acido arachidonico): olio di soia, olio di girasole, olio di mais, olio di sesamo, olio di semi vari, margarina, maionese, semi di girasole; incrementare l’uso di cibi ricchi di acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 (riducono la sintesi di molecole infiammatorie e svolgono una potente attività antinfiammatoria): olio di lino (a crudo), semi di lino, noci, rosmarino ed origano secco, semi di zucca, fagioli di soia, portulaca, mandorle e nocciole; assumere giornalmente alimenti ad alto contenuto di vitamine antiossidanti A, C, E (contrastano l’attività dei radicali liberi che stimolano la produzione di molecole infiammatorie); utilizzare zenzero (fresco o secco in polvere) e peperoncino; preferire il consumo di cereali integrali in chicco (riso, avena, orzo, miglio, amaranto, quinoa, grano saraceno, mais) per il loro contenuto in acidi grassi polinsaturi (omega 3); ridurre l’utilizzo di alimenti ricchi di glutine (grano, farro, kamut, seitan); eliminare il più possibile prodotti contenenti zuccheri semplici (biscotti, torte, bibite zuccherate, miele, gelati, prodotti di pasticceria in genere) e imparare a cucinare dolci alternativi sostituendo latte, uova, burro e zucchero con: latti vegetali (di riso, soia, avena, mandorla), creme di nocciola, di mandorla, frutta secca, uva passa e succo di mela; raggiungere e mantenere un peso corretto (BMI compreso fra 18.5 e 24.9); eccessi alimentari stimolano la produzione di radicali liberi e promuovono l’infiammazione dei tessuti; se possibile, svolgere un’attività fisica moderata e regolare (passeggiate, nuoto, bicicletta) che consente di preservare il trofismo muscolare, mantenere la mobilità articolare e migliorare il tono dell’umore. (grazie a Michela De Petris e SSNV.it)

Stefano Momentè


http://www.morasta.it/dieta-vegana-e-ma ... utoimmuni/
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bagghi68
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da bagghi68 »

Belloooooo !!! Tutto il ragionamento sugli omega 3 è correttissimo e mi ricorda veramente tanto la dieta kousmine ( sembra proprio un clone!! ) che infatti comincia con 7 giorni di digiuno e punta su alimenti freschi..semi di lino, zucca e girasole ( omega 3 ) e vit. A,C,E.
Concessa comunque la carne una volta al mese e le uova!! Quindi non è una dieta estremista vegetariana come la vegana ( che è anche una filosofia di vita) ma è ragionata sul valore biochimico e metabolico dei nutrienti!!
Che dire?? Io non farò mai un digiuno di 7 giorni...non ne sarei capace assolutamente!! Però sostituire il latte vaccino con quello di soia....lo zucchero bianco raffinato con quello di canna e preferire alimenti freschi...frutta e verdura..è fattibilissimo...soprattutto in estate !!
Mettere i semi di zucca e di lino nell'insalata è facile e la rende gustosissima ( io ci metto anche la mela!!)
...Insomma...tentare non nuoce!!
Buon appetito!!
Asma dall' età di 13 anni
orticaria cronica factizia dal 2004
Tiroidite autoimmune di Hashimoto dal 2005
psoriasi da aprile 2012
artrite psoriasica da luglio 2012 con trocanterite ed entesite bilaterale.
A fine 2012 diagnosi di sinovite cronica bilaterale coxofemorale.
Nel 2013 infiltrazioni di cortisone nelle coxofemorali ( 1 a sinistra, 3 a destra in due mesi!!) inizio a camminare col bastone.
Settembre 2013 riacutizzazione dell'artite.
Gennaio 2014 ARTROSCOPIA anca destra .
Luglio 2014 ennesima infiltrazione anca destra... acido ialuronico e ozono,,inutile! Cammino esclusivamente con due stampelle.
Settembre 2014 altre due infiltrazioni: piede sx e spalla dx .Inizio ENBREL.
Dicembre 2014 intervento di protesi totale anca destra..
Febbraio 2015 mollo le stampelle e riprendo ENBREL
Aprile 2015 riacutizzazione dell'artrite, sospendo ENBREL e passo a HUMIRA , segue seconda infiltrazione anca sinistra, inutile. Riprendo entrambe le stampelle.
Luglio 2015 riacutizzazione che coinvolge le spalle, segue seconda infiltrazione spalla destra e piede sinistro, non riesco più a usare le stampelle per percorsi lunghi. Sedia a rotelle.
Settembre 2015 terza infiltrazione spalla destra e prima spalla sinistra
Ottobre 2015 protesi totale anca sinistra. FINALMENTE CAMMINO!!!
Maggio 2016 nuova riacutizzazione. Sospendo Humira, inizio Cimzia.
Plantari per i piedi e busto per la schiena.
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speranza_ultima
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Re: ULTIME RICERCHE

Messaggio da speranza_ultima »

questo articolo è uscito un'ora fa

http://www.liquidarea.com/2014/06/gene- ... 3A%3A..%29

molto interessante


Gene di parassita suino utile contro malattie autoimmuni

Vermi parassiti di suini potrebbero portare a nuovi trattamenti per alcune malattie infiammatorie intestinali, l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, il diabete e l’autismo, stando a uno studio dell’Universita’ di Melbourne pubblicato sulla rivista Nature Medicine.


Gli scienziati della Facolta’ di Veterinaria, guidati da Aaron Jex, sono riusciti a mappare i geni del tricocefalo del suino, un ascaride che puo’ portare alla perdita del bestiame e, negli umani, soprattutto nei bambini dei Paesi in via di sviluppo, causare dissenteria, malnutrizione e insufficiente sviluppo fisico e mentale. superparassiti 300x195 Gene di parassita suino utile contro malattie autoimmuni“I geni – ha spiegato Robin Gasser, che ha partecipato allo studio – ci raccontano quali proteine usa questo verme per interagire con il nostro sistema immunitario.

La conoscenza questo passaggio molecolare puo’ essere un utilissimo punto di partenza per comprendere le malattie autoimmuni che affliggono l’uomo e portar a nuovi progetti di farmaci e terapie”.
Ultima modifica di speranza_ultima il 19/07/2014, 18:46, modificato 4 volte in totale.
La speranza è l'ultima a morire
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