CRONACA SEMISERIA DI UNA FIFONA E IL SUO REUMAFLEX
Inviato: 11/05/2013, 20:58
CRONACA SEMISERIA DI UNA FIFONA E IL SUO REUMAFLEX
PREMESSA
Ho sempre avuto paura degli aghi. Quando ero piccola e dovevo fare delle iniezioni (ve le ricordate? quelle di vetro, si facevano bollire e poi freddare prima di usarle, con l’ago che sembrava un ago -cannula) mia madre mi inseguiva per tutta la casa. Una leggenda dice che quando avevo 4 anni furono necessarie 4 persone per tenermi ferma... e permettere all’infermiere di bucarmi il popò.
Con gli anni, sono venuta a patti con l’ago. Mia madre non mi inseguiva più, ma ero sempre costretta a chiamarla per farmele fare. Ma ho avuto la mia rivincita: ho imparato a fare le iniezioni proprio su mia madre, un giorno che si ammalò e non poteva farsele da sola. Da allora è stato tutto un susseguirsi di buchi e sforacchiamenti qua e là; il gatto, il cane, mio marito, i miei figli (non necessariamente in quest’ordine).
Strano come ancora oggi, all’odore dell’alcool, mi si contraggano i muscoli del sedere e io mi debba girare per guardarmi le spalle.
Strano anche come faccia meno impressione bucare gli altri che sé stessi, o vedersi bucare da qualcuno.
Dopo anni e anni di prelievi del sangue, adesso riesco anche a guardare il mio braccio mentre mi sforacchiano alla disperata ricerca di una vena ancora esistente.
Infermiere: Si accomodi, signora e stenda il braccio destro.
Io: Guardi, è meglio provare su quello sinistro.
Si fa la prova. Se becco l’infermiere bravo, è fatta. Altrimenti…
Infermiere: Signora, sono sicura che a destra è meglio. Proviamo.
Proviamo. Dopo infruttuose ricerche, numerosi buchi e diverso sangue annacquato dalle lacrime che scendono mio malgrado…
Infermiere: Ah, signora mia, ma questo braccio è peggio. Riproviamo con il sinistro.
Tutto questo per spiegare che cerco con tutte le mie forze di venire a patti con la mia paura.
CAPITOLO I: LA VISITA
Visita di controllo dalla reumatologa dopo 3 mesi di Humira, farmaco biologico di nuova generazione.
Reum: Signora, come va?
Io: Insomma, un po’ peggio di dicembre… Mi fa male un po’ qua, un po’ là… Anche la VES è un po’ più alta dello scorso controllo.
Reum: Allora la Salazopyrina non ha più l’effetto sperato. Proviamo a cambiare terapia. Continuiamo con l’Humira ogni 15 gg., le 30 gocce di di Didrogyl a settimana. In più, mezza compressa al giorno di Urbason per il dolore localizzato, una compressa di Lederfolin da prendere il giorno dopo della iniezione di REUMAFLEX, da fare una volta a settimana.
Io: (sbiancando) Dottoressa, il Reumaflex??? No, La prego, il Reumaflex no!!!
Perché dovete sapere che il REUMAFLEX è lo spauracchio di tutti i malati di questa patologia: nausea, debilitazione feroce per giorni dopo l’iniezione, mal di stomaco, ecc. Ed io, da smanettatrice di Internet, sono iscritta a diversi forum e gruppi Fb, e su queste faccende so TUTTO.
Reum: (facendo finta di non notare il mio mancamento) Signora, Lei non legga queste cose in Internet. Le assicuro che ho diversi pazienti trattati con il Reumaflex e nessuno di loro ha problemi. Vada tranquilla, poi mi dirà.
CAPITOLO II: L’ATTESA
Tornata a casa, il Reumaflex mi ha guardato dalla vetrinetta per tutta la settimana. E sì, perché era avanzato un intero blister di Salazopyrin ed era una spreco lasciarlo così. E poi alla fine della settimana dovevo fare la dose quindicinale di Humira! Non potevo spararmi nella stessa pancia i due miracolosi preparati. Fatto l’Humira (con il quale, devo dire, vado abbastanza d’accordo; si tratta di una iniezione mascherata, travestita da pistola. In poche parole, non vedi l’ago!!! Si appoggia la cannula sulla cicciosità della pancia e vai con lo stantuffo! Ti spara tutto nel giro di 3 secondi, anche se poi ci vogliono 10 minuti per far passare il dolore del liquido… ma, tant’è!) fatto l’Humira, dicevo, ho dovuto aspettare ancora qualche giorno perché non ricordavo più (ops!) su quale lato della pancia lo avevo fatto e non volevo rischiar di fare il Reumaflex dallo stesso lato. Non si sa mai!
CAPITOLO III: SOLUZIONE FINALE
Però il Reumaflex continuava a guardarmi dalla vetrinetta, con quell’aria così … come dire… “tanto io qui sto” e “ ci rivedremo a Canossa”. Incredibile come possa essere espressiva una confezione di Reumaflex! E io lì, a dirgli: “Guarda, non posso correre il rischio di avere nausea, ecc ecc. Come farei per la scuola? No no, meglio aspettare sabato, così, se per caso mi sento male, almeno c’è la domenica di mezzo!”
E il sabato arrivò…
Ho cominciato ad avere le palpitazioni appena presa la scatola in mano. Mi sentivo il rag. Fantozzi. Com’era? Salivazione azzerata, mani spugnose… ecco, più o meno così.
Io: Angelo, devo fare quella maledetta iniezione.
Angelo: Ma dai, stai tranquilla, è un aghino. Vuoi che chiami tua madre?
Io: No, e che cavolo! Che sarà mai! Non sono una bambina, ce la devo fare da sola. Non è che posso chiamare mamma per queste cose. Però ora leggo il foglietto informativo, così se mi succede qualcosa, sappiamo perché.
Angelo: Ma no, meglio di no, ti suggestioni.
Ho aperto la confezione, ho pizzicato un po’ di ciccia (sarà meglio di qua o di là? però forse a sinistra è più facile), ho disinfettato la parte, ho tolto il cappuccio, ho avvicinato l’ago alla pancia e… così sono rimasta. Il braccio si rifiutava di procedere.
Io: Uahhhh, Angelo, non ce la facciooo… uahhhh!!!
Angelo: Tranquilla, chiamo tua madre.
……..
Mamma: Ci vuole un attimo… ecco fatto. Sentito niente?
EPILOGO
Angelo: Come ti senti?
Io: Insomma… mi gira la testa.
Angelo: Ma no, è la suggestione di quello che hai letto.
Io: Ho la nausea… Sento qualcosa alla bocca dello stomaco…
Angelo: Va bene, ho capito. Stasera non usciamo. Vado a prendere la pizza. Come la vuoi?
Io: Capperi e acciughe, così se stanotte ho la nausea, almeno sarà per quello.
PREMESSA
Ho sempre avuto paura degli aghi. Quando ero piccola e dovevo fare delle iniezioni (ve le ricordate? quelle di vetro, si facevano bollire e poi freddare prima di usarle, con l’ago che sembrava un ago -cannula) mia madre mi inseguiva per tutta la casa. Una leggenda dice che quando avevo 4 anni furono necessarie 4 persone per tenermi ferma... e permettere all’infermiere di bucarmi il popò.
Con gli anni, sono venuta a patti con l’ago. Mia madre non mi inseguiva più, ma ero sempre costretta a chiamarla per farmele fare. Ma ho avuto la mia rivincita: ho imparato a fare le iniezioni proprio su mia madre, un giorno che si ammalò e non poteva farsele da sola. Da allora è stato tutto un susseguirsi di buchi e sforacchiamenti qua e là; il gatto, il cane, mio marito, i miei figli (non necessariamente in quest’ordine).
Strano come ancora oggi, all’odore dell’alcool, mi si contraggano i muscoli del sedere e io mi debba girare per guardarmi le spalle.
Strano anche come faccia meno impressione bucare gli altri che sé stessi, o vedersi bucare da qualcuno.
Dopo anni e anni di prelievi del sangue, adesso riesco anche a guardare il mio braccio mentre mi sforacchiano alla disperata ricerca di una vena ancora esistente.
Infermiere: Si accomodi, signora e stenda il braccio destro.
Io: Guardi, è meglio provare su quello sinistro.
Si fa la prova. Se becco l’infermiere bravo, è fatta. Altrimenti…
Infermiere: Signora, sono sicura che a destra è meglio. Proviamo.
Proviamo. Dopo infruttuose ricerche, numerosi buchi e diverso sangue annacquato dalle lacrime che scendono mio malgrado…
Infermiere: Ah, signora mia, ma questo braccio è peggio. Riproviamo con il sinistro.
Tutto questo per spiegare che cerco con tutte le mie forze di venire a patti con la mia paura.
CAPITOLO I: LA VISITA
Visita di controllo dalla reumatologa dopo 3 mesi di Humira, farmaco biologico di nuova generazione.
Reum: Signora, come va?
Io: Insomma, un po’ peggio di dicembre… Mi fa male un po’ qua, un po’ là… Anche la VES è un po’ più alta dello scorso controllo.
Reum: Allora la Salazopyrina non ha più l’effetto sperato. Proviamo a cambiare terapia. Continuiamo con l’Humira ogni 15 gg., le 30 gocce di di Didrogyl a settimana. In più, mezza compressa al giorno di Urbason per il dolore localizzato, una compressa di Lederfolin da prendere il giorno dopo della iniezione di REUMAFLEX, da fare una volta a settimana.
Io: (sbiancando) Dottoressa, il Reumaflex??? No, La prego, il Reumaflex no!!!
Perché dovete sapere che il REUMAFLEX è lo spauracchio di tutti i malati di questa patologia: nausea, debilitazione feroce per giorni dopo l’iniezione, mal di stomaco, ecc. Ed io, da smanettatrice di Internet, sono iscritta a diversi forum e gruppi Fb, e su queste faccende so TUTTO.
Reum: (facendo finta di non notare il mio mancamento) Signora, Lei non legga queste cose in Internet. Le assicuro che ho diversi pazienti trattati con il Reumaflex e nessuno di loro ha problemi. Vada tranquilla, poi mi dirà.
CAPITOLO II: L’ATTESA
Tornata a casa, il Reumaflex mi ha guardato dalla vetrinetta per tutta la settimana. E sì, perché era avanzato un intero blister di Salazopyrin ed era una spreco lasciarlo così. E poi alla fine della settimana dovevo fare la dose quindicinale di Humira! Non potevo spararmi nella stessa pancia i due miracolosi preparati. Fatto l’Humira (con il quale, devo dire, vado abbastanza d’accordo; si tratta di una iniezione mascherata, travestita da pistola. In poche parole, non vedi l’ago!!! Si appoggia la cannula sulla cicciosità della pancia e vai con lo stantuffo! Ti spara tutto nel giro di 3 secondi, anche se poi ci vogliono 10 minuti per far passare il dolore del liquido… ma, tant’è!) fatto l’Humira, dicevo, ho dovuto aspettare ancora qualche giorno perché non ricordavo più (ops!) su quale lato della pancia lo avevo fatto e non volevo rischiar di fare il Reumaflex dallo stesso lato. Non si sa mai!
CAPITOLO III: SOLUZIONE FINALE
Però il Reumaflex continuava a guardarmi dalla vetrinetta, con quell’aria così … come dire… “tanto io qui sto” e “ ci rivedremo a Canossa”. Incredibile come possa essere espressiva una confezione di Reumaflex! E io lì, a dirgli: “Guarda, non posso correre il rischio di avere nausea, ecc ecc. Come farei per la scuola? No no, meglio aspettare sabato, così, se per caso mi sento male, almeno c’è la domenica di mezzo!”
E il sabato arrivò…
Ho cominciato ad avere le palpitazioni appena presa la scatola in mano. Mi sentivo il rag. Fantozzi. Com’era? Salivazione azzerata, mani spugnose… ecco, più o meno così.
Io: Angelo, devo fare quella maledetta iniezione.
Angelo: Ma dai, stai tranquilla, è un aghino. Vuoi che chiami tua madre?
Io: No, e che cavolo! Che sarà mai! Non sono una bambina, ce la devo fare da sola. Non è che posso chiamare mamma per queste cose. Però ora leggo il foglietto informativo, così se mi succede qualcosa, sappiamo perché.
Angelo: Ma no, meglio di no, ti suggestioni.
Ho aperto la confezione, ho pizzicato un po’ di ciccia (sarà meglio di qua o di là? però forse a sinistra è più facile), ho disinfettato la parte, ho tolto il cappuccio, ho avvicinato l’ago alla pancia e… così sono rimasta. Il braccio si rifiutava di procedere.
Io: Uahhhh, Angelo, non ce la facciooo… uahhhh!!!
Angelo: Tranquilla, chiamo tua madre.
……..
Mamma: Ci vuole un attimo… ecco fatto. Sentito niente?
EPILOGO
Angelo: Come ti senti?
Io: Insomma… mi gira la testa.
Angelo: Ma no, è la suggestione di quello che hai letto.
Io: Ho la nausea… Sento qualcosa alla bocca dello stomaco…
Angelo: Va bene, ho capito. Stasera non usciamo. Vado a prendere la pizza. Come la vuoi?
Io: Capperi e acciughe, così se stanotte ho la nausea, almeno sarà per quello.