La Storia del Jazz: 4 IL BE BOP

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Vincenzo
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Iscritto il: 19/06/2011, 23:28

La Storia del Jazz: 4 IL BE BOP

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La parola Be Bop (a volte Re Bop) è un suono onomatopeico che imita una frase di due note dell’intervallo di quinta diminuita tipico delle nuove armonizzazioni usate dai Bopers, ma fa riferimento, nel linguaggio gergale anche ai termini di rissa, coltellata o rivolta.
Rivolta nei confronti dello swing commerciale che si manifesta suonando senza un programma, un fraseggio nervoso, frammentato e velocissimo con nuove soluzioni armoniche e ritmiche indiavolate.

L’obiettivo dello swing e delle grandi orchestre (e soprattutto delle case discografiche) era stato quello di non far pensare alla guerra e ai problemi sociali con una musica allegra, spensierata e da ballo.
I musicisti neri che militavano in queste orchestre avvertono però l’esigenza di svincolarsi dagli arrangiamenti rigidi delle Big Band e di esprimersi più liberamente per manifestare la loro ribellione a quel mondo di finta allegria.
Ecco allora che alcuni di loro, dopo il lavoro in orchestra si riuniscono in piccole formazioni (combos) formate da tre/sette elementi per sperimentare nuove soluzioni armoniche e nuovi arrangiamenti. Questo tipo di formazione (tromba, sax e ritmica con l’aggiunta a volte del trombone) permette di suonare senza arrangiamenti scritti basandosi su un canovaccio e sviluppando la capacità di interazione ed empatia fra i musicisti. Si raggiungono così due obiettivi, uno ideologico in quanto la piccola formazione di neri si opponeva alle Big Band dei bianchi e l’altro era la possibilità di suonare in locali piccoli con compensi ridotti.
I boppers danno così vita ad un movimento culturale, elitario, nero e di nicchia che si oppone al mondo borghese, razzista e perbenista e che si manifesta non solo con la musica ma anche attraverso l’immagine (occhiali neri, baffetti, pizzetti, linguaggio) e uno stile di vita senza regole e limitazioni. Il jazz diventa rivoluzione, movimento intellettuale e impegno sociale.

Tutto ciò nasce nella 52^ strada di New York nei locali di Monroe’s e Minton’s con l’arrivo da Kansas City di un ragazzo di 19 anni che sperimenta nuove sonorità suonando ad un ritmo velocissimo: era Charlie Parker che diventerà un punto di riferimento per tutti i musicisti. In questi locali, di notte, si riuniscono insieme a Parker, Thelonious Monk, Dizzy Gillespie, Kenny Clarke e Charlie Christian per sperimentare nuove soluzioni e “riprendersi” la loro musica usurpata dai bianchi.

Il Bop è l’esatto contrario dello swing, non c’è nulla di banale, scontato e ballabile. I brani prevedono l’esposizione del tema (a volte nemmeno quello per non pagare i diritti d’autore) seguita da improvvisazioni molto lunghe con frasi scattanti, velocissime, nervose e dissonanti con abbondante utilizzo di accordi diminuiti o aumentati (banditi nelle composizioni di periodi precedenti), dissonanze e nuove scale su cui improvvisare. Si stavano gettando le basi per un jazz molto più vicino alla musica delle radici (africane) e che avrebbe portato dopo la parentesi del Cool all’Hard Bop ed alla rivoluzione del Free.

Discografia minima:
Art Blakey
Max Roach
Kenny Clarke
Charlie Christian
Dexter Gordon
Charlie Parker
Bud Powell
Thelonious Monk
J. J. Johnson
Miles Davis
Dizzy Gillespie
Fats Navarro

http://www.youtube.com/watch?v=Clp9AeBd ... re=related

http://www.youtube.com/watch?v=F2s6LZUd ... re=related

http://www.youtube.com/watch?v=lo-C-Gk-KNQ

http://www.youtube.com/watch?v=cTfBpKzu6XA
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