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RITA ATRIACominciata da Lulù1976
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Parte 1 di 1
Lulù197626/7/2009, 09:08
Che giorno è oggi?
Oggi è il 26 Luglio 2009, un’altra giornata afosa qui in Sicilia, un’altra giornata simile a tante altre…..ma anche oggi va ricordata una storia, una triste storia che risale a ben 17 anni fa.
17 anni fa?…Di nuovo?
E che successe ancora diciassette anni fa, tanto da meritarne un ricordo?
Muore una donna…una giovane donna di soli 17 anni!
Ma non muore di malattia, ne per un incidente, ma muore per dolore, muore perché la speranza è morta in lei, muore perché lasciata sola….muore perché l’unica sua ancora di salvezza è stata da poco uccisa in un attentato in via D’amelio.
Si, muore Paolo Borsellino colui che la proteggeva e la sosteneva nella ricerca della giustizia e per lei finisce tutto!
Una coraggiosa testimone…una donna che ha saputo ribellarsi al puzzo del compromesso morale….una donna da cui tutti dovrebbero prendere esempio.
Voglio ricordarla a 17 anni dalla sua morte, affinchè la sua testimonianza del saper dire “NO” alla mafia, possa essere uno stimolo per tutti noi nello sviluppare una reazione interna ed esterna a ciò che è talmente scontato da diventare ormai parte costituente della nostra vita.
Questa ragazza ha parlato a discapito della sua vita, e allora dobbiamo fare in modo che il suo sacrificio, le sue parole, diventino le nostre…che la lotta di chi non vuole più questo sistema di cose, rischiando ogni giorno la propria vita diventi la nostra.
Grazie Rita.

Qui la breve storia di Rita D’atria

"Rita, non t'immischiare, non fare fesserie" le aveva detto ripetutamente la madre, ma, Rita aveva incontrato Paolo Borsellino, un uomo buono che le sorride dolcemente, e lei parla, parla…racconta fatti. Fa nomi. Indica persone, compreso l'ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto.

"Fimmina lingua longa e amica degli sbirri" disse qualcuno intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre, che, disamorata, fredda e distaccata, l'aveva ripudiata e minacciata di morte perché quella figlia così poco allineata, per niente assoggettata, le procurava stizza e preoccupazione. Inoltre, sia a lei che a quella poco di buono di sua nuora, Piera Aiello, che aveva plagiato a picciridda, non perdonava di aver "tradito" l'onore della famiglia.


Si recherà al cimitero parecchi mesi più tardi, e con un martello, dopo aver spaccato il marmo tombale, rompe pure la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente. Figlia di un piccolo boss di quartiere facente capo agli Accardo, Rita Atria è nata e cresciuta a Partanna, piccolo comune del Belice, una vasta zona divenuta famosa perché distrutta dal terremoto. Un territorio in cui, in quel periodo, si dice circolasse denaro proveniente dal narcotraffico, e di cui Rita non sopporta le brutture, le vigliaccherie, la tristezza. L'ignavia delle donne. "Una donna sa sempre cosa sta combinando suo marito o suo figlio" ha spiegato Piera Aiello moglie di Nicola Atria, fratello di Rita, e lei condivide con convinzione. Sensibile all'inverosimile, eppur ostinata, caparbia, fin dall'adolescenza dimostra di essere molto dura ed autonoma. Acasa sua, faide, ragionamenti, strategie, vecchi rancori, interessi di ogni tipo, erano all'ordine del giorno, perché, suo padre, don Vito Atria, ufficialmente pastore di mestiere, era un uomo di rispetto che si occupava di qualsiasi problema; per tutti trovava soluzioni; fra tutti, metteva pace, "…per questioni di principio e di prestigio…- sosteneva Rita - senza ricavarne particolari vantaggi economici…" tranne quello di rubare bestiame tranquillamente ed avere buoni rapporti con tutti quelli che contavano.

Cionostante, il 18 novembre dell'85, don Vito Atria, non avendo capito che il tempo è cambiato, e che la droga impone un cambio generazionale, è stato ucciso. Rita innanzi a quel cadavere crivellato di colpi, fra gli urli e gli impegni di rappresaglia dei famigliari, anche se appena dodicenne, dentro di sé, comincia ad rimestare vendetta. Ma la morte del padre le lascia un vuoto.

Rita, allora, riversa tutto il suo affetto e la sua devozione sul fratello Nicola. Ma Nicola era un "pesce piccolo" che col giro della droga, aveva fatto i soldi e conquistato potere. Girava sempre armato e con una grossa moto. Quello con il fratello diventa un rapporto molto intenso, fatto di tenerezza, amicizia, complicità, confidenze. E' Nicola, infatti, che le dice delle persone coinvolte nell'omicidio del padre, del movente; chi comanda in paese, le gerarchie, cosa si muove, chi tira le fila… trasformando così una ragazzina di diciassette anni, in custode di segreti più grandi di lei.

Tutto ciò non le impedisce di innamorarsi e fidanzarsi con Calogero, un giovane del suo paese. Fino al 24 giugno del 91, il giorno in cui anche suo fratello Nicola viene ucciso e sua cognata Piera Aiello che da sempre aveva contestato a quel marito le frequentazioni e i suoi affari, collabora con la giustizia e fa arrestare un sacco di persone. Calogero interrompe il fidanzamento con Rita perché cognata di una pentita e sua madre Giovanna va in escandescenze.

Dopo il trasferimento in località segreta di Piera e dei suoi figli, Rita a Partanna è veramente sola: rinnegata dal fidanzato e dalla mamma, non sa con chi parlare, con chi scambiare due parole.
Sottomettersi come sua madre o ribellarsi?

All'inizio di novembre, ad appena diciassette anni, decide di denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così l'assassinio del padre e del fratello. Incontra il giudice Paolo Borsellino, un uomo buono che per lei sarà come un padre, la proteggerà e la sosterrà nella ricerca di giustizia; tenterà qualche approccio per farla riappacificare con la madre.

La ragazzina inizia così una vita clandestina a Roma. Sotto falso nome, per mesi e mesi non vedrà nessuno, e soprattutto non vedrà mai più sua madre. L'unico conforto è il giudice. Ma arriva l'estate del '92 e ammazzano Borsellino, Rita non ce la fa ad andare avanti. Una settimana dopo si uccide[...]
(Graziella Proto - Casablanca)
FONTE: http://www.ritaatria.it
rosaria195626/7/2009, 10:44
grazie Lulù, fai bene a ricordarci queste storie affinchè nessuno le possa mai dimenticare ed il loro ricordo rendere più forti gli uomini onesti.
mariacri26/7/2009, 13:31
Che tragedia! Che bel viso pulitoe combattivo. Ho appena ascoltato "preghiera in gennaio" di de Andrè che scrisse dedicandola a Luigi Tenco. Che sia anche per lei. Ciao Lulù, grazie
Parte 1 di 1
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