INFLIXIMAB APPROVATO PER CROHN PEDIATRICO
Inviato: 17/06/2009, 12:17
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Infliximab approvato dall'Emea per il Crohn pediatricoCominciata da tarantola17
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Parte 1 di 1
tarantola173/1/2008, 00:10
L’estensione d’uso renderà possibile il trattamento della malattia di Crohn grave e in fase attiva nei pazienti in età pediatrica,offrendo un’opzione terapeutica da tempo attesa.
Horsham, PA e Kenilworth, NJ (USA) – Centocor e Schering-Plough hanno reso noto che la Commissione europea ha approvato l’estensione d’uso per infliximab: il trattamento delle forme gravi e in fase attiva della malattia di Crohn nei pazienti di età compresa tra 6 e 17 anni che non abbiano risposto positivamente alla terapia convenzionale, comprendente, oltre a una terapia nutrizionale, un corticosteroide e un immunomodulatore, o che abbiano manifestato intolleranze verso tali terapie o in cui queste siano controindicate.
L’impiego di infliximab nella malattia di Crohn è stato studiato soltanto in associazione alla terapia immunosoppressiva convenzionale. Questa approvazione fa seguito al parere positivo espresso lo scorso marzo dal Committe for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell’Agenzia europea per i Medicinali (EMEA).
«La malattia di Crohn interferisce significativamente con la qualità di vita dei bambini che ne soffrono» ha dichiarato Salvatore Cucchiara, Dipartimento di Pediatria, Unità di Motilità gastrointestinale ed Endoscopia dell’Università di Roma. «Con infliximab si rende disponibile alla classe medica una nuova opzione terapeutica che soddisfa le richieste specifiche di questa malattia che, nella popolazione pediatrica, risulta essere un trattamento alquanto difficile».
Infliximab è il primo e unico farmaco biologico approvato nell’Unione Europea per il trattamento delle forme pediatriche della malattia di Crohn, una patologia alquanto debilitante che si associa a infiammazione del tratto gastrointestinale e che, tipicamente, si manifesta con segni e sintomi quali diarrea, febbre, dolore addominale, calo ponderale e, in taluni casi, ritardo di sviluppo e rallentamento della crescita.
«Questa approvazione valorizza le qualità peculiari di infliximab come primo e unico farmaco biologico disponibile in Europa per i bambini affetti da malattia di Crohn che, in precedenza, avevano solo limitate opzioni terapeutiche» ha aggiunto Robert J. Spiegel, direttore medico dello Schering-Plough Research Institute (SPRI).
Nel maggio 2006, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato infliximab per i pazienti in età pediatrica con malattia di Crohn da moderata a grave che avevano presentato una risposta inadeguata alla terapia convenzionale. Nel 1998 infliximab è stato approvato negli Stati Uniti per la malattia di Crohn nell’adulto e in seguito, nel 2005, per la terapia della colite ulcerosa sempre nell’adulto.
L’efficacia e la tollerabilità di infliximab in tutte le sue indicazioni sono state stabilite in studi clinici condotti negli ultimi 14 anni e dall’esperienza clinica dopo la sua immissione in commercio, su circa 925 mila pazienti trattati in tutto il mondo e per tutte le indicazioni approvate.
L’allargamento dell’autorizzazione relativa all’uso pediatrico consentirà ai medici di somministrare 5 mg/kg di infliximab per infusione endovenosa della durata di due ore, seguita dalla somministrazione di ulteriori dosi di 5 mg/kg, sempre per via infusionale, a distanza di due e sei settimane dalla prima infusione e, successivamente, ogni otto settimane.
Per il mantenimento dell’effetto clinico, in alcuni casi, potrebbero essere necessari intervalli inferiori tra le somministrazioni; in altri casi, invece, potrebbero essere sufficienti intervalli maggiori. In base ai dati disponibili, non si può individuare l’opportunità di proseguire il trattamento con infliximab nei pazienti pediatrici che non abbiano presentato una risposta positiva durante le prime dieci settimane di terapia.
Lo studio clinico REACH
L’approvazione dell’EMEA si fonda sui dati relativi allo studio di fase III REACH (Randomized, Multicenter, Open-label Study to Evaluate the Safety and Efficacy of Anti-TNF Monoclonal Antibody infliximab in Pediatric Subjects with Moderate to Severe Crohn’s Disease). Nello studio REACH 112 pazienti (di età compresa tra 6 e 17 anni, tutti sottoposti a terapia con 6-mercaptopurina, azatioprina o metotrexate, nel 35 per cento a corticosteroidi) con malattia di Crohn da moderata a grave in fase attiva [valore mediano del Paediatric Crohn's Disease Activity Index (PCDAI) pari a 40] e con risposta inadeguata alle terapie convenzionali sono stati trattati con infliximab alla dose di 5 mg/kg alle settimane 0, 2 e 6.
I pazienti nei quali, alla settimana 10, è stata riscontrata una risposta clinica, sono stati randomizzati alla somministrazione di 5 mg/kg di infliximab, ogni otto e 12 settimane rispettivamente, come regime di mantenimento. Ai pazienti che durante la fase di mantenimento non mostravano una favorevole risposta clinica, potevano essere somministrate dosi più elevate o più frequenti di infliximab.
La percentuale di soggetti che alla settimana 10 presentavano una risposta clinica favorevole è stata dell’88,4 per cento (99/112). La percentuale di coloro che alla settimana 10 avevano raggiunto la remissione clinica è stata del 58,9 per cento (66/112). Alla settimana 30 la percentuale di soggetti in remissione clinica è stata maggiore nel gruppo di mantenimento trattato ogni otto settimane (59,6 per cento, 31/52) rispetto a quello trattato ogni 12 settimane (35,3 per cento, 18/51; p=0,013). Alla settimana 54, la percentuale di soggetti in remissione clinica è stata del 55,8 per cento (29/52) e del 23,5 per cento (12/51), rispettivamente, nei gruppi di mantenimento trattati ogni otto e ogni 12 settimane (p<0,001).
In 32 pazienti in età pediatrica valutabili (9 appartenenti al gruppo di mantenimento trattato ogni otto settimane e 23 appartenenti al gruppo trattato ogni 12 settimane) la risposta clinica è venuta meno, con conseguente necessità di somministrare infliximab a dosi maggiori o con maggior frequenza. 24 di questi 32 pazienti (75 per cento) hanno ripresentato una risposta clinica.
Dei 22 soggetti con fistole al momento dell’inizio dello studio, il 63,6 per cento (14/22), il 59,1 per cento (13/22) e il 68,2 per cento (15/22) manifestavano una risposta completa, per questa complicanza, rispettivamente alle settimane 10, 30 e 54, nei gruppi combinati di mantenimento, sottoposti a somministrazione ogni otto e ogni 12 settimane.
Inoltre, sono stati osservati miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi nella qualità della vita e nell’accrescimento staturale, nonché una significativa riduzione della necessità di somministrare corticosteroidi.
Nello studio REACH sono stati rilevati con maggior frequenza rispetto ad una popolazione adulta affetta da malattia di Crohn i seguenti effetti indesiderati: anemia (10,7 per cento), sangue nelle feci (9,7 per cento), leucopenia (8,7 per cento), comparsa di rossore cutaneo (8,7 per cento), infezioni virali (7,8 per cento), neutropenia (6,8 per cento), fratture ossee (6,8 per cento), infezioni batteriche (5,8 per cento) e reazioni allergiche a carico delle vie respiratorie (5,8 per cento).
La malattia di Crohn in età pediatrica
La malattia di Crohn è una patologia infiammatoria cronica a carico dell’apparato gastrointestinale, che si manifesta con segni e sintomi quali diarrea, febbre, dolori addominali e calo ponderale. I bambini affetti da malattia di Crohn possono, inoltre, andare incontro a ritardo di sviluppo e deficit di accrescimento. Sebbene la malattia possa coinvolgere ogni tratto dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano, le sue manifestazioni più frequenti sono a carico dell’intestino tenue e/o del colon.
Fonte: http://www.schering-plough.it/itstories ... m=35&sec=3
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L’estensione d’uso renderà possibile il trattamento della malattia di Crohn grave e in fase attiva nei pazienti in età pediatrica,offrendo un’opzione terapeutica da tempo attesa.
Horsham, PA e Kenilworth, NJ (USA) – Centocor e Schering-Plough hanno reso noto che la Commissione europea ha approvato l’estensione d’uso per infliximab: il trattamento delle forme gravi e in fase attiva della malattia di Crohn nei pazienti di età compresa tra 6 e 17 anni che non abbiano risposto positivamente alla terapia convenzionale, comprendente, oltre a una terapia nutrizionale, un corticosteroide e un immunomodulatore, o che abbiano manifestato intolleranze verso tali terapie o in cui queste siano controindicate.
L’impiego di infliximab nella malattia di Crohn è stato studiato soltanto in associazione alla terapia immunosoppressiva convenzionale. Questa approvazione fa seguito al parere positivo espresso lo scorso marzo dal Committe for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell’Agenzia europea per i Medicinali (EMEA).
«La malattia di Crohn interferisce significativamente con la qualità di vita dei bambini che ne soffrono» ha dichiarato Salvatore Cucchiara, Dipartimento di Pediatria, Unità di Motilità gastrointestinale ed Endoscopia dell’Università di Roma. «Con infliximab si rende disponibile alla classe medica una nuova opzione terapeutica che soddisfa le richieste specifiche di questa malattia che, nella popolazione pediatrica, risulta essere un trattamento alquanto difficile».
Infliximab è il primo e unico farmaco biologico approvato nell’Unione Europea per il trattamento delle forme pediatriche della malattia di Crohn, una patologia alquanto debilitante che si associa a infiammazione del tratto gastrointestinale e che, tipicamente, si manifesta con segni e sintomi quali diarrea, febbre, dolore addominale, calo ponderale e, in taluni casi, ritardo di sviluppo e rallentamento della crescita.
«Questa approvazione valorizza le qualità peculiari di infliximab come primo e unico farmaco biologico disponibile in Europa per i bambini affetti da malattia di Crohn che, in precedenza, avevano solo limitate opzioni terapeutiche» ha aggiunto Robert J. Spiegel, direttore medico dello Schering-Plough Research Institute (SPRI).
Nel maggio 2006, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato infliximab per i pazienti in età pediatrica con malattia di Crohn da moderata a grave che avevano presentato una risposta inadeguata alla terapia convenzionale. Nel 1998 infliximab è stato approvato negli Stati Uniti per la malattia di Crohn nell’adulto e in seguito, nel 2005, per la terapia della colite ulcerosa sempre nell’adulto.
L’efficacia e la tollerabilità di infliximab in tutte le sue indicazioni sono state stabilite in studi clinici condotti negli ultimi 14 anni e dall’esperienza clinica dopo la sua immissione in commercio, su circa 925 mila pazienti trattati in tutto il mondo e per tutte le indicazioni approvate.
L’allargamento dell’autorizzazione relativa all’uso pediatrico consentirà ai medici di somministrare 5 mg/kg di infliximab per infusione endovenosa della durata di due ore, seguita dalla somministrazione di ulteriori dosi di 5 mg/kg, sempre per via infusionale, a distanza di due e sei settimane dalla prima infusione e, successivamente, ogni otto settimane.
Per il mantenimento dell’effetto clinico, in alcuni casi, potrebbero essere necessari intervalli inferiori tra le somministrazioni; in altri casi, invece, potrebbero essere sufficienti intervalli maggiori. In base ai dati disponibili, non si può individuare l’opportunità di proseguire il trattamento con infliximab nei pazienti pediatrici che non abbiano presentato una risposta positiva durante le prime dieci settimane di terapia.
Lo studio clinico REACH
L’approvazione dell’EMEA si fonda sui dati relativi allo studio di fase III REACH (Randomized, Multicenter, Open-label Study to Evaluate the Safety and Efficacy of Anti-TNF Monoclonal Antibody infliximab in Pediatric Subjects with Moderate to Severe Crohn’s Disease). Nello studio REACH 112 pazienti (di età compresa tra 6 e 17 anni, tutti sottoposti a terapia con 6-mercaptopurina, azatioprina o metotrexate, nel 35 per cento a corticosteroidi) con malattia di Crohn da moderata a grave in fase attiva [valore mediano del Paediatric Crohn's Disease Activity Index (PCDAI) pari a 40] e con risposta inadeguata alle terapie convenzionali sono stati trattati con infliximab alla dose di 5 mg/kg alle settimane 0, 2 e 6.
I pazienti nei quali, alla settimana 10, è stata riscontrata una risposta clinica, sono stati randomizzati alla somministrazione di 5 mg/kg di infliximab, ogni otto e 12 settimane rispettivamente, come regime di mantenimento. Ai pazienti che durante la fase di mantenimento non mostravano una favorevole risposta clinica, potevano essere somministrate dosi più elevate o più frequenti di infliximab.
La percentuale di soggetti che alla settimana 10 presentavano una risposta clinica favorevole è stata dell’88,4 per cento (99/112). La percentuale di coloro che alla settimana 10 avevano raggiunto la remissione clinica è stata del 58,9 per cento (66/112). Alla settimana 30 la percentuale di soggetti in remissione clinica è stata maggiore nel gruppo di mantenimento trattato ogni otto settimane (59,6 per cento, 31/52) rispetto a quello trattato ogni 12 settimane (35,3 per cento, 18/51; p=0,013). Alla settimana 54, la percentuale di soggetti in remissione clinica è stata del 55,8 per cento (29/52) e del 23,5 per cento (12/51), rispettivamente, nei gruppi di mantenimento trattati ogni otto e ogni 12 settimane (p<0,001).
In 32 pazienti in età pediatrica valutabili (9 appartenenti al gruppo di mantenimento trattato ogni otto settimane e 23 appartenenti al gruppo trattato ogni 12 settimane) la risposta clinica è venuta meno, con conseguente necessità di somministrare infliximab a dosi maggiori o con maggior frequenza. 24 di questi 32 pazienti (75 per cento) hanno ripresentato una risposta clinica.
Dei 22 soggetti con fistole al momento dell’inizio dello studio, il 63,6 per cento (14/22), il 59,1 per cento (13/22) e il 68,2 per cento (15/22) manifestavano una risposta completa, per questa complicanza, rispettivamente alle settimane 10, 30 e 54, nei gruppi combinati di mantenimento, sottoposti a somministrazione ogni otto e ogni 12 settimane.
Inoltre, sono stati osservati miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi nella qualità della vita e nell’accrescimento staturale, nonché una significativa riduzione della necessità di somministrare corticosteroidi.
Nello studio REACH sono stati rilevati con maggior frequenza rispetto ad una popolazione adulta affetta da malattia di Crohn i seguenti effetti indesiderati: anemia (10,7 per cento), sangue nelle feci (9,7 per cento), leucopenia (8,7 per cento), comparsa di rossore cutaneo (8,7 per cento), infezioni virali (7,8 per cento), neutropenia (6,8 per cento), fratture ossee (6,8 per cento), infezioni batteriche (5,8 per cento) e reazioni allergiche a carico delle vie respiratorie (5,8 per cento).
La malattia di Crohn in età pediatrica
La malattia di Crohn è una patologia infiammatoria cronica a carico dell’apparato gastrointestinale, che si manifesta con segni e sintomi quali diarrea, febbre, dolori addominali e calo ponderale. I bambini affetti da malattia di Crohn possono, inoltre, andare incontro a ritardo di sviluppo e deficit di accrescimento. Sebbene la malattia possa coinvolgere ogni tratto dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano, le sue manifestazioni più frequenti sono a carico dell’intestino tenue e/o del colon.
Fonte: http://www.schering-plough.it/itstories ... m=35&sec=3
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