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TERAPIA DEL DOLORE

Inviato: 20/10/2009, 16:29
da lorichi
IL PROGETTO SPERIMENTALE DEL MINISTERO
Terapia del dolore e cure palliative, serve un’assistenza organizzata
di Adele Sarno
È una malattia nella malattia, ma il dolore spesso viene sottovalutato. Eppure ne soffrono 25 malati su 100. Servono più strutture e una maggiore organizzazione. Al via un progetto del ministero della Salute per creare una rete assistenziale per il malato
APPROFONDIMENTI
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Dolore cronico, necessarie più strutture
È un sintomo come gli altri ma spesso viene sottovalutato. Eppure il dolore cronico è ciò mina maggiormente l’integrità fisica e psichica del paziente, preoccupa di più i familiari e incide in maniera negativa sulla qualità della vita, sulla capacità lavorativa e sulle relazioni sociali. E nel nostro Paese manca una rete assistenziale ben organizzata e strutturata per la terapia del dolore. E così, per fornire risposte alle problematiche relative alle cure palliative e alla terapia del dolore, il ministero della Salute ha elaborato un nuovo modello assistenziale, dando vita a una rete che sia in grado di fornire una risposta concreta alle esigenze dei cittadini. “È un progetto sperimentale – si legge nel documento di pianificazione stilato dal ministero della Salute – che prevede nel corso del 2009 il coinvolgimento di quattro Regioni: Lazio, Veneto, Sicilia ed Emilia Romagna, a cui spetta il coordinamento”.

I NUMERI DEL DOLORE IN ITALIA
Il nostro Paese, secondo lo studio ‘Pain in Europe’ realizzato nel 2005, si colloca al terzo posto in Europa per numero di pazienti che ne sono affetti. Con il suo 26 per cento è preceduto solo da Norvegia (30%) e Polonia (27%). In particolare il dolore oncologico è un sintomo che riguarda il 96% dei malati in assistenza palliativa mentre quello non oncologico ma cronico rappresenta “un’emergenza” sanitaria che interessa tutte le età, con un’incidenza nella popolazione di circa il 25-30%.

TRE TIPOLOGIE DI DOLORE
Acuto, cronico e procedurale. Ogni tipologia di dolore ha differenti caratteristiche cliniche di durata e risposta alla terapia. “Quello cronico – spiegano gli esperti del Ministero - definito come un dolore che si protrae oltre il normale decorso di una malattia acuta, o al di là del tempo di guarigione previsto, rappresenta quello con l’impatto sociale maggiore e con costi elevati per il Servizio Sanitario Nazionale”. E va detto che il dolore cronico invalidante non si presenta solo in campo oncologico, ma riguarda una serie di patologie a grande diffusione.
La sofferenza legata al cancro – spiega Francesca Moccia, del Tribunale per i diritti del malato – rappresenta una percentuale limitata (poco più del 5%) mentre le forme più comuni sono patologie osteoarticolari degenerative, soprattutto a carico della colonna vertebrale, che si estrinsecano nelle lombalgie e cervicalgie. E ancora, cefalee, malattie di origine neurologica o disturbi come l’artrite reumatoide”.

LE TERAPIE
Oggi in Italia si punta sulle cure palliative per i malati terminali e sulle terapie del dolore per chi ha disturbi cronici non oncologici. Si va da cure farmacologiche a quelle fisiche fino alle terapie invasive, anche se la tipologia scelta dipende molto dall’organizzazione del Centro. “In tutte le regioni italiane ci sono centri per la cura del dolore cronico – continua la Moccia – e sono concentrati soprattutto al Nord e al Centro della penisola”. Gli specialisti di riferimento sono generalmente anestesisti rianimatori che, per curriculum formativo, sono i medici più preparati a trattare il dolore cronico.

C’È POCA ASSISTENZA
“Di fatto – si legge nel documento del Ministero – si è creato un vuoto assistenziale sulle tematiche riguardanti il dolore, cronico, oncologico e pediatrico. I centri e gli ambulatori di terapia antalgica presentano caratteristiche diverse, una disomogenea distribuzione sul territorio, e non ci sono percorsi strutturati condivisi con i Medici di medicina generale (MMG) e i Pediatri”. Inoltre non è garantita l’equità di accesso alla Terapia del dolore per carenza di coordinamento tra ospedale e territorio, manca inoltre una formazione di base condivisa, seppur differenziata per competenze, tra i differenti professionisti che operano sul territorio e nelle strutture ospedaliere.

SERVE PIÙ ORGANIZZAZIONE E FORMAZIONE
Il progetto sperimentale del Ministero individua così un modello organizzativo integrato nel territorio, nel quale il livello assistenziale viene scomposto in tre nodi complementari: i centri di riferimento di terapia del dolore (hub), l’ambulatorio di terapia antalgica (spoke) e l’Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT) di Medici di medicina generale (MMG). Alla base del modello vi è dunque la creazione di una rete di AFT in grado di fornire una prima risposta concreta alle esigenze dei cittadini, fungendo da "triage" per i centri di terapia del dolore e per gli ambulatori di terapia antalgica. Inoltre, un gruppo composto da esperti di terapia antalgica, cure palliative e di formazione, predisporrà i pacchetti formativi per i Medici di medicina generale, gestirà i corsi di formazione ed elaborerà la bozza-prototipo della guida a rapida consultazione..

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