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CUORE A RISCHIO CON ARTRITE REUMATOIDE

Inviato: 18/12/2010, 19:06
da lorichi
Cuore a rischio con l'artrite reumatoide
Appena un anno dopo la diagnosi il pericolo di infarto risulta aumentato nei pazienti del 60 per cento


MILANO - Che l'artrite reumatoide non faccia bene al cuore si sa. Ora si è scoperto che i rischi per il cuore si affacciano molto, molto presto: già un anno dopo la diagnosi il pericolo di infarto è più alto del 60 per cento rispetto alla norma. Poi, negli anni successivi, la probabilità di incappare in un attacco di cuore non cresce ulteriormente, ma resta tuttavia elevata.
STUDIO AMPIO - L'avvertimento arriva da uno studio che ha dalla sua la forza dei numeri: Marie Holmqvist e i suoi colleghi del Karolinska Institutet di Stoccolma hanno infatti coinvolto più di 37mila persone sane e poco meno di 7.500 malati di artrite reumatoide, che avevano avuto la diagnosi fra il 1995 e il 2006 ed erano per due terzi donne (l'età media era pari a 57 anni, quasi sempre fra i primi sintomi e la diagnosi erano passati sei mesi). I ricercatori hanno seguito i partecipanti in media per 4 anni (ma qualcuno è rimasto sotto osservazione anche 12 anni), registrando tutti gli eventi cardiovascolari. I risultati, pubblicati sul Journal of Internal Medicine, sono chiari: il rischio di ischemie cardiache di qualsiasi genere aumenta del 50 per cento già un anno dopo la diagnosi e resta tale per i dodici anni successivi; il pericolo di infarto acuto cresce del 60 per cento, anche in questo caso già nel primo anno e, di nuovo, si mantiene elevato per tutti gli anni successivi. I ricercatori hanno inoltre misurato la positività dei pazienti al fattore reumatoide, un marcatore immunologico spesso presente nei malati di artrite reumatoide, verificando che non vi sono differenze significative nell'incremento del rischio cardiaco in chi è positivo o negativo: in entrambi i casi il cuore è in pericolo.

CONFERMA - «I nostri dati confermano il maggior rischio cardiovascolare dei pazienti con artrite reumatoide, ma aggiungono tre importanti informazioni a quanto si sapeva finora - dice Holmqvist -. Innanzitutto, il pericolo è alto fin dai primi tempi: questi pazienti avevano avuto la diagnosi di artrite reumatoide in media entro sei mesi dall'esordio, quindi abbastanza velocemente. Ciononostante, il rischio di infarto era già parecchio più alto della norma un anno dopo la diagnosi, quindi appena un anno e mezzo dopo i primi sintomi. In secondo luogo, sebbene negli ultimi dieci anni l'artrite reumatoide venga curata meglio e prima rispetto al passato, il rischio cardiovascolare continua a essere elevato in tutti i pazienti diagnosticati da cinque a dieci anni fa. Infine, il profilo della malattia non modifica il rischio: essere positivi o negativi al fattore reumatoide non cambia la probabilità di infarto». La conseguenza ovvia di tutto ciò è la necessità di monitorare attentamente i pazienti diagnosticati con artrite reumatoide fin dall'esordio della malattia. «Abbiamo bisogno di capire bene i meccanismi che correlano l'artrite reumatoide ai problemi cardiovascolari. Nel frattempo, tuttavia, deve essere chiaro che i pazienti vanno seguiti presto e bene per valutare il loro livello di rischio cardiovascolare e prevenire infarti e altri problemi cardiaci», conclude Holmqvist.

Elena Meli

DA: CORRIERE DELLA SERA - SALUTE
17 dicembre 2010