FERITE INVISIBILI!

discutiamo tra noi dei temi che più ci interessano
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Azzurra99
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FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Azzurra99 »

L'ABUSO PSICOLOGICO RIMANE INVISIBILE AGLI OCCHI DELLE PERSONE PERCHE' NON LASCIA FERITE EVIDENTI COME LA VIOLENZA FISICA! MA LA VIOLENZA PSICOLOGICA FERISCE L'ANIMA...A VOLTE ANCHE SENZA CHE QUALCUNO SE NE ACCORGA!

MALTRATTAMENTI INVISIBILI: VIOLENZA PSICOLOGICA IN FAMIGLIA....

La maggior parte delle volte neanche le vittime realizzano di subire un maltrattamento. Per questo motivo il maltrattatore cerca di fare in modo che chi le circonda cominci a dubitare delle loro impressioni, dei loro ragionamenti e persino della realtà delle loro azioni. Convincere una persona che la sua percezione della realtà, dei fatti e dei rapporti personali è sbagliata e ingannevole, è assai facile. Bisogna negare che sia mai successo quello che invece è accaduto e a cui si è presenziato; basta convincerla che, invece, ha detto o fatto qualcosa che non ha né detto né fatto; accusarla di aver dimenticato quanto realmente è accaduto, di inventare problemi per poi soccombere ai sospetti, di interpretare sempre in modo errato, di deformare le parole e le intenzioni, di non avere mai ragione, di immaginare nemici e fantasmi inesistenti. Per chi è nella posizione della vittima è difficile accorgersi della violenza subita, perché in certe situazioni si sviluppano meccanismi psicologici per non vedere la realtà, quando questa risulta troppo sgradevole. Il fatto di accettare di essere vittime di una situazione di maltrattamento psicologico, probabilmente da parte di una persona che si stima, comporta un enorme carico di ansia che non è facile metabolizzare. È difficile accettare che qualcuno che dovrebbe amarti ti usi violenza. E dal momento che la vittima non ne capisce i motivi, diventa insicura, irritabile, aggressiva e persino violenta. È come il gatto che si morde la coda, perché attribuisce la colpa dell’ansia che prova non al maltrattatore, ma alla propria sensibilità o eccessiva suscettibilità. E il maltrattatore in questione alimenta questo dubbio scrollandosi di dosso le proprie responsabilità e accusando la vittima di essere pazza, isterica, depressa o paranoica.
Questi maltrattatori negano l’aggressione, condiscono le loro frasi di humor, di ironia, di commenti apparentemente innocenti che vanno dritti ai punti deboli del maltrattato. Se la vittima si lamenta, si sente dire una cosa che l’abbatte ancora di più: “Scherzavo tesoro, non devi prendertela tanto”, frasi che insinuano il sospetto che lei sia un’instabile pronta ad offendersi al minimo pretesto o una sciocca completamente priva di ironia. L’aggressore nega l’aggressione; il problema, dunque, viene scaricato tutto sulla vittima. La psichiatra definisce questa violenza come “perversa”, una vera e propria distruzione, molto insidiosa perché indiretta. La persona viene fatta a pezzi, in maniera costante e ripetuta, attraverso gesti e parole di disprezzo, umiliazione e discredito,. L’aggressore scarica sugli altri le proprie frustrazioni, evitando così ogni responsabilità e conflitto interiore. E umilia chi ha vicino. L’obiettivo, dunque, è l’occultamento della propria incompetenza e debolezza. L’aggressore non perde mai le staffe e non alza mai la voce; parla sempre con lo stesso tono piatto, manifesta una fredda ostilità che è pronto a negare quando si allude ad essa. La causa del problema non è evidente, l’aggressore si rifiuta di parlare di ciò che non funziona; questo rifiuto paralizza la vittima e le impedisce di trovare una soluzione. Tutto quello che quest’ultima può dire viene sistematicamente deformato per poterla trovare sempre in fallo: viene disprezzata e umiliata. Lui la prende in giro, ma i modo sottile, così che i possibili testimoni avvertano solo un vago sentore d’ironia.
L’abuso psicologico si realizza attraverso affermazioni terse a svilire, minacce velate, critiche e derisioni indirizzate all’aspetto fisico della vittima, alle sue iniziative e alla sua personalità, accuse e via dicendo, il tutto nascosto sotto atteggiamenti affettuosi volti a disorientare la vittima perché, evidentemente, è difficile diffidare di qualcuno che ti da del grassone per tutto il tempo ma poi sostiene di non poter vivere senza di te e che quando ti prende di mira lo fa solo per scherzare e che sei tu che te la rendi sempre a male. L’aggressore è solo un essere mediocre, consapevole del proprio grigiore, con un’assoluta mancanza di rigore morale e un disturbo serio dell’identità. E dunque per compensare il senso d’inferiorità, l’insoddisfazione occulta ma profonda, cerca di guadagnare potere sulla vittima.

VIOLENZA PSICOLOGICA IN FAMIGLIA: Recente giurisprudenza di merito e di legittimità ha aperto il varco alla tutela penale degli abusi psicologici quando essi, sulla base di un rapporto personale continuativo tra autore del reato e vittima, connotato da sistematiche e abituali sopraffazione psicologiche per lo più verificatesi nell’ambito delle mura domestiche, sono tali da rendere abitualmente dolorose le relazioni familiari e da determinare uno stato di avvilimento morale vuoi con atti, vuoi con parole che offendono il decoro e la dignità della persona, nonché con violenze (psicologiche appunto) capaci di produrre sensazioni dolorose pur senza lasciare traccia visibile.
Ci sono parole, azioni, comportamenti, interazioni che nessuna legge punisce (o riesce a punire, almeno fino ad oggi), ma che possono risultare ancor più invalidanti di una ecchimosi o di uno sfregio, perché feriscono, tagliano e segnano in modo indelebile la coscienza. Si tratta di una violenza che riguarda situazioni diverse sia di tipo carenziale-omissivo che di tipo attivamente lesivo, che colpiscono il benessere emotivo e psicologico della vittima.
La provocazione continua, persistente, quasi uno stile di vita, l’offesa, la denigrazione, il disprezzare, l’umiliare, l’ossessionare, la svalutazione, il privare della privacy, la coercizione, il ricatto, il silenzio, la privazione della libertà, il subissare di responsabilità, la menzogna, l’assenza di un adeguato supporto economico e il tradimento della fiducia riposta, la noncuranza, la trascuratezza fisica e affettiva, l’esclusione dalle decisioni importanti della famiglia, la manipolazione dei sensi di colpa, sono solo alcune forme in cui si manifesta la violenza psicologica. Quando una o più di queste condotte diventano pervasive al punto da caratterizzare e stravolgere le interazioni e da far sorgere disfunzionamenti e/o mutamenti delle condizioni emotive e di vita della vittima, allora si può parlare di vero e proprio “abuso psicologico“. Una tipologia di violenza subdola, spesso perversamente legata ai disturbi del o dei soggetti di quel particolare contesto socio-ambientale, in grado di provocare gravissime sofferenze in chi la patisce, sofferenze molto difficilmente dimostrabili in un’ottica giudiziaria, ma non per questo meno reali, meno autentiche e meno pericolose.
Tali aggressioni, non agiscono direttamente sul piano fisico come uno schiaffo, una spinta, un calcio, ma giorno dopo giorno, creano un clima invivibile ad attuano un processo di distruzione psicologica, dove le parole e gli atteggiamenti possono ferire profondamente come pugni, possono essere usate per umiliare e pian piano distruggere una persona.
La cosa che più colpisce è che tale fenomeno inizia non appena chiuso l’uscio di casa, laddove “si dice”, ognuno dovrebbe godere di maggiore sicurezza, cioè in famiglia. Violenze subdole consumate nell’intimo delle mura domestiche, che non lasciano segni sul corpo ma che feriscono profondamente l’anima, la personalità e la dignità rendendo la vita impossibile.
http://santagatando.com/2009/09/22/i-ma ... -famiglia/
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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monstiz
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da monstiz »

Violenza che va a colpire laddove si è più sensibili... che brutta cosa! : Evil :
“E quell’armatura, che non lasciava scoperto nemmeno un brandello di
pelle, non serviva a proteggere il suo corpo, come credevano i
meschini. Serviva a nascondere e a rivelare. A nascondere la
menzogna del corpo e a rivelare la verità dell’anima. Le placche
d’acciaio dell’armatura erano la manifestazione visibile
dell’invisibile spirito di un uomo. Erano spirito forgiato nel ferro.”
.


Un cavallo, una sciabola, una sella e l’avvenire in tutto il suo splendore dove sei gioventù stagione bella? Il tempo passa, macinando l’ore e ci ha rubato la figura snella, lo sguardo chiaro, l’impeto, l’ardore. Tutto si scorda, tutto si cancella ma non si può scordare il primo amore un cavallo, una sciabola, una sella.
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giovigio
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da giovigio »

GIA' SONO INVISIBILI, MA CHI LE SUBISCE LE VEDE E SOPRATTUTTO SENTE IL GRANDE DOLORE E DISAGIO CHE PROVOCANO. BELLO QUELLO CHE HAI POSTATO LORETTA.
BACI GIO' : Love :
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"Esiste una porta comune dalla quale tutti, senza eccezione, possono entrare e uscire di nuovo: è la speranza. Così preziosa come l'esistenza stessa, la speranza ci salverà. Spetta a noi averne cura con tutti i mezzi che possediamo. Spetta a noi vegliare su di lei. Affinché non si consumi con dubbi e angosce, custodiamola come le pupille dei nostri occhi”
Dedicata a tutti noi

"Se urli tutti ti sentono...se bisbigli ti sente solo chi ti sta vicino, ma se stai in silenzio solo chi ti ama ascolta..." Gandhi

"Muore solo un amore che smette di essere sognato" Pedro Salina
_________________________________________________________________________________________

anno 2003 tiroidite di hashimoto, fattore autoimmune altissimo, cura solo con eutirox 125
anno 2008 Artrite, associata fibromialgia e gonoartrosi seria: cura (vista la mia paura verso i farmaci) con dona bustine, Kolibrì per controllare il dolore;
maggio 2009: salazoripirina En e dona, dopo 3 settimane dall'assunzione seria crisi allergica
09/09/09: MTX 10 mg ogni settimana, folina 5 mg. dopo 24 ore, Kolibri (tramadolo e paracetamolo) per il dolore.
07/12/09: MTX 10 mg ogni 10 gg, folina 5 mg. dopo 24 ore, Kolibri (tramadolo e paracetamolo) per il dolore
18/05/10: sospeso MTX in attesa di iniziare farmaco biologico HUMIRA
06/08/10: Humira penna 40 mg. ogni 14 gg
06/04/11: Humira penna 40 mg. ogni settimana
06/04/11: BRANIGEN 2 compresse da 500mg dopo colazione
02/06/11: Lyrica 25 mg.
04/06/11: Humira penna 40 mg. ogni 14 gg
06/07/11: Lyrica 25 mg. momentaneamente sospeso, in attesa di valutare altra terapia o partecipare a protocollo sperimentale per la fibro
06/07/11: Oromorph per il dolore 12 gocce, dovrei arrivare a 20 gocce
14/07/11: sospeso Oromorph non reggo gli effetti della morfina (meglio!!!!)
15/07/11: Tradonal 50 sr (per il dolore, farmaco a rilascio lento, dovrebbe coprire 12 ore), farmaco che reggo meglio come effetti collaterali rispetto alla morfina
21/09/11: Enbrel 25 mg. 2 volte a settimana, martedì notte e venerdì notte, continuo con Branigen, lansox 30 mg e eutirox 100 mg SOSPESO IL 28/03/2012
11/11/11: Palexia 100 mg 2 volte al giorno (8-20), sostituisce Tradonal 50 mg. SOSPESO IL 28/03/12
28/03/12: Simponi (3 bio) (Golimumab) ogni 28 gg per provare, se non funziona ogni 20 gg, se non funziona entro 4/6 mesi, verrà sostituito con farmaco bio per infusione
28/03/12: Brufen massimo 3 al giorno per 5 giorni consecutivi, ma da regolarsi al bisogno
Azzurra99
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Azzurra99 »

monstiz ha scritto:Violenza che va a colpire laddove si è più sensibili... che brutta cosa! : Evil :
E' VERO MONSTIZ! FORSE PERCHE' GLI AGGRESSORI CONOSCONO BENE QUALI POSSONO ESSERE I PUNTI DEBOLI DOVE COLPIRE?
giovigio ha scritto:GIA' SONO INVISIBILI, MA CHI LE SUBISCE LE VEDE E SOPRATTUTTO SENTE IL GRANDE DOLORE E DISAGIO CHE PROVOCANO. BELLO QUELLO CHE HAI POSTATO LORETTA.
BACI GIO' : Love :
GRAZIE GIO'! SONO CONTENTA CHE TI PIACE QUELLO CHE HO POSTATO! QUESTO FA PARTE DI UNO DEGLI ARGOMENTI CHE PIU' MI INTERESSANO E MI COLPISCONO PARTICOLARMENTE!
UN ABBRACCIO : Love :
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Azzurra99
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Azzurra99 »

Per non perdere l'anima: come difendersi da chi vi rovina la vita

Chi, infatti, almeno una volta nella vita, non si è trovato, o non si trova, in una situazione simile a quelle descritte? Oppresso da chi vuole impedirgli di essere se stesso, intimidito sino al punto di sentirsi paralizzato, istigato a far qualcosa che non ritiene giusto, squalificato sino a pensare di non valere nulla, sedotto da sogni che lo angosciano, demotivato da insuccessi che non si capiscono, imbrogliato da chi vuol sfruttarci per i propri fini. Leggendo con attenzione, si riconosce nei comportamenti descritti comuni umani atteggiamenti. Conoscerli è il primo passo per riprendere in mano la propria vita.
La lunghezza di questo articolo è inusuale, per un pezzo on line, ma vale davvero la pena leggerlo.

Una volta che la persona umana sia riuscita ad entrare in contatto con la sua anima ed abbia sperimentato il valore dei sentimenti quali sono le vie di difesa dall'oppressione, dall'intimidazione, dalla squalifica, dalla seduzione (delusione-disillusione), dalla demotivazione, dall'istigazione e dal condizionamento-manipolazione?
Il tema è complesso perché richiede di entrare dal punto di vista dell'anima. "Perdere l'anima" significa perdere il contatto con essa da parte del sé. Per mantenere il contatto occorre elaborare strategie di difesa dagli attentati. Non si tratta più solo di lavorare per ottenere l'equilibrio del sé, bilanciandolo tra i diversi copioni di rinforzo, in affinità o in opposizione, ma di disporsi a modelli di razionalità e di modulazione dei sentimenti paradossali rispetto ai semplici vissuti di relazione tra il sé e gli altri o tra il sé e l'anima. Gli altri, il sé e l'anima sono contemporaneamente in gioco e le diverse insidie debbono essere depotenziate senza danneggiare né gli altri, né il sé, né l'anima. Qualsiasi danno è perdita di contatto con una parte indispensabile dell'esistenza umana.

L'oppressione
L'oppressione nasce sempre attraverso un pretesto: una forma, un decoro, uno status. È una malizia che rimanda alla circostanza in cui avviene ed alla quale attribuiamo noi stessi importanza. Spesso fa leva sul bisogno di appartenere e sull'incapacità di autonomia. L'oppressione arriva avvolgente come certezza di un luogo sicuro in cui si percepisce come "bello" il fatto di lasciarsi opprimere. L'oppressione è esercitata nel rapporto a due, dove il contesto funziona sempre da pretesto, o da causa, per giustificare il significato dell'oppressione. In questo senso l'oppressore trasforma l'amore in un'arma e non cede di fronte alla realtà del suo agire negativo perché "lo fa per il bene dell'altro". Nell'oppressore c'è una sorta di voluta ottusità che gli impedisce di vedere l'effetto autentico della sua azione, nell'oppresso c'è la compiacente remissione ai voleri dell'oppressore, da cui l'oppresso ricava l'unica definizione possibile di sé. L'oppresso dunque non ha identità personale se non in funzione dell'oppressore. L'azione dell'oppressione determina la caduta delle possibilità di scelta e l'effetto finale è quello di una frattura interna nella persona che non sa più riconoscersi come soggetto e non sa più entrare in contatto con la sua anima. Le strade per la libertà passano attraverso il riconoscimento della propria debolezza sospendendo le valutazioni continue sul fatto che l'oppressione dia esiti negativi o positivi, questo dialogo interno avvolge ancor più nell'oppressione. Ma per pervenire all'accertamento della propria identità occorre relativizzare il rapporto a due, tipico dell'oppressione e relativizzarsi. Non pensarsi più come "figlio di quella madre", "marito di quella moglie", "suddito di quel re", ecc. La difesa dai perenni attentati dell'oppressione sta nel non esistere più in funzione di quel solo rapporto, spezzandone così il ritmo ed accettando la separazione e la solitudine affettiva conseguente. Solo così si perviene alla possibilità di "sapersi sentire da soli" ed ascoltare la compagnia dei sentimenti della propria anima, accettarla ed amarla.

L'intimidazione
Intimidazione e istigazione sono due azioni rivolte al soggetto al fine di produrre una "non azione" o un'"azione". Appartengono a due specie di categorie di azione dotata di senso, diverse tra di loro con il denominatore comune di "non lasciare tempo". L'intimidazione paralizza ed impedisce il pensiero e le scelte, mettendo in campo una violazione brutale dei sentimenti della persona, per renderla incapace di reagire. La violenza psicologica dell'intimidazione è sottovalutata rispetto alle caratteristiche relazionali dell'abuso a cui si accompagna. Le vittime degli abusi descrivono un vissuto di separazione profonda da se stessi prodotta non tanto dal dolore e dalla violenza fisica subita, ma dalla lacerazione della loro interiorità. La frattura provocata dall'intimidazione è dentro il sentimento del sé, diviso da una scissione. Gli occhi guardano, la mente registra ma non c'è reattività, né esteriore, né interiore. All'esterno non si produce nessun movimento di resistenza, all'interno nessuna elaborazione attraverso la percezione del dolore, della rabbia o dello sconforto. A volte l'unica elaborazione è quella depressiva; ciò accade spesso nei bambini che, attribuendo ancora all'adulto una connotazione positiva, si autoattribuiscono la responsabilità dell'essere vittime e, successivamente, rivolgono contro se stessi l'aggressività. Dal loro punto di vista la colpa è loro, perché un adulto non può essere così cattivo da far loro così tanto male. Nei casi di abuso fisico sono più evidenti gli effetti dell'intimidazione, agita per rendere l'altro annichilito e passivo di fronte all'azione. Ed è l'intimidazione la vera protagonista della frattura interna, molto più della violenza in sé. In persone colpite da violenze anche più grandi non si riscontrano disastri emotivi come in chi ha vissuto paralizzato un abuso. La struttura della comunicazione di intimidazione è dirompente e progressiva, senza cedimenti e titubanze; può esistere senza esercizio di violenza fisica, ed anche senza esplicite minacce, nella sola qualità di invasione psicologica della mente altrui. Sono catalogabili come intimidazioni tutte le pressioni di potere su soggetti vittime agite a scopo di estorsione o di mobbing (il mobbing è una patologia sociale originata da aggressioni, per lo più di genere psicologico, da parte di colleghi e/o superiori gerarchici sul posto di lavoro. Tra i diversi comportamenti di mobbing l'intimidazione è presente nelle condotte aggressive tendenti ad impedire alla vittima di esprimersi attraverso urla, rimproveri, critiche, improperi, terrorismo telefonico, ecc.). L'effetto dell'intimidazione è distruttivo della dimensione profonda della persona perché si insinua come frattura tra il sé e la percezione profonda del valore dei sentimenti; il risultato è quello di non riuscire più ad avere un contatto con la propria personale identità. Questo tipo di azione può dunque "portar via l'anima", impedire cioè per lungo tempo l'ascolto della parte più sensibile e sensitiva dell'interiorità umana. L'antidoto agli attentati intimidatori è il possesso del proprio tempo vitale. Solo chi possiede il senso interno del tempo può respingere tali assalti, tenendosi saldamente al suo essere nel tempo, al senso della durata, all'incontestabile certezza che quanto avviene intorno a noi è comunque un'esperienza transitoria, e, in ogni caso, ha un dopo. La durata consente di riconoscere l'azione esterna e quando tale azione viene riconosciuta, riemerge la consapevolezza della propria identità e svanisce la paura. "Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio trovò il tempo per andare ad aprire e non c'era nessuno".

L'istigazione
Anche l'istigazione ha a che fare con il tempo. Chi istiga pretende una risposta immediata, non tanto perché tale risposta sia subitaneamente agita verso altri, quanto al fine di far assorbire immediatamente il contenuto specifico di quell'istigazione. L'istigazione è un processo, a volte duraturo, costituito da tappe e da passaggi con calcolata progressione strategica volta a determinare una nebbia conoscitiva e valutativa intorno al soggetto istigato dalla quale egli può uscire solo dando credito ad un suggerimento, a volte nemmeno profferito in forma compiuta, alla cui luce tutto si rischiara. La persona istigata non sa esattamente cosa fare e cosa pensare ed il suo tempo è stretto e limitato poiché sente impellente il bisogno di agire e di sistemare le cose con giustizia. L'istigato è prigioniero della confusione e del conflitto interiore a cui vuol por fine senza avere più il tempo per pensare o per decidere. Il possesso del proprio tempo è l'antidoto all'istigazione utilizzandolo sulla base delle personali scadenze, precedentemente decise: "domani si vede", "lunedì prossimo analizzo il da farsi", "dopo Pasqua ne parliamo", ecc. L'essersi dati scadenze e progetti rassicura e mantiene forte la serenità interiore ed il contatto interno, corroborando l'ottimismo giacché chi è amico di un tempo galantuomo non si sente obbligato a rispettare le scadenze imposte da altri mediante l'assillo dell'istigazione.

La squalifica
La svalutazione, la derisione, la ridicolizzazione umiliante, il discredito pubblico e la disconferma brutale sono i principali metodi con cui opera la squalifica. Nella mente delle vittime collassa l'autostima sia per la percezione della propria impotenza, sia per il fatto di sentirsi umiliato ed emarginato. I due processi si rinforzano vicendevolmente e la persona non riesce più a comprendere l'essenza della sua identità. Egli si sente un nulla e qualunque cosa faccia per liberarsi da tale condizione, la peggiora. Le reazioni di sdegno o di collera vengono utilizzate da chi squalifica per rinforzare l'immagine negativa dello squalificato. Progressivamente vengono disprezzati valori di riferimento della persona che, perdendo questi ancoramenti, perviene ad una grande fragilità interiore. Il suo contatto con l'anima è un filo sempre più tenue che può rompersi se ciò in cui crede viene ulteriormente calpestato. La squalifica mette infatti in discussione la dignità della persona per quello che è, per quello che ha costruito e per quello in cui crede. La risposta alla squalifica consiste nell'autodichiarazione, anche priva di azioni o di comunicazioni di accompagnamento, di "ora basta"! Ora basta significa la riappropriazione dell'identità e della dignità, anche in assenza di moti di azione o di reazione alle altrui denigrazioni. "Tu non puoi toccare la dignità della mia anima perché viene da così in alto che per te è inaccessibile e irraggiungibile!". Questa dichiarazione di conferma è l'unica strada certa e consolante che dissolve gli equivoci interni alla persona e riapre alla fiducia in se stessi. Si fonda sulla ferma opposizione al logoramento interiore prodotto dagli attentati al sentimento di dignità della persona umana e, dunque, non si aggrappa a nessun riferimento alle qualità del soggetto ed al suo agire. È una dichiarazione umile che non cerca di difendere le posizioni sociali o relazionali cadendo nella trappola di svendere ulteriormente la dignità personale. Infatti ogni discussione sul proprio valore personale, professionale o di competenza rischia di far scivolare la persona negli equivoci del difendersi da accuse mai formulate esplicitamente perché costantemente pretestuose. Il prendere atto della propria piccolezza come persona, ma della grandezza della propria interiorità, è un atto umile, non squalificabile da nessuno e soprattutto non mercificabile con nessun compromesso sulla sostanza di sé. L'agire della squalifica non riesce così a raggiungere l'effetto della separazione del sé dall'interiorità; la decisiva difesa dell'interiorità mediante l'affermazione della sua dignità invece che allontanare dalla propria anima, riavvicina e la rende inattaccabile.

La seduzione
Il seduttore agisce sui sogni e non sui bisogni e cattura la vittima attraverso l'immagine della vittima che viene restituita dal rispecchiamento nel seduttore. La seduzione offre al soggetto qualcosa che non ha, o meglio fa apparire al sedotto di essere quello che non è e che sogna di essere. Il seduttore recita all'interno dei sogni della vittima, quegli stessi sogni che la vittima non ha mai ammesso a se stessa di avere. Il terreno su cui muove la seduzione è sempre irreale e le pressioni esercitate sull'anima la portano ovunque alla ricerca di un posto che non c'è. Il processo di estraniazione avviene mediante l'allontanamento dell'anima e l'illusione che i suoi sogni possano essere reali e soddisfatti. Tali sogni sono però lontani dall'identità della persona, appartengono ad un mondo che la persona ha forse immaginato o ne ha un ricordo o ha costruito su questo le sue pretese di completezza. L'illusione ha come esito la disillusione, così come la seduzione ha come esito la delusione. Il processo più grave è quello dell'illusione/disillusione giacché la persona ha paura di farsi raggiungere dall'angoscia di separazione. Fino a che era sedotta entro la cornice dei suoi sogni poteva coltivare il desiderio di unità e di fusione gratificante e finalmente totalizzante, quando si disillude avverte di tradire i suoi sogni e teme di non poterli possedere più. Dunque scappa dall'angoscia e, animatamente agitata (isterica) cerca di raggiungere ciò che non esiste. L'antidoto ai sogni della seduzione è la terra: i piedi per terra e la coscienza delle cose di cui si ha davvero bisogno. Meglio ancora della terra l'immagine a cui rifarsi è quella del fango: spesso i sogni da cui attinge energia la seduzione sono quelli nascosti nella persona che non sono mai stati pienamente considerati, accettati pur nella loro impurità, compresi ed elaborati. In essi vi è il seme della futura delusione che rimanda esattamente quello che si è investito nel processo di acconsentimento alla seduzione.

La demotivazione
Le aspettative sull'esito delle nostre azioni sono una trappola per chi attende risposte direttamente congruenti ai comportamenti espressi. L'impegno non paga mai in termini meccanici e congruenti, ma produce effetti di effetti che tornano alla persona per vie complicate, ma non misteriose. Spesso la demotivazione dipende da aspettative troppo alte e da eventi vissuti come sconfitte delle quali è difficile scoprire il perché. Il demotivato si sente sotto esame e non accetta di essere sempre impreparato. Allora sospende l'interesse e chiude le sue energie. Il demotivatore si esprime con un agire intenzionale volto a togliere la voglia del fare attraverso una sequela di piccoli atti invisibili che fiaccano la volontà. Così la persona demotivata sente su di sé il peso dell'insuccesso, si attribuisce la colpa e si ritaglia limiti entro cui stare che, col tempo, diventano sempre più stretti. Perde forza ed intenzionalità e ulteriormente si sente insufficiente ed incapace. La sfida alla demotivazione parte dalla riscoperta della propria innocenza. Il demotivato non ha colpa poiché ha fatto quanto poteva, ha reagito, si è impegnato, si è anche battuto ma qualcosa o qualcuno hanno impedito che le sue imprese avessero successo. L'innocenza dell'anima è la risomministrazione a se stessi di un nuovo battesimo che riapre alla vita. Tale è il significato del rinnovato contatto con l'anima e l'effetto dell'innocenza è la visione di sé in possesso della forza per andare avanti.

L'imbroglio
La trasparenza e la comunicazione sono gli antidoti all'imbroglio nelle diverse forme di ricatto affettivo, manipolazione e condizionamento. Chi imbroglia induce all'azione con l'inganno senza rispettare l'altro, consapevole di agire secondo il principio del fine che giustifica i mezzi. E il fine cui l'imbroglione si riferisce è sempre un fine "nobile" che lo conferma e lo sostiene nel suo agire o, almeno, è un fine significativo per i suoi interessi legittimi o, addirittura, per i veri interessi della vittima che solo lui sa interpretare e raggiungere. La condizione dell'imbrogliato è una sospensione della chiarezza e del contatto con la realtà intima dei suoi veri bisogni. La frattura tra il sé e l'anima è determinata dall'incapacità di riconoscere con trasparenza ciò che l'interiorità chiede e desidera da quanto viene detto, interpretando, dall'altro che agisce nell'imbroglio. Ottiene così un'immagine falsificata di sé e dei suoi bisogni, del suo dialogo interno, delle sue aspettative. La stessa voce interiore appare falsa alla superficie della coscienza e viene progressivamente fatta tacere. Il contatto è interrotto perché ciò che l'imbrogliato sente è da lui stesso dichiarato non vero. Uscire dall'imbroglio richiede un testimone esterno capace di ridare consapevolezza e di oggettivare la situazione di vita e di pensiero che viene drammaticamente vissuta nel corso dell'imbroglio. L'uscita dall'imbroglio è liberazione trasparente ed inequivoca attraverso la quale si restituisce respiro all'interiorità. L'antidoto è dunque l'aria, trasparente e rarefatta. Così come l'imbroglio vive sulla pesantezza dei ragionamenti e delle operazioni formali, la trasparenza vive sulle percezioni, sulle sensazioni e sulle intuizioni rimandate al soggetto direttamente dalla realtà del suo vivere.

Tratto da:
http://www.encanta.it/psicologia_come.html
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Giulia73
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Giulia73 »

BRAVA LORETTA!!!-QUANTA SOFFERENZA,IMMENSA VIGLIACCHERIA!!!!-...LE "BESTIE.""SCONOSCONO TUTTO CIÒ...UN BACIO AFFETTUOSO.GIULIACHE...
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Giulia73
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Giulia73 »

BUON GIORNO TIZIANO,SEI SEMPRE ESAUSTIVO ,PERTINENTE E CHIARIFICATORE ....AMMIRO IL TUO IMPEGNO-GIULIA
Azzurra99
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Re: FERITE INVISIBILI!

Messaggio da Azzurra99 »

Giulia73 ha scritto:BRAVA LORETTA!!!-QUANTA SOFFERENZA,IMMENSA VIGLIACCHERIA!!!!-...LE "BESTIE.""SCONOSCONO TUTTO CIÒ...UN BACIO AFFETTUOSO.GIULIACHE...
CIAO GIULIA
GRAZIE, RICAMBIO IL BACIO AFFETTUOSO E TI MANDO UN ABBRACCIO!
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Azzurra99
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BREVE STORIA DELLA PSICOANALISI

Messaggio da Azzurra99 »

Psicoanalisi: i fondatori e le origini, in breve

La psicoanalisi fu sviluppata da Sigmund Freud (1856-1939) per cercare di affrontare i problemi di alcuni pazienti con cui falliva la tecnica catartica (ipnosi) utilizzata prevalentemente dal suo collega Breuer.
Il metodo psicoanalitico utilizzato da Freud si discostava di molto dai precedenti metodi di cura: se prima di Freud isteria e nevrosi erano curate con l'ipnosi o addirittura con l'elettroshock, con Freud la cura divenne decisamente meno cruenta.
Freud introdusse, infatti, la talking cure ("la cura del parlare, del discorrere"), ovvero lasciava che i pazienti, opportunamente rilassati e distesi comodamente su un divano (tramutatosi poi nell'iconografia della psicoanalisi nel famigerato lettino dell'analista), dessero libero sfogo alle parole e al flusso delle proprie idee, tentando di vincere l'azione di censura delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai fatti raccontati di presentarsi per cio' che erano.
L'azione di tali imperativi ostacolava spesso la soluzione di un trauma rimosso, il trauma incontrava resistenza nel venire alla luce: lasciando che le parole fluissero per associazione di idee, senza alcuna logica che non fosse spontanea, permetteva a Freud e al paziente di portare a galla verita' che non si credevano nemmeno di avere nascoste.
Importante per tale lavoro di recupero del trauma era un certo rapporto di amore ed odio che si instaurava tra paziente e medico (il transfert, ovvero il vincolo emotivo): lungi da costituire un ostacolo alla terapia, Freud riteneva un certo grado di transfert essenziale per la guarigione del paziente.
La cura cosi' strutturata appariva dunque come un lavoro sul paziente, che da soggetto passivo diventava soggetto attivo: il paziente, con l'aiuto del terapeuta, si curava da se', da se' poteva arrivare alla soluzione del suo stesso trauma.
Psicoanalisi: i concetti fondamentali

Freud parte da un modello in cui la mente umana ha una struttura tripartita: Io, Super-Io ed Es:
Io. E' il substrato cosciente ed e' quello di cui si ha consapevolezza;
Es. E' l'opposto dell'io, quindi inconscio, il quale raccoglie e memorizza un'enorme quantita' di informazioni che vanno dal periodo della prima infanzia sino alla morte.
Tuttavia nell'adulto il contenuto psichico dell'Es e' celato e reso normalmente inaccessibile;
Super-Io. Rappresenta il "censore" della mente umana.
In una situazione di normalita' i ricordi rimossi che stazionano nell'Es vengono ostacolati dal Super-Io e quindi non riescono a raggiungere l'Io, quando invece un qualsiasi elemento cosciente riesce a 'risvegliare' un oggetto rimosso nasce un conflitto tra il ritorno del rimosso e le resistenze del Super-Io.
Freud chiama tale situazione nevrosi (o psicosi nel caso in cui l'alterazione della personalita' risulti tale da compromettere del tutto il contatto con la realta').
Il metodo psicoanalitico si basa sull'idea che le nevrosi scaturiscano dall'incapacita' dell'Io di impadronirsi delle idee rimosse: in altre parole, per Freud la conoscenza del motivo patologico e' gia' di per se' cura del disagio stesso.
Tuttavia gli elementi rimossi non sono noti a priori e quindi e' impossibile cercare in una direzione precisa. Per questo motivo Freud basa la tecnica terapeutica sul concetto di associazione libera ovvero sul lasciare il paziente completamente svincolato da qualsiasi regola di condotta nei suoi discorsi.
Possiamo quindi affermare che con il termine psicoanalisi intendiamo:
una procedura esplorativa di quei processi mentali che sono inaccessibili ai metodi tradizionali.
una particolare tecnica psicoterapeutica, basata fondamentalmente sull'investigazione, ai fini di trattare i disturbi neurologici di varie origini.
una sistematica accumulazione di conoscenze raccolte con il metodo psicoanalitico, quasi a costruire una dottrina psicologica.
Dobbiamo pero' partire dal presupposto che non bisogna intendere la psicoanalisi come una scuola di pensiero unitaria e rigidamente istituzionalizzata, bensi' come una galassia di teorie, pratiche ed idee che gravitano intorno alle scoperte del padre fondatore della psicoanalisi: Sigmund Freud.
Dopo Freud, molti altri autori hanno sviluppato le sue idee, ed in diversi casi creato dei modelli alternativi.

Da: http://www.psicocitta.it/psicologia-psi ... -freud.php
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Azzurra99
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FREUD E LA PSICANALISI

Messaggio da Azzurra99 »

LA PSICANALISI

La psicanalisi è il risultato del lavoro svolto da Sigmund Freud (1856-1939) sui suoi pazienti che non rispondevano in maniera soddisfacente alla tecnica catartica (ipnosi) utilizzata prevalentemente dal suo collega Josef Breuer. I principi basilari della psicanalisi che egli sviluppò si discostavano parecchio dai precedenti metodi di cura; infatti prima dell'arrivo di Freud l'isteria e le nevrosi erano trattate con l'ipnosi o addirittura con l'elettroshock.

Freud introdusse molte novità, fra cui un metodo di cura basato sulla parola, sul discorrere; egli permetteva che i pazienti, dopo essersi distesi e rilassati su un divano, divenuto poi il famoso lettino dell'analista, dessero libero sfogo alle parole e al flusso dei propri pensieri. Attraverso questo metodo Freud tentava di vincere l'azione di censura delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai pensieri delle persone di essere riportati a parole per quello che veramente erano. Si tratta del metodo delle libere associazioni, il quale prevede che i pensieri scorrano liberamente, senza alcuna logica razionale, trasformando in parole ciò che è presente nel profondo.

Questa parte profonda, denominata da Freud inconscio, forse il suo più importante contributo al pensiero moderno, rappresenta la parte più difficilmente accessibile della nostra mente, quella che nasce e continua a costituirsi nel corso della vita attraverso l'azione della rimozione. Tale meccanismo di difesa agisce sui pensieri dolorosi e inaccettabili, talmente insopportabili che la psiche li bandisce, relegandoli all'inconscio. In questo modo la persona perde la consapevolezza di tali pensieri e la sua mente non viene più perturbata da essi, almeno temporaneamente. Tuttavia può accadere che i traumi rimossi, pur non direttamente disponibili alla coscienza ma comunque presenti nell'inconscio, generino ansia e sentimenti negativi, i quali esercitano un'azione patologica sul comportamento umano.

Inoltre Freud introdusse il concetto di transfert, ovvero quel vincolo emotivo che si stabilisce tra paziente e analista, con il quale il paziente sposta sentimenti e pensieri relativi ad una relazione significativa della sua vita sull'analista. Nella concezione di Freud il transfert era indispensabile alla guarigione del paziente, in quanto lo rendeva parte attiva del processo terapeutico, aiutandolo a scoprire da sé il modo migliore per risolvere il suo trauma. Questo era un concetto nuovo e stupefacente per il tempo, in quanto fino a quel momento il paziente veniva considerato come parte passiva del processo terapeutico.

Il modello della mente umana sviluppato da Freud è costituito da tre parti fondamentali, dette istanze:

Io. Rappresenta il substrato cosciente, ovvero ciò di cui si ha consapevolezza. L'Io ha la funzione di intermediario tra Es, Super-Io e la realtà esterna;

Es. è la parte inconscia, la quale raccoglie e mantiene un enorme numero di informazioni che vengono rimosse dalla prima infanzia sino alla morte. L'Es è anche il serbatoio delle pulsioni sia sessuali che aggressive;

Super-Io. è il "censore" della mente umana. È razionale e contiene tutte le norme morali; si oppone aspramente ai contenuti dell'Es che sono al contrario irrazionali e istintuali.

In una situazione di normalità i ricordi rimossi che stazionano nell'Es vengono bloccati dal Super-Io e non sono in grado di raggiungere l'Io, quando invece un qualsiasi elemento cosciente riesce a risvegliare un oggetto rimosso si sviluppa un conflitto tra il ritorno del rimosso e le resistenze del Super-Io.
Freud chiama tale situazione nevrosi, oppure psicosi nel caso in cui l'alterazione sia così pesante da compromettere il contatto con la realtà e portare ad un disturbo di personalità.

Il metodo psicanalitico classico si basa sull'idea che le nevrosi scaturiscano dall'incapacità dell'Io di impadronirsi delle idee rimosse; in altri termini, per Freud la conoscenza della causa delle proprie sofferenze rappresenta di per sé un elemento di guarigione. Ovviamente gli oggetti rimossi non sono noti e non è possibile riportarli a galla se non utilizzando il metodo delle libere associazioni, attraverso il quale il paziente si sente in grado di parlare di qualsiasi argomento gli venga in mente, svincolato da qualsiasi regola, norma o giudizio.

La psicanalisi non va comunque intesa come una scuola di pensiero rigida e istituzionalizzata, infatti dopo le innovazioni di Freud parecchi altri autori hanno portato avanti le sue idee, sviluppando modelli anche molto diversi da quello originale, tutti basati però sui concetti fondamentali della psicanalisi sopra esposti. Carl Gustav Jung (1875 - 1961), allievo di Freud, sviluppò dopo la morte del maestro la psicologia analitica, che amplia ulteriormente il concetto di inconscio introducendovi l'inconscio collettivo, ossia un inconscio condiviso dall'intero genere umano, nel quale risiedono gli archetipi (per esempio la figura dell'eroe, del vecchio saggio, della madre buona ecc.). Anche Jung ricorse, come Freud, al concetto della libido, ma mentre per Freud la libido era un concetto collettivo delle tendenze sessuali dell'uomo, per Jung il termine libido era sinonimo di energia psichica, e a seconda che la libido fosse diretta preminentemente verso l'interno o verso l'esterno, Jung distinse tra introversione ed estroversione. Inoltre secondo Jung il fine ultimo dello sviluppo era rappresentato dall'autorealizzazione. Per raggiungere tale scopo è necessario che le diverse istanze della personalità si differenzino ed evolvano completamente. Una personalità sana ed integra si otterrà solo consentendo a ogni istanza di raggiungere il più alto grado di differenziazione e di sviluppo.

Alfred Adler (1870 - 1937), il teorico della psicologia individuale, spostò la psicanalisi entro un orizzonte diverso, quello sociale; mentre per Freud tutto avveniva entro i confini dell'organismo, attraverso l'interazione di meccanismi biologici prevalentemente innati, per Adler l'interazione sociale aveva un ruolo centrale nello sviluppo della persona e, di conseguenza, dei disturbi. Adler sosteneva che ogni individuo, fin dalle prime fasi della sua esistenza, tende a compensare le sue insufficienze e incapacità strutturando a suo sostegno una complessa serie di opinioni e di modalità comportamentali. Questo concetto è alla base del complesso di inferiorità, il quale può essere superato dalla persona con la forza di volontà.

La terapia psicanalitica consiste dunque in un processo di scavo nel profondo, simile a quello dell'archeologo, che porta nel tempo alla scoperta delle cause dei conflitti e alla loro conseguente rielaborazione in termini non patologici. Il punto di forza della terapia è quello di cercare e spesso di trovare le cause della sofferenza psicologica, intervenendo su di esse e risolvendole in modo definitivo. La terapia ha una durata variabile in base al tipo di disturbo ed alle caratteristiche di personalità del paziente, ed in genere si protrae per qualche anno. Esistono tuttavia forme di terapia psicanalitica più brevi.

http://www.nienteansia.it/psicanalisi-d ... freud.html
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Re: L'IPNOSI CONTRO L'ANSIA...

Messaggio da Azzurra99 »

IPNOTERAPIA

La pratica della ipnosi ha una storia molto lunga. Esistono alcune testimonianze scritte riguardanti tale pratica che risalgono alla civiltà sumera; successivamente essa è stata adoperata per secoli in diverse pratiche orientali fra cui lo Yoga. Tuttavia fino al 1770 l'ipnosi non è mai stata utilizzata per scopi terapeutici. Il primo a farne questo uso è stato Franz Mesmer, il quale magnetizzava i suoi pazienti passando lievemente le mani aperte, dall'alto verso il basso, sul loro corpo. In seguito Milton Erickson eseguì degli studi che lo portarono ad elaborare un paradigma di intervento per la comprensione delle dinamiche ipnotiche.

Un altro fondamentale contributo alla tecnica ipnotica lo si deve a Jean Martin Charcot, che operò a Parigi nella seconda metà del diciannovesimo secolo e con il quale collaborò anche S. Freud. L'ipnosi è una tecnica terapeutica che si basa sulla provocazione di uno stato di trance nella persona; ottenuto ciò l'ipnoterapeuta procede con l'aiuto alla persona attraverso induzioni, ristrutturazioni, analogie, utilizzo di immagini mentali, ed altre tecniche finalizzate al raggiungimento degli obiettivi concordati con il paziente.
Esistono molte leggende, miti e luoghi comuni sull'ipnosi che vanno sfatati. Tali false informazioni traggono origine da fenomeni di disinformazione prodotti in gran parte dagli show televisivi e non solo, i quali spaventano molte delle persone che potrebbero ricavare beneficio da questo genere di terapia. Sono tanti infatti coloro che ritengono, senza possedere basi concrete per farlo, che l'ipnosi eserciti un controllo sulla persona che la vive e possa essere utilizzata per circuirla.

Sebbene siano possibili fenomeni come l'induzione di un'amnesia, o la perdita di coscienza durante una seduta ipnotica, non accade quasi mai che questi processi siano indotti nella pratica clinica e, cosa ancora più importante, va specificato che attraverso l'ipnosi non è possibile manipolare le persone in misura maggiore di quanto possa avvenire guardando uno spot commerciale o ascoltando un bravo oratore.

Il lavoro dell'ipnoterapeuta consiste nell'analizzare il problema lamentato dal paziente e valutare quanto l'ipnosi possa aiutare la persona; svolta questa operazione preliminare, terapeuta e paziente decidono di comune accordo quale tecnica sia più adatta al caso, nel totale rispetto persona, delle sue esigenze e dei suoi valori.

L'ipnosi non rappresenta un rimedio a tutti i mali, tuttavia si presta in maniera particolarmente efficace a tutta una serie di sofferenze psichiche, fra cui i disturbi d'ansia. Il suo effetto positivo sulla riduzione degli stati d'ansia è stato comprovato da diversi studi.

La tecnica si basa sull'induzione di uno stato di rilassamento fisico e mentale nel paziente, il quale genera uno stato più ricettivo verso gli stimoli provenienti dal subconscio. Tale stato può essere ottenuto per esempio invitando la persona a concentrare i propri pensieri su un oggetto specifico. Attraverso l'ipnosi si creano i presupposti per poter accedere con maggiore facilità alle risorse interne della persona, risorse in grado di produrre effetti benefici, o anche solo permettere alla persona di vedere i problemi in maniera diversa e più costruttiva.

Il terapeuta, dunque, non ordina dall'esterno al soggetto ciò che deve fare o credere, bensì lo aiuta nella ricerca delle sue risorse interne che possono servirgli per stare meglio. Lo stato ipnotico non è un sonno profondo o uno stato di incoscienza completa: si tratta piuttosto di una sorta di dormiveglia in cui le difese razionali agiscono con meno efficacia. Nei metodi moderni si invita il paziente ad accomodarsi ad occhi chiusi su un lettino rilassante, o anche a rimanere in posizione eretta.

Un vantaggio della psicoterapia basata sull'ipnosi è quello di fornire risultati immediatamente visibili e percepibili, infatti essi sono evidenti già dopo le prime sedute.

TRATTO DA: http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... ckson.html

http://www.psicocitta.it/psicologia-psi ... erapia.php
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LE PSICOTERAPIE

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TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

La storia della psicoterapia cognitivo-comportamentale è molto lunga; infatti non è nata come orientamento teorico a sé stante, ma ha fatto propri concetti eterogenei fra loro provenienti da approcci diversi appartenenti a periodi storici differenti. La seconda parte del nome (comportamentale) deriva dal comportamentismo, una prospettiva teorica sviluppata agli inizi del ventesimo secolo grazie agli studi di John B. Watson e I.P. Pavlov. Tale disciplina studiava il comportamento osservabile, ovvero le risposte delle persone a determinati stimoli ambientali, e come tali risposte potevano essere modificate introducendo dei condizionamenti (vedi glossario). Gli studi svolti in questo ambito si sono rivelati particolarmente fruttuosi nel campo delle fobie, introducendo tecniche molto efficaci per desensibilizzare un individuo verso un oggetto o una situazione temuti.

Il cognitivismo, da cui deriva la prima parte del nome, si è invece sviluppato negli anni sessanta, e il suo interesse è rivolto ai processi mentali che permettono di strutturare le proprie esperienze, di dare loro un senso e di metterle in relazione le une con le altre. Secondo tale prospettiva alla base di ogni disturbo psichico vi sono delle distorsioni di pensiero, le quali generano assunti sbagliati e convinzioni irrazionali. Tali distorsioni si trasformano nel tempo in veri e propri schemi di pensiero relativamente stabili, che portano l'individuo ad entrare in un circolo vizioso che si autoalimenta. Per esempio, una persona che creda di dover essere perfetta in tutto ciò che fa, tenderà a provare sentimenti estremamente negativi ogni volta che commette un errore.

Alla base di queste emozioni negative c'è un errore di pensiero, di interpretazione. Albert Ellis, negli anni sessanta, ha sviluppato un tipo di terapia, definita terapia razionale-emotiva, che si occupa proprio di questi pensieri distorti, aiutando il paziente a metterli in discussione e a sostituirli con altre idee, come: <<Anche se sarebbe stupendo non commettere mai errori, ciò non significa che devo essere perfetto>>. In questo modo, la persona che fino a quel momento vedeva le cose da un solo punto di vista, quello disadattivo, impara lentamente a fare uso di ragionamenti diversi che si basano su interpretazioni differenti delle esperienze.

Altro aspetto fondamentale di questo approccio terapico è il lavoro sulle emozioni che viene svolto dal paziente con l'aiuto del terapeuta, attraverso il quale la persona impara a riconoscere e controllare le proprie emozioni. Infatti le emozioni vengono considerate come il prodotto delle cognizioni dell'individuo e della sua interpretazione della realtà. Allo stesso tempo, la terapia cognitivo-comportamentale va ad agire direttamente sul comportamento; ai nuovi pensieri, rielaborati e resi più funzionali, vengono accompagnati comportamenti coerenti. Diviene così possibile per la persona costruire nuovi paradigmi di interpretazione e di comportamento che si mantengono nel tempo, poiché con la pratica divengono loro stessi degli schemi di pensiero e di comportamento consolidati. Un'altra terapia efficace è quella di A.T. Beck.

Riassumendo, è possibile schematizzare le caratteristiche della terapia cognitivo-comportamentale nei seguenti punti:

Mirata allo scopo. All'inizio della terapia, previa una approfondita valutazione diagnostica, vengono concordati gli obiettivi da raggiungere, viene stabilito un piano di trattamento che si adatti alle esigenze del singolo, vengono previsti i tempi e le modalità di verifica per il raggiungimento dei cambiamenti auspicati;
Attiva e collaborativa. Terapeuta e paziente lavorano insieme per riconoscere e modificare le modalità di pensiero a partire dalle quali si originano i problemi emotivi e di comportamento. Il terapeuta propone le strategie cognitive e comportamentali per la soluzione dei problemi, il paziente avrà il compito di mettere in pratica le strategie apprese durante gli incontri nello spazio tra una seduta e l'altra;
Centrata sul presente. Il lavoro terapeutico, soprattutto quando mirato alla soluzione di sintomi specifici, si basa sull'elaborazione di quello che succede nella vita attuale della persona. L'attenzione al passato e alla storia personale è sicuramente importante in fase diagnostica e in alcune categorie di intervento, ma normalmente la terapia cerca innanzitutto di far uscire il paziente dai paradossi mentali in cui è caduto;
A breve termine. In genere gli interventi variano, in funzione del tipo di problema, dai tre ai dodici mesi. In ogni caso i cambiamenti vengono monitorati a scadenze prestabilite in partenza, ed è quindi possibile la valutazione dell'efficacia dell'intervento;
Integrabile e flessibile. Nei casi di particolare gravità si presta a sinergie con il trattamento psicofarmacologico; rappresenta inoltre un riferimento teorico e strategico centrale nei programmi complessi di riabilitazione psicosociale per pazienti psichiatrici;
Efficace a lungo termine. Come già affermato in precedenza le tecniche cognitivo-comportamentali si prestano facilmente a una misurabilità dei risultati che riescono ad ottenere. Le ricerche effettuate finora, in studi replicabili, dimostrano che, per una vasta gamma di disturbi, fra cui quelli d'ansia, i cambiamenti ottenuti con queste tecniche si mantengono a lungo nel tempo.
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... ntale.html


TERAPIA SISTEMICA FAMILIARE

L'approccio sistemico familiare, come spesso accade, non ha un punto di origine preciso; le sue radici possono essere fatte risalire alla fine degli anni '40 e agli anni '50, quando iniziano a sorgere gruppi di lavoro, non necessariamente coordinati fra loro, che si interessano al rapporto tra malattia mentale e famiglia. Questo interesse si sviluppa in seguito ad un certo livello di insoddisfazione registrato da alcuni psicologi nell'applicazione del modello psicanalitico ortodosso nella trattamento dei bambini. Chi lavorava nell'ambito infantile sentiva la necessità di coinvolgere maggiormente i genitori, cosa non praticabile con la psicanalisi classica che si basa su un rapporto di tipo paziente-terapeuta.

Inoltre, il contemporaneo sviluppo di nuove discipline, quali l'antropologia e la sociologia, offriva un contributo significativo alla conoscenza dei contesti in cui l'individuo vive, e in particolare allo studio delle influenze che le relazioni e l'organizzazione familiare giocano sullo sviluppo della personalità. Un grosso contributo alla elaborazione del modello sistemico è stato offerto anche dai pionieri delle teorie cibernetiche, che hanno aperto la strada alle considerazioni che conducono poi gli autori appartenenti alla cosiddetta Scuola di Palo Alto (fra cui Beavin, D. D. Jackson, P. Watzslawik ecc.) e a Gregory Bateson di mettere a fuoco il modello che successivamente si è evoluto nella direzione della terapia sistemica che oggi conosciamo.

In questa prospettiva la famiglia viene vista come un sistema, ossia come un'entità che possiede caratteristiche, regole e norme proprie; diviene così possibile comprendere i meccanismi e le dinamiche di tale sistema nel momento in cui si analizzano e rendono chiari i criteri alla base del suo funzionamento. Questo è lo stesso principio che sta alla base della società organizzata all'interno della quale ogni persona possiede un suo posto, un suo ruolo e interagisce con gli altri. La famiglia, che a sua volta è inserita in un contesto più ampio che è quello della società, possiede dunque una sua struttura di regole e meccanismi che la portano ad evolvere in un certo modo e, ogni suo membro, contribuisce al suo sviluppo.




Ogni membro del sistema esercita una serie di effetti, di influenze, sugli altri membri; al tempo stesso tali influenze si ripercuotono sul sistema intero della famiglia. A differenza degli altri approcci che si basano sull'individualità della persona, nella terapia della famiglia l'individuo viene considerato una parte del tutto, che è appunto il sistema. Secondo la prospettiva sistemica, l'individuo è in grado di influire sul contesto, come il contesto influisce sull'individuo. Premesso questo, la persona che soffre viene inquadrata come "espressione" di un contesto a sua volta sofferente, nel quale esistono degli squilibri che provocano influenze negative su di essa.

Tuttavia, la stessa persona sofferente fa parte del sistema famiglia, ed è quindi parzialmente responsabile della situazione che si è creata. Il paziente, allora, non è solo colui che subisce ed esibisce un sintomo, ma, paradossalmente, diviene esso stesso un sintomo: quello di una famiglia disfunzionale. Ciò non significa che la causa del suo disagio sia dovuta a colpe personali, ma che comunque la persona contribuisce a mantenere in vita delle dinamiche familiari disfunzionali. Per esempio, se un adolescente soffre di una forte ansia e i membri della sua famiglia essendone al corrente lo proteggono in maniera eccessiva, evitandogli costantemente il confronto con le sue paure, egli tenderà a mantenere vive le sue paure; contemporaneamente dipenderà in maniera sempre maggiore dagli altri membri della famiglia, mantenendo in vita tale dinamica disfunzionale. La terapia della famiglia ha costruito quindi la sua metodologia clinica intorno all'idea che il disagio psichico può essere colto attraverso l'osservazione delle relazioni umane.

Da questi presupposti la teoria generale dei sistemi ha condotto alla elaborazione di una forma di terapia che parte dall'idea che:
Una malattia psicologica presenta una serie di schemi relazionali che si ripetono con costanza. Sono dunque stabili.
Per fare in modo che vi sia un cambiamento/miglioramento è necessario interrompere o modificare questi schemi.
Quando vengono interrotti o modificati tali schemi relazionali si apre una fase caratterizzata da un periodo di riorganizzazione del sistema individuo-famiglia-società.
In quest'ultima fase del processo si inserisce l'operazione terapeutica, attraverso la quale, il terapeuta, con i suoi strumenti e la sua esperienza accompagna il processo di cambiamento verso una direzione non più patologica.
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... liare.html
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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Azzurra99
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TIPI DI PSICOTERAPIE

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TRAINING AUTOGENO
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento ideata nella prima metà del ventesimo secolo da Johannes Heinrich Schultz, neurologo e psichiatra, nato nel 1884 a Gottingen. Da allora il Training Autogeno si è diffuso in tutto il mondo e ha subìto un grande numero di verifiche sperimentali.

L'obiettivo di Schultz, quando pensò a questo tipo di terapia, era quello di rendere il paziente meno vincolato al terapeuta e divenire lui stesso, in prima persona, autore del proprio miglioramento e del proprio benessere. Con il termine Training Autogeno (T.A.) Schultz definì un metodo di autorilassamento attraverso la concentrazione mentale, il quale consente di alleviare tensioni sia psichiche che corporee. Come indica il nome stesso, il Training Autogeno è una tecnica di allenamento che "si genera da sé", ovvero l'individuo la mette in pratica in prima persona sotto la guida di un esperto. Una volta appresi, gli esercizi possono essere praticati da soli a casa propria.
Il metodo di allenamento del Training Autogeno prevede l'insegnamento preliminare di alcune posizioni corporee, da sdraiati e da seduti, che possano facilitare la successiva acquisizione degli esercizi di rilassamento. Il Training Autogeno, infatti, è costituito da una serie di esercizi standard, che si riferiscono a sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico.

Gli esercizi si dividono in due fondamentali:
esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare, ovvero di rilassamento dei muscoli striati e lisci;

esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno.
E alcuni complementari:

esercizio del cuore: produce un miglioramento della funzione cardiovascolare;

esercizio del respiro: produce un miglioramento della funzione respiratoria;

esercizio del plesso solare: produce un aumento del flusso sanguigno in tutti gli organi interni;

esercizio della fronte fresca: può favorire l'eliminazione di eventuali mal di testa, poiché produce un leggera vasocostrizione nella regione encefalica.

Tale tecnica di rilassamento, pertanto, ha molteplici scopi; da un lato si propone di ottenere un controllo muscolare e viscerale, dall'altro il raggiungimento di uno stato soggettivo di benessere fisico e mentale. Chi ha acquisito una certa familiarità con la pratica del T.A. È in grado di giungere alla modificazione di alcuni parametri fisiologici necessari per fronteggiare le situazione di stress, di tensione e di ansia.

Con il Training Autogeno si acquisiscono maggiori sicurezza e fiducia, si è in grado di rimanere più calmi e distesi e diviene possibile scaricare in maniera minore le tensioni sui vari organi, ottenendo efficaci interventi sui disturbi psicosomatici.
Il Training Autogeno non presenta controindicazioni e chiunque, quindi, può trarne beneficio; i settori di applicazione di questa tecnica sono molteplici. Risulta particolarmente indicato per le persone che per motivi diversi sostengono dei ritmi di vita molto accelerati e stressanti. Lo stress (vedi stress), rappresenta una seria minaccia per la salute e per il benessere dell'organismo, e può produrre una lunga serie di effetti nocivi, quali l'ansia, l'irritabilità, il calo del desiderio sessuale, il mal di testa, la stanchezza diffusa e così via. Tutti sintomi che il Training Autogeno permette di prevenire, ridurre ed eliminare. Il T.A. È consigliato in modo particolare a chi soffre di ansia, attacchi di panico e insonnia.
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... hultz.html

TERAPIA BREVE STRATEGICA

La terapia breve strategica nasce in seguito alla teoria della comunicazione sviluppatasi in campo antropologico grazie agli studi di Gregory Bateson, agli sviluppi costruttivisti introdotti dalla cibernetica (Heinz von Foerster, Ernst von Glasersfeld) e agli studi sull'ipnosi e sulla suggestione di Milton Erickson. Nei tempi più recenti si deve alla feconda tradizione della Scuola di Palo Alto (Bateson, Jackson, Watzlawick, Weakland) la formulazione del modello strategico di psicoterapia breve. Negli anni '70, infatti, il gruppo del MRI (The Mental Research Institute of Palo Alto) presenta alla comunità dei terapeuti i risultati del progetto "Brief Therapy Center".

La terapia breve strategica, nella forma utilizzata attualmente, deve la sua formulazione alla collaborazione tra Paul Watzlawick e Giorgio Nardone, la quale ha portato l'evoluzione della terapia verso una forma di avanzata tecnologia terapeutica che ha dimostrato la sua sorprendente efficacia ed efficienza nella sua applicazione alle più invalidanti e persistenti forme di patologia (panico, fobie, ossessioni e compulsioni, disordini alimentari, presunte psicosi, etc.).

Il concetto fondamentale su cui si basa l'approccio della terapia breve strategica è costituito dalla convinzione che i disturbi psichici siano generati a partire dalle modalità percettive, emotive e cognitive che le persone assumono nei confronti della realtà favorendo, in questo modo, reazioni e comportamenti disfunzionali i quali, invece di risolvere, alimentano il problema di cui si soffre.

La terapia breve strategica ha come scopo principale la rottura di quel particolare circolo vizioso che si viene a creare tra la manifestazione del disturbo ed il comportamento disadattivo che la persona mette in atto nel tentativo di risolverlo, ma che finisce, invece, per alimentarlo ed aggravarlo ulteriormente. La struttura del metodo si esprime in 3 fasi:
Studio delle caratteristiche specifiche di un problema.
Rilevazione delle soluzioni già tentate per risolverlo.
Cambiamento delle soluzioni disfunzionali che, invece di risolvere il problema, lo alimentano, con altre che si sono sperimentalmente dimostrate funzionali agli effetti desiderati.
La caratteristica peculiare di questo approccio terapico consiste, dunque, nell'interessamento verso il "come" un disturbo sia strutturato e si autoalimenti, e non verso il "perché" esso si sia sviluppato. In questo modo le energie del terapeuta e del paziente vengono totalmente concentrate sul disturbo così come si manifesta nel presente, evitando di allungare i tempi del processo terapico nella ricerca delle cause del problema, le quali sono spesso remote e difficilmente rintracciabili.

In sostanza, il metodo strategico si propone di modificare il modo di vedere le cose della persona che soffre di un disturbo; tale risultato può essere raggiunto attraverso una ristrutturazione del modo dimostratosi disfunzionale di percepire e reagire alla realtà. La ristrutturazione del proprio punto di vista inizia già durante le prime sedute, nelle quali la persona impara ad accedere a risorse che già possedeva ma che non era in grado di sfruttare, creandosi una nuova maniera di vedere e percepire ciò che fino a poco prima rappresentava un problema. La terapia breve strategica, in particolare, ha elaborato specifici protocolli di trattamento per attacchi di panico, agorafobia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, ipocondria, disordini alimentari (anoressia, bulimia, sindrome da vomito), depressione, disturbi sessuali, disturbi dell'età evolutiva, problemi della famiglia e problemi di coppia.
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... rdone.html
1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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L'ANALISI BIOENERGETICA E TRANSAZIONALE

Messaggio da Azzurra99 »

L'ANALISI BIOENERGETICA

(a cura della dott.ssa Rita Gagliardi, psicologa psicoterapeuta specializzata
in Analisi Bioenergetica)

Se la Psicoanalisi rappresenta un contributo fondamentale nella storia della psichiatria e nella storia dell'uomo, l'Analisi Bioenergetica è una pietra miliare nello studio dei rapporti tra Psiche e Corpo.

Essa è opera di Alexander Lowen che edifica sulle basi gettate dal suo maestro Wilhelm Reich. Questi per primo si era interessato alle rigidità corporee come espressioni psichiche, come blocchi muscolari cronici di origine psicologica. Successivamente A. Lowen compie un prezioso lavoro di approfondimento sia sul piano teorico che metodologico, sia come modello teorico che come approccio psicoterapeutico. Con l'Analisi Bioenergetica le scoperte psicoanalitiche vengono studiate nelle relazioni con il piano biologico.

Mente - Corpo come "Unità"

La parte psichica e quella corporea erano già state menzionate dalla psicoanalisi come coesistenti. Con A. Lowen questa coesistenza si tocca e si verifica in modo chiaro e affascinante.
Per cogliere in modo semplice il rapporto Mente-Corpo possiamo soffermarci sui nostri vissuti interni quotidiani. Sappiamo tutti, ma non ci prestiamo attenzione, che le nostre emozioni non sono scindibili dal livello corporeo e muscolare: se proviamo gioia i nostri occhi la esprimono, il nostro viso assume un'espressione aperta, le nostre labbra sorridono; cioè attiviamo, senza accorgercene, una serie di movimenti muscolari attraverso i quali l'emozione si esprime. Ciò accade naturalmente anche per la tristezza, per la rabbia e per ogni altra emozione. Questo piano corporeo può essere immediatamente chiaro e leggibile oppure può essere meno visibile ma comunque sempre presente. Se abbiamo un sentimento di rabbia che non possiamo esprimere e mostriamo invece una disponibilità, avremo questa situazione anche a livello corporeo: una espressione muscolare più superficiale obbedirà alla "circostanza" e una parte muscolare meno visibile sarà contratta come espressione di ostilità, di opposizione. Questa dualità Mente-Corpo è naturalmente presente sin dall'inizio della nostra esistenza.

Quindi l'emozione ha spontaneamente un corrispettivo corporeo; allo stesso modo in cui una pianta ha un apparato radicale e non è immaginabile senza di esso; allo stesso modo in cui quando adoperiamo una misura di "peso" di qualche cosa implichiamo inscindibilmente una "forza di gravità".
Tutto ciò è una premessa fondamentale per la comprensione dei contenuti teorici e del modello psicoterapeutico dell'Analisi Bioenergetica.
Noi sappiamo che la struttura della personalità, nell'esplicazione delle sue potenzialità, nelle inibizioni e nello sviluppo dei meccanismi di difesa (vedi glossario), si compie fondamentalmente nei primi anni di vita. Non possiamo qui soffermarci su questo ampissimo e importantissimo argomento ma ci è necessario menzionarlo perché la dualità Mente-Corpo la troviamo, come abbiamo detto, sin dall'inizio della nostra vita. I meccanismi di difesa messi in atto dal bambino in modo prolungato li ritroviamo nel corpo dell'adulto sotto forma di tensioni muscolari croniche.

Per impedire sensazioni ed emozioni sgradevoli operiamo due cose fondamentali:
1) la contrazione dei muscoli interessati (che così "imprigionano" l'emozione anziché darle corso);
2) la riduzione dell'attività respiratoria (che è insita nella contrazione stessa e ne garantisce il controllo).
Questa situazione, come già detto, si cronicizza se operata in modo prolungato e nelle fasi dello sviluppo psicofisico. In tutto ciò non ci si accorge dell'irrigidimento corporeo ma esso appare come parte integrante di noi stessi. Questi blocchi restano, insieme ai loro contenuti e alla dinamica del loro formarsi, al di fuori della nostra coscienza. Il tutto viene percepito come facente "parte di se stessi", come "caratteristica" personale.
Abbiamo invece dei segnali, solo segnali che ci possono creare disagio. E qui troviamo l'Ansia con tutte le sue manifestazioni.
Quando un Corpo non ha rigidità e la respirazione è buona non c'è ansia. In altre parole, quando non ci sono difese cronicizzate non c'è "ansia" ma "piacere".
L'Ansia è una manifestazione di allarme, di disfunzione della difesa messa in atto. Per proteggersi dall'ansia il sistema difensivo è inconsciamente in continuo aggiornamento. È costantemente e inconsapevolmente in atto una ricerca di stabilità e solidità delle strutture difensive preesistenti.

Psicoterapia Bioenergetica

Con l'Analisi Bioenergetica gli strumenti di cui dispone la psicoterapia aumentano. La conoscenza approfondita della dualità Mente-Corpo permette l'intervento sui due aspetti. Oltre all'aspetto verbale lo psicoterapeuta lavora insieme al paziente con esercizi corporei appropriati e volti a sciogliere le tensioni in esso contenute. Ciò permette di arrivare efficacemente e rapidamente ai nodi emozionali.
Non si tratta semplicemente di tecniche di rilassamento (vedi anche training autogeno) ma l'obbiettivo è di ridare al corpo l'apertura e la funzionalità originaria. Di ripristinare una condizione generale di fluidità e di piacere. Ciò passa attraverso l'elaborazione e la liberazione dei sentimenti rimasti imprigionati nelle tensioni croniche. Il lavoro a livello verbale e quello a livello corporeo si alternano e si inseriscono a seconda della persona e del momento specifico della psicoterapia. Una risoluzione reale della parte psicologica ha sempre un corrispettivo "corporeo", un'apertura all'esterno, un maggiore livello energetico e la capacità di provare "piacere".

La Psicoterapia Bioenergetica:
1) è di grande utilità per tutti, in quanto ripristina un funzionamento psicofisico adeguato, consente l'aumento del livello energetico e sviluppa il potenziale in ogni persona;
2) è di grande efficacia in tutte le situazioni sintomatiche di origine psicologica: depressione, ansia, angoscia, attacchi di panico, disturbi sessuali, disturbi psicosomatici etc.
http://www.nienteansia.it/tipi-di-psico ... lowen.html

L'ANALISI TRANSAZIONALE

(a cura del dott. Cristiano Emanuele De Lucia, psicologo psicoterapeuta specializzato in Analisi Transazionale)

L'analisi transazionale è stata ideata da Eric Berne, psichiatra e psicoanalista, verso la fine degli anni '50 a San Francisco, California. L'analisi transazionale (detta A.T.) offre una teoria sistematica della personalità e della dinamica sociale derivandola dall'esperienza clinica, dà origine a un metodo psicoterapeutico attivo e "razionale" e ad una teoria della comunicazione. L'A.T. si basa sull'analisi delle "transazioni", ossia, sull'osservazione delle manifestazioni esterne del rapporto sociale.

Si ha una transazione quando, da uno stimolo transazionale di un individuo X (una frase, un gesto, un'espressione del volto, un'azione) viene sollecitata una risposta transazionale di un altro individuo Y; risposta che diventa a sua volta stimolo per X, la cui ulteriore risposta diventa nuovo stimolo per Y. In questo modo si innesca una catena: L'A.T. si occupa dell'analisi di questa catena ed in particolare della sua programmazione: una volta iniziata la catena, conoscendo le caratteristiche di personalità dei soggetti interessati al rapporto sociale, ne risulta una sequenza in gran parte prevedibile.

Per individuare, codificare e riconoscere le caratteristiche di personalità di un soggetto, in analisi transazionale si utilizza un modello detto Modello degli Stati dell'Io.

Uno Stato dell'Io si può descrivere come un sistema compatto di emozioni e pensieri riferiti ad un soggetto, che motivano dei corrispondenti modelli di comportamento; in altre parole, è un insieme di pensieri, emozioni e comportamenti organizzati in modo coerente tra loro, che rispecchia le esperienze del suo passato o del suo presente. Ad esempio: l'insieme di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento praticati dal soggetto, simili a quelli delle sue "figure genitoriali" (genitori reali e/o altre figure avute come riferimento durante i primi anni di vita), identificano il suo Stato dell'Io Genitore. Mentre l'insieme di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento che risalgono alla sua "infanzia individuale", cioè come si comportava da bambino fino ai primi 4/5 anni di età, costituiscono il suo Stato dell'Io Bambino. Un insieme autonomo di sentimenti, atteggiamenti e modelli di comportamento che risultano coerenti e adatti alla realtà presente evidenziano il suo Stato dell'Io Adulto.

L'analisi transazionale teorizza la presenza in ognuno di noi di tre Stati Dell'Io, Genitore, Adulto e Bambino, partendo da questo presupposto:
è noto che:
- ogni individuo adulto è stato un tempo bambino;
- ogni essere umano in possesso di una quantità sufficiente di tessuto cerebrale è potenzialmente capace di un esame di realtà adeguato;
- ogni individuo che sopravviva nella vita adulta ha avuto dei genitori funzionanti, oppure qualcuno 'in loco parentis'.

Per cui possiamo ipotizzare che:
- vestigia dell'infanzia sopravvivono nella vita successiva come stati dell'Io completi (Bambino);
- l'esame di realtà può essere considerato una funzione specifica di uno stato dell'Io e non una 'facoltà' isolata (Adulto);
- il controllo del comportamento può essere assunto da uno stato dell'Io di un individuo esterno, così come viene percepito (Genitore).

Osservando un individuo si può, con un po' di pratica, riscontrare agevolmente la presenza degli Stati dell'Io, attraverso la lettura della postura, dello sguardo, della gestualità, del tono di voce, del vocabolario usato.

Lo Stato dell'Io Genitore (severo), può essere con mani sui fianchi, sguardo severo, indicazioni di divieto o di ordine, tono duro e con vocaboli che esprimono ordini o giudizi. Viceversa un Genitore amorevole, può essere con una materna flessione del collo, uno sguardo affettuoso, braccia che accolgono, tono confortante e con parole di incoraggiamento.

L'Adulto è eretto e morbido, sguardo pensoso, con indicazioni operative e attente, con tono uguale (monotono) e preciso, vocabolario che esprime valutazioni.

Il Bambino (sereno e spontaneo) può essere sciolto e sorridente, disinibito e allegro, con tono forte ed energico, con vocaboli esagerati. Viceversa può essere timido, chiuso, sprofondato, impaurito, imbronciato, piagnucoloso ed esigente, con vocaboli che evidenziano la sua percepita incapacità (non posso, spero, vorrei).

L'utilizzo del Modello degli Stati dell'Io, una volta appreso, consente di aumentare la consapevolezza delle proprie caratteristiche di personalità e, se necessario, di adeguarle alle necessità, con l'intento di promuovere una gestione responsabile e congrua dei propri pensieri, delle proprie emozioni e dei propri comportamenti. Consente inoltre di "leggere" le transazioni sociali, partendo dalla conoscenza delle caratteristiche degli individui interessati, per cui aumenta la capacità di gestire una comunicazione rendendola efficace rispetto agli obiettivi prefissati.

Trattamento dei disturbi d'ansia con l'analisi transazionale
L'ansia è un evento emotivo, una condizione "fisiologica" durante la quale la psiche e il corpo si orientano verso lo stimolo per prepararsi ad affrontarlo nel miglior modo possibile. È un adattamento dell'individuo a situazioni ambientali che gli richiedono risposte soddisfacenti. Tuttavia, talvolta, la presenza eccessiva di ansia può limitare la capacità di pensare ed agire adeguatamente alle circostanze, invalidando le naturali risorse a disposizione; in questa condizione l'ansia diviene ‘disfunzionale' e si parla di disturbo d'ansia.

L'analisi transazionale consente di identificare quelle 'fantasie distorte' dello Stato dell'Io Bambino o quelle 'convinzioni errate' del Genitore che possono indurre a sperimentare una "paura di essere inadeguato" (in genere paura di fallire o paura di perdere l'oggetto desiderato) che si manifesta con i sintomi d'ansia. Nello Stato dell'Io Bambino si strutturano pensieri, emozioni e comportamenti sulla base delle competenze e dell'esperienza a disposizione a quell'età (fino a 4 o 5 anni), per cui è ragionevole pensare che ci possano essere delle distorsioni della realtà anche significative e che il relativo vissuto sia condizionato da queste. Lo Stato dell'Io Genitore si struttura sulla base degli esempi educativi, sociali e culturali dell'ambiente nel quale è vissuto il soggetto durante i primi anni di età, per cui, senza avere la capacità di valutarne l'adeguatezza, egli avrà fatto suoi alcuni valori morali e religiosi, consuetudini e credenze culturali, pregiudizi e abitudini familiari, che potrebbero essere errati o comunque adeguati per l'epoca ma inadeguati alla sua realtà presente.

L'analisi transazionale si pone l'obiettivo di aumentare la consapevolezza dello Stato dell'Io Adulto nel qui ed ora, nel caso dei sintomi d'ansia si indaga su "qual è la cosa peggiore che può capitare oggi quando si prova quell'ansia" e, una volta emersa la fantasia, su "cosa c'è di male se si verifica"; in questo modo possono emergere esperienze del passato che hanno indotto il soggetto ad interpretare la realtà dell'epoca come "drammatica" o "catastrofica" e che lo condizionano oggi nell'interpretazione della realtà odierna. Rielaborare queste fantasie con la consapevolezza e con le informazioni del presente, consente di valutare la realtà per correggere le eventuali distorsioni e decidere cosa fare per gestire le possibili presenti fonti di disagio.
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1986- Amenorrea secondaria. 1995- Emicranee e cefalee, primi segni di ipertensione. 1996- Psoriasi squamosa a placche, displidemia e insufficienza venosa. 2003- Ernia jatale con esofagite da reflusso di 2° e gastrite lieve. 2005-Ipertensione e tachicardia in terapia con Libradin e Inderal. 2006-Insufficienza venosa cronica. 2006-Glaucoma in terapia. 2007-Sindrome di Stein Leventhal, in terapia con Metforal 500. 2008- Lieve scoliosi dorsale con curve di scompenso cervicali e lombari. 2008- Artrosi cervicale con tre ernie e una protusione del disco. 2008-Psoriasi artropatica con sindrome SAPHO.- Sindrome dell'intestino irritabile, colite, dermatite atopica e da contatto, allergia al latte e derivati, allergia agli acari, lieve intolleranza al lattosio. In cura con Nerixia, Arcoxia, Metocal 1200, Didrogyl. 2010-BOD: Areola paracentrale di distrofia microcistica dell'endotelio corneale, FOD e FOS: lieve assottigliamento della rima neurale temporale in N.O. di piccolo diametro. 2010-Pseudocisti alla tiroide, controlli periodici. 2011-Cuoio capelluto: scalpo lipedematosi, lichen simplex cronico e tricoressi nodosa al vertice. OTC del nervo ottico: marcata riduzione di spessore a livello dei fasci nervosi inferiori e superiori bilateralmente in presenza di papilla con aspetto lievemente rilevato e non glaucomatoso almeno morfologicamente. 2012- Reumatologia: sindrome fibromialgica sub-clinica. Neurologia: cefalea intensiva, distimia, fibromialgia, terapia con Sertralina 50 mg.
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