ARTRITE, L'ECOGRAFIA INDICA EVENTUALE REMISSIONE
Inviato: 13/01/2011, 9:23
Artrite, un'ecografia dimezza le ricadute
L'esame delle articolazioni indica se il paziente è in remissione da almeno 6 mesi e può sospendere i farmaci
(Marka) MILANO - C'è uno strumento in più contro l'artrite reumatoide: un'ecografia è infatti in grado di smascherare il rischio di ricadute. Un gruppo di ricercatori dell'Università Cattolica di Roma ha scoperto che l'esame delle articolazioni indica se il paziente è in remissione e se può sospendere i farmaci. Una svolta, perché si tratta della chiave per decidere quando interrompere le terapie senza correre rischi, come spiega Gianfranco Ferraccioli, responsabile dell'Unità di Reumatologia della Cattolica. Infatti l'assenza di sintomi nel paziente non è sufficiente per evitare ricadute, spiega l'esperto nello studio appena pubblicato sulla rivista Annals Rheumatic Diseases.
LA MALATTIA - L'artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica delle articolazioni che peggiora progressivamente se non si interviene precocemente. Provoca dolore e gonfiore a mani, piedi, dita, ginocchia, gomiti e collo. In Italia dalle 180mila alle 240mila persone ne soffrono, ma 4 su 6 non si curano adeguatamente perché non hanno ricevuto una diagnosi corretta. «Si stima che il 40-60% dei pazienti in cura vada incontro a ricadute - spiega Ferraccioli - o perché la terapia non è adeguata o perché i farmaci provocano effetti collaterali e quindi devono essere sospesi». Le recidive hanno conseguenze non trascurabili: causano il peggioramento delle lesioni articolari e dell'aterosclerosi accelerata (una malattia vascolare e coronarica che comporta un rischio di infarto del miocardio simile a quello del diabete mellito di tipo 2) e la perdita crescente della capacità lavorativa. Per evitare ciò, il paziente segue sempre la terapia, adeguandola all'evoluzione della malattia. La sospensione delle cure può essere decisa quando il paziente non ha sintomi da 12 mesi ma ora, grazie al metodo messo a punto dall'equipe di Ferraccioli, la decisione di sospendere le cure sarà presa in modo più preciso e rapido con un'ecografia alle articolazioni. Il verdetto è sicuro: la terapia si può sospendere se viene evidenziata la remissione da almeno sei mesi. In questo modo il rischio di ricadute cala del 50%. Inoltre, secondo i dati di uno studio non ancora ultimato, se la remissione ecografica è persistente da 12 mesi la possibilità che la malattia torni si azzera o quasi.
Redazione online
21 dicembre 2010
DA "CORRIERE DELLA SERA - SALUTE"
L'esame delle articolazioni indica se il paziente è in remissione da almeno 6 mesi e può sospendere i farmaci
(Marka) MILANO - C'è uno strumento in più contro l'artrite reumatoide: un'ecografia è infatti in grado di smascherare il rischio di ricadute. Un gruppo di ricercatori dell'Università Cattolica di Roma ha scoperto che l'esame delle articolazioni indica se il paziente è in remissione e se può sospendere i farmaci. Una svolta, perché si tratta della chiave per decidere quando interrompere le terapie senza correre rischi, come spiega Gianfranco Ferraccioli, responsabile dell'Unità di Reumatologia della Cattolica. Infatti l'assenza di sintomi nel paziente non è sufficiente per evitare ricadute, spiega l'esperto nello studio appena pubblicato sulla rivista Annals Rheumatic Diseases.
LA MALATTIA - L'artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica delle articolazioni che peggiora progressivamente se non si interviene precocemente. Provoca dolore e gonfiore a mani, piedi, dita, ginocchia, gomiti e collo. In Italia dalle 180mila alle 240mila persone ne soffrono, ma 4 su 6 non si curano adeguatamente perché non hanno ricevuto una diagnosi corretta. «Si stima che il 40-60% dei pazienti in cura vada incontro a ricadute - spiega Ferraccioli - o perché la terapia non è adeguata o perché i farmaci provocano effetti collaterali e quindi devono essere sospesi». Le recidive hanno conseguenze non trascurabili: causano il peggioramento delle lesioni articolari e dell'aterosclerosi accelerata (una malattia vascolare e coronarica che comporta un rischio di infarto del miocardio simile a quello del diabete mellito di tipo 2) e la perdita crescente della capacità lavorativa. Per evitare ciò, il paziente segue sempre la terapia, adeguandola all'evoluzione della malattia. La sospensione delle cure può essere decisa quando il paziente non ha sintomi da 12 mesi ma ora, grazie al metodo messo a punto dall'equipe di Ferraccioli, la decisione di sospendere le cure sarà presa in modo più preciso e rapido con un'ecografia alle articolazioni. Il verdetto è sicuro: la terapia si può sospendere se viene evidenziata la remissione da almeno sei mesi. In questo modo il rischio di ricadute cala del 50%. Inoltre, secondo i dati di uno studio non ancora ultimato, se la remissione ecografica è persistente da 12 mesi la possibilità che la malattia torni si azzera o quasi.
Redazione online
21 dicembre 2010
DA "CORRIERE DELLA SERA - SALUTE"