La sedia a rotelle
Inviato: 23/10/2019, 15:10
La Sedia A Rotelle
Per il popolo malato che ancora deambula è un vero e proprio spettro, fa tanta paura, per un uomo il suo arrivo significa perdita di virilità.
Troppo spesso la sedia viene vista come il punto di arrivo, la fine, quando è invece il punto di inizio, è un ritorno alla vita realmente vissuta, ci ho messo un pò a farmene una ragione, ancora non è presente nel mio "corredo di ausilii", dovrebbe arrivare, salvo complicazioni, a breve.
Il medico che me l'ha prescritta, mi dice di godermela, di pensare ad alcune cose che al momento mi sono diventate quasi impossibili da fare, tipo a quanto si rinuncia perché "è dura, non ce la faccio, posso andare ma poi non riesco a tornare."
Vacanze, feste patronali, musei, concerti, centri commerciali, si rinuncia perchè se non si trova parcheggio abbastanza vicino sono bestemmie degne del Necronomicon!
L'esempio più facile riguarda i centri commerciali, sono impraticabili con il bastone o le stampelle, una giornata così ti ucciderebbe, come già accaduto in passato, con la sedia torneresti a goderti giornate che ora vivi come un supplizzio.
Con la sedia non ci si ferma, anzi, si torna a vivere, si torna a fare ciò che ci piaceva fare in un passato ormai forse non troppo lontano.
La gente ti guarderà "strano", saranno molti gli sguardi di pietà, alcuni ti eviteranno perché la paura di ciò che non si conosce è tanta. Ma gli altri non sanno e non comprendono che la sedia è un vero e proprio salvavita senza effetti collaterali.
E pensare che quando si scrive,” costretto su una sedia a rotelle”, si uccide il desiderio di migliaia di persone disabili di mantenere una relativa autonomia di movimento anche quando le gambe cominciano a cedere per gli acciacchi sempre più invalidanti, provate a chiedere ai vostri conoscenti, anche ai disabili con residue capacità di deambulazione, insomma non paralitici, se non si sentirebbero menomati, qualora gli venisse proposto di usare una carrozzina, almeno per gli spostamenti fuori casa, la risposta è scontata purtroppo, perchè da noi la carrozzina, come detto prima, viene vista in maniera esattamente opposta a quello che in realtà promette di fare per persone con difficoltà motorie.
La carrozzina è una roba per malati gravi, per paralitici, infermi totali, guai persino a pensarci, e invece nel nostro futuro dovremmo poter immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza, cosa che avviene già in quasi tutti i paesi civilizzati dl mondo, ma come sempre in Italia siamo indietro con il concetto di autonomia, di disabilità, di barriere fisiche e mentali, probabilmente figlio di un'educazione troppo antquata , dove sin da piccoli ci viene inculcato che il disabile non lavora, il disabile non viaggia, il disabile non vive autonomamente, praticamente il DISABILE NON VIVE, resta segregato in casa ed aspetta sempre che ci sia qualcuno che faccia le cose per lui, non solo in funzione dei propri reali limiti imposti dalla propria condizione fisica, ma per una legge non scritta in cui si stabilisce che il disabile non possa essere autonomo in qualche maniera, anche minima.
Cara sedia che tu sia la benvenuta nella vita mia e di chi mi sta intorno, ricordati solo che per me sarà difficile stare al tuo passo, dovrò ricordare com'era la mia vita con le tue cugine stampelle che non verranno abbandonate, prometto!
Per il popolo malato che ancora deambula è un vero e proprio spettro, fa tanta paura, per un uomo il suo arrivo significa perdita di virilità.
Troppo spesso la sedia viene vista come il punto di arrivo, la fine, quando è invece il punto di inizio, è un ritorno alla vita realmente vissuta, ci ho messo un pò a farmene una ragione, ancora non è presente nel mio "corredo di ausilii", dovrebbe arrivare, salvo complicazioni, a breve.
Il medico che me l'ha prescritta, mi dice di godermela, di pensare ad alcune cose che al momento mi sono diventate quasi impossibili da fare, tipo a quanto si rinuncia perché "è dura, non ce la faccio, posso andare ma poi non riesco a tornare."
Vacanze, feste patronali, musei, concerti, centri commerciali, si rinuncia perchè se non si trova parcheggio abbastanza vicino sono bestemmie degne del Necronomicon!
L'esempio più facile riguarda i centri commerciali, sono impraticabili con il bastone o le stampelle, una giornata così ti ucciderebbe, come già accaduto in passato, con la sedia torneresti a goderti giornate che ora vivi come un supplizzio.
Con la sedia non ci si ferma, anzi, si torna a vivere, si torna a fare ciò che ci piaceva fare in un passato ormai forse non troppo lontano.
La gente ti guarderà "strano", saranno molti gli sguardi di pietà, alcuni ti eviteranno perché la paura di ciò che non si conosce è tanta. Ma gli altri non sanno e non comprendono che la sedia è un vero e proprio salvavita senza effetti collaterali.
E pensare che quando si scrive,” costretto su una sedia a rotelle”, si uccide il desiderio di migliaia di persone disabili di mantenere una relativa autonomia di movimento anche quando le gambe cominciano a cedere per gli acciacchi sempre più invalidanti, provate a chiedere ai vostri conoscenti, anche ai disabili con residue capacità di deambulazione, insomma non paralitici, se non si sentirebbero menomati, qualora gli venisse proposto di usare una carrozzina, almeno per gli spostamenti fuori casa, la risposta è scontata purtroppo, perchè da noi la carrozzina, come detto prima, viene vista in maniera esattamente opposta a quello che in realtà promette di fare per persone con difficoltà motorie.
La carrozzina è una roba per malati gravi, per paralitici, infermi totali, guai persino a pensarci, e invece nel nostro futuro dovremmo poter immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza, cosa che avviene già in quasi tutti i paesi civilizzati dl mondo, ma come sempre in Italia siamo indietro con il concetto di autonomia, di disabilità, di barriere fisiche e mentali, probabilmente figlio di un'educazione troppo antquata , dove sin da piccoli ci viene inculcato che il disabile non lavora, il disabile non viaggia, il disabile non vive autonomamente, praticamente il DISABILE NON VIVE, resta segregato in casa ed aspetta sempre che ci sia qualcuno che faccia le cose per lui, non solo in funzione dei propri reali limiti imposti dalla propria condizione fisica, ma per una legge non scritta in cui si stabilisce che il disabile non possa essere autonomo in qualche maniera, anche minima.
Cara sedia che tu sia la benvenuta nella vita mia e di chi mi sta intorno, ricordati solo che per me sarà difficile stare al tuo passo, dovrò ricordare com'era la mia vita con le tue cugine stampelle che non verranno abbandonate, prometto!