Verissimo quello che dici su: “è difficile esserci” .
Per quanto mi riguarda il vero problema è stato
“come esserci”
Come esserci in modo costruttivo e significativo per le persone che fanno parte della nostra vita, che appartengono al nostro mondo emotivo … che amiamo!
Credimi comprendo molto bene il tuo vissuto…. tuttavia capisco anche il “vissuto” di tuo marito .
Io non so dirti cosa sia giusto o cosa sia sbagliato, quale sia l’approccio “migliore” in momenti così difficili …. non lo so....!
Posso dirti solo
come io ho scelto di esserci
A seguito di una serie di riflessioni anche sofferte, in primis, ho dovuto riconoscere il “mio bisogno di esserci” e come, questo mio bisogno, in realtà andava a sedare e placare le mie di ansie.
Ho dovuto fare i conti con questo aspetto di me che, più o meno consapevolmente non riuscivo a identificare o forse semplicemente tentavo di negare.
Riconosciuto il “mio bisogno” nel rispetto dell’indentità e dell’individualità di colui che sta vivendo “il momento” ho ritenuto doveroso risignificare il mio modo di essere presente e “decentrare” l’attenzione sul “suo di bisogno”.
L’ho chiamato, gli ho detto che c’ero semplicemente e, se nel caso lo riteneva utile, vantaggioso poteva contare sulla mia presenza …. accettando anche un eventuale suo rifiuto per altro legittimo.
Lui ha compreso quanto - con enorme fatica credimi - stavo tentando di dirgli ….
....nessuna sindrome da prestazione da ambo le parti ….
Questo primo contatto è stato veramente complesso e faticoso, credo per entrambi, ma doveroso.
A volte mi ha accolto … altre mi ha rifiutato … questa modalità la mette in atto ancora adesso...
E’ stato difficile per me “accettare” ovviamente i suoi : “NO”...e lo è ancora oggi
Dietro i “no” c’e Lui con il suo tempo e il suo mondo interiore che, a prescindere da ipotetiche interpretazioni rimane comunque intraducibile …
… un tempo sospeso …. che solo colui che lo vive riesce a dotarlo "di significato" .... "di senso"
ma il rispettare tempi che sono inevitabilmente diversi dai nostri, per me almeno, è stato ed è ancora adesso un modo differente di “tendere la mano verso..”
il mio modo di dimostrare anche il rispetto dovuto …
Antonella davvero “non so cosa sia giusto e cosa sbagliato”,
qual è la formula, il modo corretto - sempre che ci siano - …...,
so solo, se posso permettermi, che da quello che traspare dai tuoi scritti sia Tu che Tuo marito “ci siete” per i vostri amici pur nella differenza che vi contraddiste come coppia… come è legittimo e doveroso nel rispetto dell'identità di entrambi.
Ciao splendida coppia
Silvia