L'ARTRITE CHE COLPISCE I BAMBINI

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lorichi
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L'ARTRITE CHE COLPISCE I BAMBINI

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L’artrite che colpisce i bambini
Un piccolo su mille può soffrire di questa patologia che causa dolore e deformità
agli arti e può condurre anche alla cecità. Ma le cure ci sono, basta arrivino in tempo
di Daniela Natali

È difficile credere che possa soffrire di artrite un bambino, anche dal primo anno
di vita. Eppure è così. L’artrite reumatoide giovanile, chiamata anche artrite idiopatica- cioè senza cause note - giovanile, è una malattia cronica autoimmune (che colpisce soprattutto le femmine) caratterizzata da un processo infiammatorio responsabile di alterazioni delle articolazioni che possono portare a deformazioni e a riduzione, anche estrema, delle possibilità di movimento. È una malattia subdola, non facile da sospettare e diagnosticare, e non solo nei piccolissimi che ancora non parlano, ma anche nei più grandicelli o addirittura nei “grandi”, visto che la patologia può colpire anche gli adolescenti.

Le difficoltà
I sintomi all’esordio sono spesso vaghi. Doloretti diffusi alle articolazioni, accompagnati da rigidità, solitamente appena svegli o dopo una prolungata immobilità e scompaiono con il movimento e il passare delle ore (in questi casi si tratta di forme oligo , le più frequenti, o poli- articolari , termini che significano rispettivamente “in grado di coinvolgere fino a quattro articolazioni” o “molte articolazioni”); oppure e gonfiori e dolori alle articolazioni ( più di frequente il ginocchio) spesso erroneamente ritenuti la conseguenza di traumi trascurati o che fanno sospettare (l’inesistente) rottura di legamenti . Quando , addirittura, la caratteristica dei dolori e della rigidità, non fanno pensare semplicemente a poca voglia di andare a scuola...
Più facile da diagnosticare è la cosiddetta artrite sistemica che si accompagna, appunto, a sintomi sistemici causando febbre, ingrossamento di fegato, milza o linfonodi e talora infiammazione delle membrane intorno al cuore (pericardite) e ai polmoni (pleurite). A complicare però, e di nuovo, le cose è il fatto che anche oggi la diagnosi è soprattutto clinica perché non ci sono né esami del sangue, né sofisticati mezzi di indagine che da soli possano bastare a dirimere le situazioni dubbie.
La malattia non è poi ereditaria e non si sa chi potrebbe essere maggiormente a rischio di svilupparla e in chi , quindi, “sospettarla”.

Le complicazioni
Altra complicazione: chi è colpito da questa forma di artrite rischia di sviluppare un infiammazione della parte anteriore dell’uvea ( membrana che avvolge l’occhio e che provvede alla sua vascolarizzazione) e anche in questo caso la diagnosi è difficile perché non si hanno sintomi. L’occhio non si arrossa, non dà bruciore e inizialmente non diminuiscono le capacità visive. Soltanto se già si sa che il bambino soffre di artrite reumatoide giovanile e lo si tiene monitorato con periodiche visite dall’oculista ( che per rilevare l’infiammazione silente deve usare un particolare strumento chiamato lampada a fessura che funziona un po’ come l’occhio di bue che si usa a teatro per illuminare solo una parte circolare della scena ) si può scongiurare il pericolo di peggioramenti che possono anche condurre alla cecità.

La diagnosi
Sottolinea Valeria Gerloni, responsabile dell’Unità dipartimentale di Reumatologia dell’Età evolutiva, all’ospedale Gaetano Pini di Milano, centro di riferimento nazionale per questa patologia: «La capacità di arrivare rapidamente alla diagnosi è di capitale importanza in questa malattia: vuol dire non solo alleviare il dolore, ma scongiurare peggioramenti che potrebbero portare alla immobilità e alla cecità. Trentacinque anni fa, quando ho iniziato a lavorare in questo settore, non era raro vedere bambini su una carrozzella, e non perché le cure non ci fossero — funzionava e funziona ancora, insieme ad altri nuovi farmaci, il “vecchio” cortisone — ma perché solo allora si cominciava a sospettare l’esistenza di questa strana e rara malattia che colpisce un bambino su mille».

La cure
E oggi, invece? «I centri di riferimento sono pochi - si possono contare sulle dita delle mani - ma la consapevolezza dell’esistenza dell’artrite idiopatica giovanile si è estesa. Anche grazie a convegni , corsi di informazione-formazione che centri come il nostro rivolgono a pediatri e medici di base. Ma è fondamentale che una volta che, il “sospetto” si è trasformato in diagnosi, i bambini vengano seguiti in centri nei quali possono contare su reumatologi, oculisti, pediatri, psicologi, ortopedici che lavorano in squadra e possono assicurare la “velocità” delle frequenti visite di controllo plurispecialistiche che si fanno in un solo giorno di day hospital, evitando a bambini e genitori la peregrinazione da una medico all’altro e da un ospedale all’altro . Strutture organizzate come la nostra diventano poi un forte punte di riferimento e questo consente di aumentare la compliance, cioè l’aderenza alle cure fondamentale in questa come in tutte le malattie croniche».

Guarigione o miglioramenti?
Croniche? Vuol dire che non si guarisce mai? Nonostante i nuovi farmaci cui accennava prima ? «Si possono avere periodi lunghi di remissione, anche di anni e anni, in cui le cure possono venire ridotte o addirittura sospese , ma non osiamo ancora parlare di guarigione. Si tratta di patologie da tenere sempre sotto controllo». I nuovi farmaci in che modo, allora, si sono dimostrati miglior i rispetto a quelli “vecchi” visto che li hanno sostituiti ? «Più che di sostituzione parlerei di affiancamento. E la diversità sta nel minor numero, e gravità, degli effetti collaterali. Mi spiego meglio. Il cortisone, che è stato a lungo la nostra unica arma, è assai efficace sia nel ridurre il dolore, sia nel ridurre l’infiammazione, ma può bloccare la crescita e causare osteoporosi precoce (non proprio l’ideale in bambini che hanno già problemi alle articolazioni) e danneggiare la cute con evidenti smagliature e causare obesità con grave danni estetici. Un problema secondario, forse, ma non in chi ha tutta la vita davanti . E ricordo che questa malattia colpisce soprattutto le bambine».

Non solo cortisone
Quali sono stati i primi i medicinali che hanno “affiancato” il cortisone permettendo di ridurne , immagino, le dosi? «Oltre agli aninfiammatori - prima i FANS e oggi quelli che appartengono alla cosiddetta classe del Coxib - è stata importante l’introduzione del Metotrexate che ha cominciato ad essere utilizzato anche per l’artrite reumatoide nei primi anni ‘90 mentre in precedenza era prescritto solo per le patologie oncologiche. Questo farmaco non è solo un anti –infiammatorio ma modifica il decorso naturale della malattia (può cioè mandarla in remissione e impedire i danni della cronicità) come facevano, per altro, i sali d’oro che possono però essere fortemente tossici . Anche il Metotrexate, come d’altronde tutti i farmaci, può avere effetti collaterali, tra cui il rischio raro di anemia e più spesso problemi di intolleranza con nausea e malessere, ma la bilancia rischi- benefici pende dalla parte dei benefici. Comunque tutti questi medicinali i vengono usati in un mix calibrato sulle esigenze di ogni singolo paziente e in modo variabile seguendo l’evoluzione della malattia.
I farmaci biologici
Altre nuove cure? «La vera novità terapeutica degli ultimi dieci anni sono i farmaci biologici che derivano dalla sintesi in laboratorio di anticorpi e recettori in grado di “mimare” la normale funzione delle proteine naturali anti-infiammatorie e, per questo sono definiti “biologici” anche se di naturale non hanno proprio niente . Come il cortisone questi farmaci agiscono molto rapidamente ma non ne hanno gli svantaggi. Essendo molto costosi vengono però dati solo in seconda battuta, quando i medicinali tradizionali sono si sono dimostrati inefficaci o sono poco tollerati». Nessun effetto collaterale per i biologici? «Possono per esempio, e stranamente nei bambini, indurre aggressività, modificazioni del carattere, ma si tratta di effetti reversibili che scompaiono non appena si smette di assumerli. Un ritardo di crescita, invece, come con il cortisone, se si è in fase puberale non si recupera più. E un danno alle ossa quando è fatto è fatto».

I risultati
«Ma non vorrei dare un quadro ”nero” della situazione: oggi i nostri bambini e ragazzi sono tanto belli e sani che spesso sono in difficoltà a scuola: alcuni insegnanti faticano a capire dove sia il problema e perché debbano assentarsi per fare visite, controlli e assumere la terapia che nel caso dei biologici è talora per infusione».
21 maggio 2015 | 18:13
DA "CORRIERE DELLA SERA SALUTE"
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Nonnalory
Una cosa alla volta un giorno dopo l'altro
Sono nata cieca. A volte sono triste, ma poi penso ai ragazzi meno fortunati di me, quelli che mi prendono in giro. A loro è andata peggio. Sono nati senza cuore.
Cecilia Camellini (Campionessa olimpica alle paralimpiadi 2012)
A noi la malattia ci fa un baffo!
http://anoilamalattiacifaunbaffo.blogspot.com/


Tutto inizia nel 1975 con lombosciatalgia bilaterale e curata come tale, senza alcun risultato, per 12 anni. Nel 1987 diagnosi di Sacroileite alla quale nel 2007 si è aggiunta una Pancolite (infiammazione cronica dell'intestino), da metà dicembre 2007 diagnosi di spondiloartrite (ogni tanto cambia il nome della malattia, quello definitivo pare essere enteroartrite) farmaci: balzide per l'intestino, azatioprina, e, al bisogno, cortisone e indometacina per l'artrite. Ad aprile 2010 intervento di artroprotesi 4° dito mano dx.
Da novembre 2014 problemi di calo linfociti con conseguente sospensione di azatioprina. Da meta' marzo 2015 iniziato metotrexate che pero' ho dovuto sospendere dopo due mesi per sopraggiunti effetti collaterali. Nel 2015 diagnosi di gastrite cronica sempre causata dai problemi autoimmuni. Da novembre 2016 ripreso azatioprina e si e' aggiunta la psoriasi. A conti fatti la diagnosi attuale sembra essere artrite psorisiaca con infiammazione intestinale e gastrite tutto riconducibile ad autoimmunita'


Amicizia è la capacità di dare senza chiedere nulla.E' la spalla su cui piangere, è una mano che stringe la tua e ti consola.E' anche la capacità di ascoltare i silenzi, grazie per aver ascoltato i miei
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