DiabeteCominciata da francescahermione
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Parte 1 di 1
francescahermione12/4/2007, 17:13
Diabete, le staminali aprono una nuova frontiera: addio iniezioni di insulina?
A dischiudere nuove speranze è uno studio pubblicato oggi dall'Journal of the American Medical Association (JAMA) : una terapia con cellule staminali per la prima volta al mondo ha reso inutili le quotidiane iniezioni di insulina in pazienti che soffrono di diabete, poiché il loro organismo aveva 'imparato' a produrre di nuovo l'ormone in modo naturale ed autonomo.
Lo studio è risultato di una sperimentazione ancora limitata: a 15 giovani pazienti affettid al diabete di tipo 1 sono stati somministrati prima farmaci diminuire le loro difese immunitarie, e poi eseguite trasfusioni di cellule staminali prelevate dal loro stesso sangue. I pazienti (tutti ad eccezione di due) sono stati così 'affrancati' dalle iniziezioni di insulina. Un risultato di portata straordinaria, se si tiene conto che in Italia le persone affette da diabete sono circa 2,6 milioni.
E' bene precisare, tuttavia, come ricorda Times, che lo studio riguarda il diabete di tipo 1, malattia che interessa una piccola percentuale dei pazienti C’é sicuramente lo zampino di un virus nello sviluppo del diabete di tipo 1, per il quale una ricerca internazionale condotta dalle Università di Siena e Pisa e da Novartis Vaccines recentemente ha dimostrato l'incidenza di un virus, il Coxsackie B4 che attacca il pancreas, in un altro studio pubblicato sulla rivista dell’ Accademia delle Scienze Americane.
da http://www.rainews24.it
luisad7312/4/2007, 18:20
sarebbe una bella cosa per tutti i diabetici
Maxmagnus13/4/2007, 18:07
già, bellissima

ste iniezioni sono una palla...
francescahermione8/5/2007, 16:01
Diabete: messo a punto strumento che misura il glucosio attraverso la pelle
Ricercatori del Politecnico di Hong Kong hanno messo a punto un nuovo dispositivo capace di misurare il tasso di glucosio nel sangue attraverso la pelle, aiutando cosi' i diabetici a tenere sotto controllo il proprio livello di zucchero. Lo strumento, delle dimensioni di un cellulare, sfrutta le proprieta' dei raggi infrarossi: questi penetrano la pelle e vengono assorbiti dal glucosio, che li riemette con una diversa lunghezza d'onda. La misura dell'onda trasmessa fornisce il valore esatto della quantita' di zucchero in meno di 10 secondi. Questo nuovo metodo non presuppone la necessita' di doversi pungere per avere una goccia di sangue da analizzare con gli attuali test in commercio e, secondo gli inventori, e' anche piu' efficace. L'apparecchiatura dovrebbe arrivare sul mercato entro un anno.
da http://www.corriere.it
Maxmagnus8/5/2007, 18:00
Un altra bella notizia, grazie Francesca

francescahermione8/5/2007, 18:08
Quando leggo qualcosa sul diabete mi vieni sempre in mente, così aggiungo la notizia...

Maxmagnus8/5/2007, 22:26
Ti ringrazio.....non pensavo che le scrivessi appositamente per me

Grazie ancora

francescahermione25/6/2007, 11:16
Presto in Italia l'antidiabetico 'rosa' che fa perdere peso
L''exenatide' è approdato più di 2 anni fa in Usa ed è gettonatissimo tra le donne: oltre a tenere a bada la glicemia fa anche scendere l'ago della bilancia
22 giu. (Adnkronos Salute) - Tiene a bada la glicemia e non solo. A differenza dell'insulina ha anche il merito di buttare giù i chili di troppo. Si tratta dell'exenatide*, prodotto dall'americana Eli Lilly, destinato a diventare l'antidiabetico 'in rosa' per eccellenza. La prova? Nel mercato statunitense, dove è approdato più di due anni fa, è 'gettonatissimo' tra le donne alle prese con il diabete di tipo 2.
Non solo tra quante fanno i conti con l'ago della bilancia che tende troppo a sinistra, ma anche tra le snelle che temono che l'insulina possa progressivamente compromettere la loro linea. Entro otto mesi, annuncia l'azienda produttrice dal 67esimo congresso dell'American Diabetes Association che apre i battenti oggi a Chicago, l'exanatide* dovrebbe fare capolino anche in Italia.
E intanto, numeri alla mano, gli esperti mostrano gli ultimi dati dei trial clinici. La molecola sviluppata sul metabolismo del Gila Monster, lucertola del Nord America che si accontenta di mangiare tre o quattro volte all'anno per 'campare', ''dimostra un'efficacia paragonabile a quella dell'insulina per via iniettiva - spiega Francesco Giorgino, direttore dell'unità operativa di endocrinologia del Policlinico di Bari - nonché la capacità di far perdere peso e di migliorare la funzionalità delle beta-cellule'', ovvero le 'fabbriche' di insulina del nostro organismo.
Il farmaco, primo di una nuova classe di medicinali detti incretino-mimetici che stimolano la secrezione di insulina, deve essere somministrato tramite iniezione due volte al dì. Ma questo non sembra scoraggiare chi ha deciso di assumerlo. Soprattutto se donne. ''La maggiore 'compliance' del gentil sesso per questo tipo di trattamento - sottolinea Giorgino, che è anche docente di endocrinologia e malattie del metabolismo dell'università degli studi di Bari - si può spiegare con la maggiore attenzione che le donne hanno per il proprio corpo. Inoltre, l'aspettativa di vita solitamente maggiore rispetto all'uomo costringe le diabetiche a periodi più lunghi di trattamento con insulina e, quindi, ad un aumento di peso che exanatide* potrebbe contribuire ad evitare''.
Negli studi clinici, dove il farmaco è stato testato in terapia adiuvante con medicinali orali (metformina e/o sulfonilurea), ''la perdita di peso medio - spiega Giorgino - si attesta in due anni tra i 5 e i 6 chilogrammi, mentre solo un quarto del campione non ha ottenuto risultati in termini di perdita di peso. Se il 50% dei diabetici che ha assunto exenatide* ha perso tra i 3 e i 5 chili, un quarto ha addirittura visto scendere l'ago della bilancia di ben 12 kg''. Il tutto, a fronte di un aumento di peso medio in sei mesi di 1,5 kg tra quanti, invece, assumono insulina.
A bruciare i kg di troppo, ''l'effetto anoressizzante del farmaco - sostiene Giorgino - che aumenta il senso di sazietà, agendo probabilmente sull'ipotalamo''. E producendo, a quanto pare, risultati migliori in termini di perdita di peso degli stessi anoressizzanti. ''Questi farmaci - conferma infatti l'esperto - riescono in media a far perdere tra i 3 e i 4 kg''.
Tanto che, negli Usa, non mancano 'over-size' graziati dal diabete o donne in forma in fissa con la linea che decidono di assumere comunque l'antidiabetico targato Eli Lilly. ''Che, tuttavia - ci tiene a precisare Giorgino - ad oggi è stato testato esclusivamente su pazienti diabetici''. E su questi ultimi, il farmaco a 'doppia azione' del colosso statunitense ha dimostrato di riuscire a tenere sotto controllo la glicemia, oltre a liberare dall'ingombrante peso dei chili di troppo.
Una ricerca condotta su 217 pazienti, che non erano riusciti ad ottenere un controllo glicemico adeguato solo con i farmaci orali, ha mostrato che, dopo tre anni di trattamento, il 46% dei partecipanti è riuscito a riportare la glicemia sotto il livello di guardia raccomandato dall'American Diabetes Association.
Non solo. L'exenatide* riesce a tenere a bada la glicemia anche subito dopo i pasti, evitando i fatidici picchi glicemici altamente pericolosi per cuore, arterie e vasi. ''E spreme le beta cellule affinché producano insulina - conclude Giorgino - in modo naturale, pressoché fisiologico, evitando di arrecare eventuali danni. In altre parole finisce per migliorare la funzionalità beta-cellulare''.
da http://www.adnkronos.com
Maxmagnus25/6/2007, 11:50
Bè prendere medicina per prendere medicina sicuramente una che ti fà calare qualche kilo è sicuramente una bella novità

cinka25/6/2007, 14:06
Beh, visto che sono a forte rischio di diabete 2, mi sembra proprio una bella notizia!


Cinzia
francescahermione13/8/2007, 17:54
Diabete e ossa, una possibile relazione
Le ossa potrebbero avere un ruolo attivo anche nel metabolismo degli zuccheri e nel controllo del peso, non sono quindi soltanto il supporto del nostro corpo ma sarebbero in grado di produrre una proteina capace di contrastare l'insorgenza del diabete. Lo studio che ha messo in relazione diabete e ossa è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Columbia University, i dettagli sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell (Agosto 2007).
Gerard Karsenty, coordinatore della ricerca, spiega che i risultati ottenuti dagli studi preliminari condotti sui topi forniscono nuovi spunti per la ricerca di cure innovative per il diabete e l'obesità. L'anello di congiunzione fra ossa e diabete è l'osteocalcina, una proteina prodotta dalle cellule ossee (osteoblasti) già nota dal 1977. Fino ad ora si sapeva che l'osteocalcina era una proteina strutturale che si trova nelle ossa e che, una volta attivata, garantiva la fissazione del calcio.
Gli studiosi, analizzando due differenti tipi di topi, uno privo del gene dell'osteocalcina, quindi incapace di produrre questa proteina, l'altro dotato di livelli di osteocalcina più elevati del normale, hanno notato che potenziando l'attività di questa sostanza le cellule pancreatiche producevano più insulina. L'osteocalcina sembrerebbe quindi controllare la produzione e la sensibilità all'insulina e protegge di conseguenza dal diabete di tipo 2, la forma di diabete più comune caratterizzato da una scarsa secrezione insulinica e spesso, ma non sempre, da un eccesso di peso.
Karsenty, commentando i risultati ottenuti, spiega che nei topi dove si è stimolata la produzione di osteocalcina si è registrata una tendenza a non acquisire peso e a non sviluppare diabete anche in presenza di una dieta molto grassa, al contrario, nel gruppo di controllo, si è rilevata una situazione inversa e tutti i topolini, oltre a pesare mediamente di più, si sono ammalati di diabete di tipo 2.
I ricercatori spiegano che in futuro, anche se per ora la sperimentazione sull'uomo non è ancora iniziata, si potranno mettere a punto delle terapie mediche in grado di curare quei pazienti che hanno problemi legati al metabolismo degli zuccheri come ad esempio il diabete di tipo 2, una patologia caratterizzata dall'iperglicemia (aumento del glucosio nel sangue).
da http://www.universonline.it
selvaggia5914/8/2007, 04:07
Grazie fracy quello che scrivi è molto interessante
MARIUCCIA5620/8/2007, 12:23
RAGAZZI IO SONO IPERINSULINEMICA DA ALMENO 40 ANNI CON PICCHI IN BASSO DELLA GLICEMIA DA MORIRE, SONO ARRIVATA ANCHE A 40. PERO' ULTIMAMENTE CHE L'INSULINA POSTPRANDIALE E' SALITA ANCORADI PIU' LA REUMATOLOGA MI HA RAFFORZATO LA METFORMINA PERCHE' APPENA MANGIO SI SCATENA IL GATTO INSULINA CHE SI MOZZICA LA CODA, QUINDI ZUCCHERI SU, FAME, MANGIARE, INSULINA SU, GLICEMIA SU, FAME MANGIARE.....PESOOOOO!DEVO DIRE CHE HO PERSO 4 KG. MA PENSO CHE LA TERAPIA ANCORA NON E' PRECISA VI FARO' SAPERE. BACI. EHI MAX MAGNUS QUALI SONO I TUOI VERI OCCHI?? HI HIHI

selvaggia5920/8/2007, 19:28
Forza mariuccia che sei forte
mi piace il tuo carattere
Maxmagnus20/8/2007, 20:30
CITAZIONE (MARIUCCIA56 @ 20/8/2007, 12:23) RAGAZZI IO SONO IPERINSULINEMICA DA ALMENO 40 ANNI CON PICCHI IN BASSO DELLA GLICEMIA DA MORIRE, SONO ARRIVATA ANCHE A 40. PERO' ULTIMAMENTE CHE L'INSULINA POSTPRANDIALE E' SALITA ANCORADI PIU' LA REUMATOLOGA MI HA RAFFORZATO LA METFORMINA PERCHE' APPENA MANGIO SI SCATENA IL GATTO INSULINA CHE SI MOZZICA LA CODA, QUINDI ZUCCHERI SU, FAME, MANGIARE, INSULINA SU, GLICEMIA SU, FAME MANGIARE.....PESOOOOO!DEVO DIRE CHE HO PERSO 4 KG. MA PENSO CHE LA TERAPIA ANCORA NON E' PRECISA VI FARO' SAPERE. BACI. EHI MAX MAGNUS QUALI SONO I TUOI VERI OCCHI?? HI HIHI

I primi, quelli scuri

Una curiosità, da che livello inizi ad avvertire i sintomi dell'ipoglicemia ?
Le mie ipoglicemie sono abbastanza asintomatiche sono arrivato anche a 37 senza rendermene quasi conto.
Ciao.
TANY5821/8/2007, 10:34
GRAZIE!!!!
quante notizie confortanti; io prima prendevo solo metformina 3vv gg ed era sufficiente a tenere a bada la mia iperglicemia dovuta al pancreas un po' pigro, poi con tutto il cortisone ho dovuto fare 2 iniezioni di insulina al giorno;
devo dire che con le nuove penne è facile e non doloroso come credevo, pero' se si trovasse un altra soluzione o la cura definitiva....che sballo!!!!!!!!!!
per le ipoglicemie, non mi ci sono ancora trovata, il diabetologo mi ha detto che potrà succedere, boh! speriamo di no!
francescahermione21/8/2007, 12:41
Denuncia della Johnson&Johnson: nel giro di contraffazioni cinesi finisce anche test per il diabete
Le contraffazioni dalla Cina comprendono anche i test per il diabete venduti in farmacia. È quanto rivela una lunga ricerca effettuata dalla casa farmaceutica Usa Johnson & Johnson.
Si tratta del «OneTouch Test Strip», striscetta commercializzata negli Usa dalla consociata di J&J, LifeScan, e utilizzata da 10 milioni di americani per rilevare il contenuto di zucchero nel sangue. Le autorità l'hanno scoperta, in versione contraffatta e potenzialmente pericolosa, nelle farmacie statunitensi e canadesi l'anno scorso, rivelano documenti di un tribunale federale desecretati a giugno.
J&J, colosso mondiale nei prodotti di consumo per la salute, con sede a New Brunswick, nel New Jersey, apprese dell'esistenza di tale contraffazione dopo che lo scorso settembre 15 pazienti si lamentarono dei risultati fasulli ottenuti con le strisce.
Su segnalazione di J&J, la Food and Drug Administration, authority statunitense per gli alimentari e i farmaci, diramò un'allerta a livello nazionale ad ottobre, senza tuttavia fare menzione della provenienza cinese del prodotto. Anche se nessun caso di gravi danni è stato riferito, una lettura errata dei livelli di zucchero nel sangue può indurre un paziente diabetico ad iniettarsi il quantitativo sbagliato di insulina, cosa che può creare gravi disturbi e persino la morte, dice la Fda.
I falsi nel settore farmaceutico muovono un giro d'affari mondiale di $32 miliardi (24 miliardi di euro), dice l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Dai documenti del tribunale si rileva per la prima volta che la Cina è la fonte di circa un milione di strisce contraffatte, commercializzate in almeno 35 stati Usa, nonché in Canada, Grecia, India, Pakistan, Filippine, Arabia Saudita e Turchia.
Dalla Cina attraverso il Canada "La fonte era la Cina, attraverso il Canada, fino agli Stati Uniti," commenta Steven Gutman, responsabile per il settore delle apparecchiature diagnostiche e di analisi presso la Fda, a Rockville, nel Maryland. "A quanto ci è dato sapere, negli Usa l'attività di falsificazione è stata messa in ginocchio." Dai documenti risulta chiara anche la catena di distribuzione dei falsi. La pista, partita dalle lamentele dei consumatori e giunta ad un numero rosso di LifeScan, ha portato dapprima a 700 farmacie dove il prodotto era stato venduto, da qui a otto distributori Usa, e quindi a due importatori, di cui uno negli Stati Uniti, che è stato rintracciato e risultato risiedere in una stanza d'albergo a Las Vegas, mentre l'altro era in Canada.
Dai documenti sequestrati agli importatori è risultato che le strisce contraffatte erano esportate da Henry Fu ed una sua società, Halson Pharmaceutical, con sede - si legge sul suo sito Web -- a Shanghai. Ma l'indirizzo indicato sul sito non esiste e telefonate ai numeri indicati sul sito e al domicilio di Fu non hanno avuto risposta.
LifeScan vende una serie di strisce sotto i marchi OneTouch Ultra e OneTouch Basic Profile negli Usa, in varie confezioni, al prezzo di circa $1 per striscia.
da http://www.ilsole24ore.com
MARIUCCIA5628/8/2007, 11:29
CITAZIONE (Maxmagnus @ 20/8/2007, 20:30) CITAZIONE (MARIUCCIA56 @ 20/8/2007, 12:23) RAGAZZI IO SONO IPERINSULINEMICA DA ALMENO 40 ANNI CON PICCHI IN BASSO DELLA GLICEMIA DA MORIRE, SONO ARRIVATA ANCHE A 40. PERO' ULTIMAMENTE CHE L'INSULINA POSTPRANDIALE E' SALITA ANCORADI PIU' LA REUMATOLOGA MI HA RAFFORZATO LA METFORMINA PERCHE' APPENA MANGIO SI SCATENA IL GATTO INSULINA CHE SI MOZZICA LA CODA, QUINDI ZUCCHERI SU, FAME, MANGIARE, INSULINA SU, GLICEMIA SU, FAME MANGIARE.....PESOOOOO!DEVO DIRE CHE HO PERSO 4 KG. MA PENSO CHE LA TERAPIA ANCORA NON E' PRECISA VI FARO' SAPERE. BACI. EHI MAX MAGNUS QUALI SONO I TUOI VERI OCCHI?? HI HIHI

I primi, quelli scuri

Una curiosità, da che livello inizi ad avvertire i sintomi dell'ipoglicemia ?
Le mie ipoglicemie sono abbastanza asintomatiche sono arrivato anche a 37 senza rendermene quasi conto.
Ciao.
SCUSA MAX DIMENTICAVO, COMICIO A SENTIRE I PRIMI SINTOMI INTORNO A 70 - 75 MA SE NON MI SPICCIO ARRIVO A 40 IN POCHI MINUTI A RI - BACI
francescahermione3/9/2007, 17:16
Diabete, un aiuto da un farmaco per l'ipertensione
Un farmaco già noto e disponibile sul mercato per curare l'ipertensione arteriosa è risultato efficace anche nella terapia contro il diabete. Secondo i dati di uno studio, questo farmaco è in grado di ridurre del 14 per cento le morti dovute alla forma più diffusa di diabete, quello di tipo 2. Un abstract dello studio è stato pubblicato in anteprima sull'edizione on line di Lancet di questa mattina (02/09/2007) dopo che i risultati sono stati illustrati al congresso della Società Europea di Cardiologia che si sta svolgendo a Vienna in questi giorni. I dettagli dello studio verranno pubblicati anche nell'edizione cartacea di sabato 8 settembre 2007.
Quest'importante scoperta è stata fatta nell'ambito dello studio Advance, un'indagine che ha visto la partecipazione di 215 centri di Asia, Australia, Europa e Nord America e che ha coinvolto 11.140 malati di diabete di 20 Paesi, Italia compresa. Se si considera che il diabete colpisce nel mondo circa 246 milioni di persone, 3 milioni solo nel nostro Paese, questo farmaco potrebbe diventare un vero e proprio salva vita destinato a mutare radicalmente la lotta a questa patologia.
Il prof. Roberto Ferrari, Direttore della Clinica di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria S. Anna di Ferrara e primo italiano Presidente Eletto della Società Europea di Cardiologia, commenta positivamente i dati presentati in occasione del congresso. Il prof. Ferrari evidenzia che l'uso di questo farmaco potrebbe diventare una vera e propria salvezza per milioni di malati, le malattie cardiovascolari rappresentano infatti le maggiori complicanze del diabete di tipo 2 e sono la più frequente causa di morte per questi pazienti (50-80 per cento). Trattando i diabetici del nostro Paese con questa associazione fissa, si potrebbero salvare nei prossimi cinque anni ben 40.000 persone.
Il prof. Stephen MacMahon, dell'Institute for International Health della University of Sydney (Australia), coautore dello studio, spiega che è stato dimostrato che questo trattamento riduce di quasi un quinto il rischio di morire per complicazioni legate al diabete senza avere effetti collaterali, un'importante scoperta che si spera abbia delle importanti ripercussioni sulle linee guida, la pratica clinica e le politiche sanitarie.
Il farmaco al centro dello studio Advance è un'associazione fissa di Indapamide e Perindopril, un ACE inibitore autorizzato fino al 2002 per il trattamento dell'ipertensione arteriosa e dell'insufficienza cardiaca congestizia, a inizio 2003 l'autorizzazione è stata estesa con alcune modifiche.
Il prof. Ferrari spiega che i risultati ottenuti sono estremamente favorevoli e particolarmente importanti visto che possono essere immediatamente applicati nella pratica clinica. L'esperto spiega che lo studio è stato condotto in condizioni del tutto simili a quelle reali. I pazienti coinvolti erano già secondo il meglio delle terapie disponibili, come da indicazioni delle più recenti linee guida, ed i medici sperimentatori erano liberi di scegliere l'approccio terapeutico più appropriato, al quale aggiungere in cieco il farmaco in studio oppure il placebo.
In Italia si stima che i malati di diabete siano circa 3 milioni, un terzo dei quali non sa di esserlo. Il 3-4 per cento è affetto dal diabete mellito di tipo1, che colpisce i più giovani, il resto dal diabete di tipo 2, che colpisce prevalentemente dopo i 45 anni. Questo farmaco, già in uso e rimborsato nel nostro Paese, potrebbe salvare la vita di migliaia di persone, inoltre, il professor Ferrari evidenzia che può essere prescritto anche dal medico di famiglia.
Che cos'è il diabete ?
Il diabete è la più comune tra le malattie metaboliche ed è caratterizzata da una condizione d'iperglicemia, in altre parole un aumento del glucosio nel sangue.
Nelle società industrializzate questa patologia è in aumento. Le abitudini alimentari non corrette e la sedentarietà, sono due delle cause di questo aumento.
Il diabete esordisce in modo diverso a seconda del tipo.
Il diabete di I tipo colpisce soggetti al di sotto dei 40 anni, con un picco d'incidenza intorno ai 14 anni. Questa forma di diabete è secondaria alla distruzione delle cellule produttrici d'insulina, le cellule beta pancreatiche. Il processo distruttivo avviene quasi certamente su base autoimmunitaria, favorito da un fattore ambientale, spesso un'infezione virale. I sintomi compaiono improvvisamente, con sete sfrenata, aumento della diuresi, aumento dell'appetito non accompagnato da incremento del peso bensì da una riduzione del peso corporeo. Presenza di una condizione di chetoacidosi. Caratteristica di questi pazienti è un rapporto glucagone/insulina alterato con elevati livelli di glucagone e ridotti o assenti livelli d'insulina.
Il diabete di II tipo, esordisce di solito dopo i 40 anni, e la diagnosi spesso è fatta casualmente nel corso di un'indagine di laboratorio dove si riscontra una glicemia sopra la norma. Frequentemente sono pazienti in soprappeso. I valori insulinemici sono normali o aumentati, ma è presente una resistenza periferica all'azione insulinica. Manca la chetoacidosi caratteristica del I tipo, mentre si manifesta un iperosmolarità plasmatica, secondaria a diuresi aumentata, conseguente ad una glicemia costantemente elevata. Il non riequilibrio dei liquidi persi può portare al coma iperosmolare.
da http://www.universonline.it
selvaggia596/9/2007, 21:57
grazie molto interessante
Maxmagnus7/9/2007, 12:23
Grazie anche da parte mia

matilde5814/9/2007, 16:54
Presto insulina anche in pillola
Lo hanno annunciato alcuni ricercatori scozzesi
(ANSA) - ROMA, 11 SET - Presto i pazienti malati di diabete potranno mettere da parte le siringhe di insulina e prendere al loro posto delle comode pillole. A darne l'annuncio sono stati alcuni ricercatori della Robert Gordon University di Aberdeen (Scozia), durante la conferenza della British Farmaceutical a Manchester. Attualmente il farmaco viene iniettato con la siringa per evitare la rottura degli enzimi prima di arrivare in circolo nel sangue.
Maxmagnus14/9/2007, 18:17
speriamo si sbrighino......
Navigator15/9/2007, 11:42
Ciao a tutti... Sull'inserto della Repubblica "il venerdì" ho trovato questo articolo che parla del diabete.. Ve lo riporto.. Spero che si legga l'ho scansionato
(IMG:http://img502.imageshack.us/img502/6250/pag1qv7.jpg)
(IMG:http://img208.imageshack.us/img208/650/pag2qm4.jpg)
(IMG:http://img146.imageshack.us/img146/8571/pag3ty1.jpg)
Se magari qualcuno riesce a renderli più leggibili.. bene (casomai salvatelo così ve lo potete leggere meglio)
Buona giornata ciao

TANY5815/9/2007, 14:28
CITAZIONE (matilde58 @ 14/9/2007, 16:54) Presto insulina anche in pillola
Lo hanno annunciato alcuni ricercatori scozzesi
(ANSA) - ROMA, 11 SET - Presto i pazienti malati di diabete potranno mettere da parte le siringhe di insulina e prendere al loro posto delle comode pillole. A darne l'annuncio sono stati alcuni ricercatori della Robert Gordon University di Aberdeen (Scozia), durante la conferenza della British Farmaceutical a Manchester. Attualmente il farmaco viene iniettato con la siringa per evitare la rottura degli enzimi prima di arrivare in circolo nel sangue.
Grazie Mati, ma devo dire che io odio le pillole...ne prendo già tante...infatti quando mi prescrivono antibiotici chiedo sempre le iniezioni se è possibile....e con le nuove penne stylo l'insulina è un gioco, io però è talmente poco che le faccio....penso però a chi si buca da una vita...ed è stufo!!!
silvia13018915/9/2007, 15:17
CITAZIONE (MARIUCCIA56 @ 20/8/2007, 12:23) RAGAZZI IO SONO IPERINSULINEMICA DA ALMENO 40 ANNI CON PICCHI IN BASSO DELLA GLICEMIA DA MORIRE, SONO ARRIVATA ANCHE A 40. PERO' ULTIMAMENTE CHE L'INSULINA POSTPRANDIALE E' SALITA ANCORADI PIU' LA REUMATOLOGA MI HA RAFFORZATO LA METFORMINA PERCHE' APPENA MANGIO SI SCATENA IL GATTO INSULINA CHE SI MOZZICA LA CODA, QUINDI ZUCCHERI SU, FAME, MANGIARE, INSULINA SU, GLICEMIA SU, FAME MANGIARE.....PESOOOOO!DEVO DIRE CHE HO PERSO 4 KG. MA PENSO CHE LA TERAPIA ANCORA NON E' PRECISA VI FARO' SAPERE. BACI. EHI MAX MAGNUS QUALI SONO I TUOI VERI OCCHI?? HI HIHI

ciao mariuccia.... una mia compagna di classe, dallo stress, ha avuto problemi con il suo pancreas. appena mangiava l'insulina prodotta aumentava ma non si fermava piu, cosi la mandava in ipoglicemia, sveniva e finchè non gli facevano la flebo di glucosio non si riprendeva. lei ha passato 3 settimane che sveniva tutti i giorni, all'inizio con 50, 40 ...poi è arrivata a 17!! meno male che ora per il momento non le capita piu...
vi è lo strumento di cui parlava francesca, che misura il glucosio tramite la pelle. questo strumento ha la forma di un orologio, e si mette al polso.
comunque ora stanno mettendo a punto una soluzione ancora migliore. in clinica pediatrica a padova, stanno studiando una pompa di infusione sottocutanea. questa, oltre a misurare da sola il glucosio, a seconda dei valori impostati, rilascia la quantità di insulina necessaria per far tornare il glucosio tra i parametri. questo vorrebbe dire che una volta fatto l'intervento per mettere la pompa di infusione, la vita è completamente normale, niente piu misurazioni, niente piu iniezioni di insulina. ci si dimentica di avere il diabete e questo rimane controllato sempre. inoltre, vi è un dispositivo all'interno della pompa che permette di collegarsi al computer tramite la porta infrarossi e di avere tutti i dati, quindi poter sapere quanta insulina è stata rilasciata, l'ora, il glucosio presente in quel momento...
è straordinario, l'unica cosa di cui il diabetico che porta questA POMPA SI DEVE RICORDARE, è DI ANDARLA A RICARICARE :woot: :woot:
MI SEMBRA DI AVER LETTO CHE LE BATTERIE INSERITE NELLA POMPA DURINO CIRCA 3 ANNI E POI TRAMITE UNA INCISIONE, VENGONO SOSTITUITE. APPENA SONO SCARICHE O LA POMPA HA UN GUASTO, QUESTO VIENE SEGNALATO TRAMITE UN BIP SONORO CHE DA L'ALLARME IN TEMPO IN MODO DA POTER INTERVENIRE PRONTAMENTE E DI SAPERE CHE PER QUEL GIORNO, FINCHE' NON VERRA' SISTEMATA LA POMPA, IL BUCHINO NEL DITO E L'INIEZIONE DI INSULINA DEVE ESSERE FATTA DAL PAZIENTE
tarantola1717/9/2007, 21:55
Individuate nel pancreas umano delle staminali che potrebbero curare il diabete
Le cellule, cresciute e manipolate in laboratorio, sono in grado di produrre insulina
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Siena, guidati dal professor Vincenzo Sorrentino, ha individuato nel pancreas umano delle cellule staminali che potrebbero essere usate per curare il diabete. Gli scienziati hanno dimostrato che è possibile isolare dalle isole pancreatiche di persone adulte delle cellule che possono essere cresciute in laboratorio e che sono in grado di differenziarsi in diversi tipi cellulare, ad esempio in cellule ossee, cartilaginee e cellule adipose.
Queste cellule, se sottoposte ad opportune manipolazioni in laboratorio, riescono a produrre insulina. Questa scoperta è molto importante perché apre la strada allo studio e allo sviluppo di nuove terapie per la cura di gravi forme di diabete basate sul trapianto di cellule staminali del pancreas in grado di produrre insulina.
Il lavoro, che presto sarà pubblicato sulla rivista 'Cell Death and Differentiation', è stata condotta nell'ambito di un progetto sulla medicina rigenerativa finanziato dalla Regione Toscana presso l'Università degli studi di Siena e il Policlinico Santa Maria alle Scotte della stessa città. Il progetto è dedicato allo sviluppo di metodiche avanzate per la crescita e il differenziamento di cellule staminali da adulti per lo sviluppo di terapie cellulari. Alla ricerca hanno contribuito gli scienziati del Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali di Siena, diretto dal professor Sorrentino unitamente ai ricercatori di diabetologia, coordinati dal prof. Francesco Dotta.
Redazione MolecularLab.it (13/09/2007)
selvaggia5918/9/2007, 00:38
Speriamo davvero che facciano le
pillole
tarantola1721/9/2007, 22:40
L'exenatide migliora il funzionamento del pancreas nei diabetici
Il trattamento con exenatide rispetto all'insulina glargine migliora la funzionalità delle cellule beta del pancreas e fa perdere peso
Durante il 43° Congresso dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete (EASD) in corso ad Amsterdam, sono stati presentati i risultati di uno studio che ha dimostrato che la terapia a base di exenatide, rispetto all'insulina glargine, migliora il funzionamento del pancreas. Sono stati confrontati i risultati ottenuti con le iniezioni di exenatide e con quelle di insulina glargine sulla funzionalità delle cellule beta del pancreas, il livello di glicemia e il peso in pazienti affetti da diabete di tipo 2. Emanuele Bosi, Direttore della U.O. di Medicina e Diabetologia dell'Università Vita-Salute Ospedale San Raffaele di Milano, spiega: “Studi precedenti su exenatide avevano già mostrato un miglioramento complessivo della glicemia paragonabile a quello ottenuto con l'insulina glargine e una migliore funzionalità delle cellule beta. Questo studio conferma i vecchi risultati e dimostra che l'aggiunta di exenatide migliora in modo significativo la funzionalità delle cellule beta in risposta al glucosio e all'arginina.” Inoltre, lo studio ha dimostrato che ad un anno dall'inizio della terapia i pazienti trattati con exenatide hanno perso peso (in media 3.6 ± 0.6 kg) mentre i pazienti trattati con insulina glargine sono aumentati in media di 1.0 ± 0.8 kg. La differenza ponderale totale tra i due gruppi è stata pari a 4,6 Kg.
Vera Buondonno Lombardi, Presidente Fand (Associazione Italiana Diabetici) ha commentato: “Quando al diabetico di tipo 2 viene consigliato il passaggio da un ipoglicemizzante orale ad insulina si va incontro a problemi di tipo psicologico, perché il paziente si sente costretto ad usare l'ultimo trattamento a disposizione e ad un problema fisico, perchè l'assunzione di insulina comporta un aumento di peso significativo e i problemi associati.
Xenatide potrebbe rappresentare una valida alternativa perché non causa questo tipo di problemi e perché agisce positivamente sulle cellule beta del pancreas e questo dona una speranza in più ai diabetici.”
Lo studio è stato condotto su 69 diabetici di tipo 2 trattati con exenatide (5 mcg BID per 4 settimane e da 10 mcg BID a 20 mcg TID per il resto dell'anno) o insulina glargine (entrambi in associazione a metformina) sono confrontati sulla base di misurazioni della funzionalità delle cellule beta, del controllo glicemico e delle variazioni ponderali dopo 52 settimane di trattamento. Questi i risultati dello studio randomizzato: il gruppo trattato con exenatide, rispetto a quello trattato con insulina glargine, ha visto un miglioramento significativo della funzionalità delle cellule beta misurata attraverso la secrezione di C-peptide (un peptide associato alla produzione di insulina), stimolato da arginina o da glucosio. Questi i dettagli: la secrezione di C-peptide stimolata da arginina è stata maggiore del 146% dopo un anno di trattamento con exenatide, rispetto all'insulina glargine (rapporto medio rispetto al basale per exenatide e insulina glargine ±SEM: 3.19 ± 0.24 vs. 1.31 ± 0.07, rispettivamente, p<0,0001). La prima fase di secrezione di C-peptide indotta da glucosio è stata del 52% maggiore dopo un anno con exenatide rispetto alla terapia con insulina glargine (rapporto medio rispetto al basale ±SEM: 1.75 ± 0.10 vs. 1.16 ± 0.06, rispettivamente, p<0,0001). La seconda fase di secrezione di C-peptide è aumentata del 185% con exenatide (rapporto medio rispetto al basale ±SEM: 3.05 ± 0.22) rispetto all'insulina glargine (1.08 ± 0.05, p<0,0001). L'HbA1c media dei pazienti all'inizio dello studio era di 7,5 ± 0,1 per cento. Il trattamento con exenatide ha avuto come risultato un controllo glicemico (misurato in base alle riduzioni di HbA1c) comparabile al trattamento con insulina glargine (-0.8 ± 0.1% e -0.7 ± 0.2%, rispettivamente, una differenza tra i gruppi non statisticamente significativa). Inoltre i pazienti trattati con exenatide hanno mostrato un'incidenza più bassa di ipoglicemia rispetto ai soggetti in terapia con insulina gl'argine (8.3% versus 24.2%, rispettivamente).
Per quanto riguarda gli effetti collaterali associati alla somministrazione di exenatide sono quelli osservati già in altri studi precedenti. Una nausea lieve-moderata è l'effetto collaterale più frequente che si verifica circa nella metà dei pazienti e tende a diminuire nel tempo.
Redazione MolecularLab.it (21/09/2007)
selvaggia5922/9/2007, 01:14
Grazie ale
TANY5816/11/2007, 10:23
pare vi siano altre novità in arrivo!!!!!!
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... zione=News
tarantola1715/4/2008, 22:23
Scienziati scoprono altri geni legati al diabete
Un team internazionale di scienziati ha individuato sei nuovi geni associati al diabete di tipo 2, portando così a 16 il numero totale di geni collegati al diabete. Curiosamente, uno dei nuovi geni individuati sembra avere anche un ruolo nello sviluppo del cancro della prostata.
"Nessuno dei geni da noi trovati era stato precedentemente ricercato dagli studiosi del diabete", ha commentato il professor Mark McCarthy dell"Università di Oxford nel Regno Unito. "Per questo motivo ciascuno di questi geni fornisce nuove informazioni sui processi che si guastano quando si sviluppa il diabete; e ciascuno di loro offre la possibilità di sviluppare nuovi approcci per la cura di questa malattia."
Oltre 200 milioni di persone al mondo soffrono di diabete del tipo 2, che è caratterizzato da un collasso dei meccanismi preposti al controllo dei livelli di zucchero nel sangue, con innalzamento dei tassi di glucosio ematico a livelli altissimi. L"esposizione a livelli alti di glucosio per periodi prolungati è dannoso per i nostri organi vitali, e in molti paesi il diabete di tipo 2 è tra le principali cause di malattie cardiache e ictus, come anche di cecità, insufficienza renale e amputazioni non dovute ad incidenti.
Anche se colpisce più frequentemente persone sovrappeso che conducono una vita sedentaria e hanno superato i 40 anni di età, negli ultimi anni si è osservata una crescita del numero di persone piú giovani che sviluppano la malattia.
In questo recente studio, più di 90 ricercatori di oltre 40 centri europei e statunitensi hanno analizzato i dati relativi a circa 70.000 persone, alla ricerca di piccole differenze nel codice genetico che potrebbe rendere alcune persone più soggette di altre a sviluppare il diabete di tipo 2.
ll lavoro, parzialmente finanziato dall"UE, è stato pubblicato on-line sulla rivista Nature Genetics.
Complessivamente gli scienziati sono stati in grado di individuare sei varianti genetiche associate ad un maggiore rischio di diabete di tipo 2. Le scoperte confermano una precedente ricerca che indica come fattore chiave nello sviluppo del diabete di tipo 2 l"incapacità di regolare il numero di cellule producenti insulina nel pancreas.
Secondo Francis S Collins, direttore del National Human Genome Research Institute negli USA, "queste nuove variabili, insieme ad altre recenti scoperte genetiche, aprono uno spiraglio sulle cause di questa malattia e potrebbero rappresentare una grande speranza per la prossima generazione di cure. Determinando con esattezza particolari pathway coinvolti nel rischio di diabete, queste scoperte possono permettere nuovi approcci per capire le cause ambientali e per sviluppare farmaci nuovi e più mirati."
I ricercatori sottolineano il fatto che ognuno di questi geni aumenta solo parzialmente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, e anche se il loro effetto combinato potrebbe essere maggiore, dovrà probabilmente passare dell"altro tempo prima che si possano usare i test genetici per fare previsioni sul rischio di malattia nei singoli pazienti.
Il professor David Altshuler del Broad Institute di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) negli USA ha spiegato che "appena capiremo più esattamente il grande numero di geni ora implicati nel rischio di diabete, diventerà possibile individuare le persone più a rischio prima che la malattia prenda piede. Tuttavia, fino a quando non avremo le prove che l"uso di queste informazioni possa portare a risultati sanitari migliori, sarebbe prematuro l"applicazione di test su larga scala."
Una delle sorprese provocate dai risultati è stata la scoperta che uno dei geni che è risultato essere implicato nel diabete, il JAZF1, è risultato essere anche coinvolto nel cancro della prostata. In realtà, il JAZF1 è il secondo gene ad avere un legame con ambedue le malattie; studi precedenti avevano rivelato che un"unica variante di un gene denominato HNF1B era associata con un maggior rischio di diabete ma con un minore rischio di cancro della prostata. Nel caso del JAZF1, troviamo varianti per il diabete e il cancro della prostata in parti diverse del gene e non si conosce il loro legame.
Dice la dottoressa Eleftheria Zeggini dell"Università di Oxford: "Questo tipo di studi genetici stanno rivelando nuovi e insospettati legami tra le malattie. Questo è il secondo esempio di gene che influenza sia il diabete di tipo 2 che il cancro della prostata. Ancora non sappiamo quali sono i legami, ma sono importanti le implicazioni sullo sviluppo futuro di nuovi farmaci per queste malattie."
L"UE ha sostenuto la ricerca attraverso EURODIA ("Functional genomics of pancreatic beta cells and of tissues involved in control of the endocrine pancreas for prevention and treatment of type 2 diabetes") e EUGENE2 ("European network on functional genomics of type 2 diabetes"), ambedue finanziati attraverso l"area tematica del sesto Programma quadro (6°PQ) "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute".
Fonte: Cordis (15/04/2008)
TANY5816/4/2008, 09:03
grazie Ale, passo dopo passo, forse si arriverà anche a capire questo....
per me per esempio, la colpa non è solo del cortisone, nella mia mappa genetica era presente, in quanto più parenti da parte di mia madre hanno o hanno avuto il diabete di tipo2, certo che il cortisone ha accelerato i tempi, anzichè arrivare magari a 60 anni è arrivato a 45......
Maxmagnus20/8/2008, 20:36
NON SE NE E' PARLATO PIU' ???
gIANNI4923/8/2008, 23:57
CITAZIONE (francescahermione @ 12/4/2007, 17:13) Diabete, le staminali aprono una nuova frontiera: addio iniezioni di insulina?
A dischiudere nuove speranze è uno studio pubblicato oggi dall'Journal of the American Medical Association (JAMA) : una terapia con cellule staminali per la prima volta al mondo ha reso inutili le quotidiane iniezioni di insulina in pazienti che soffrono di diabete, poiché il loro organismo aveva 'imparato' a produrre di nuovo l'ormone in modo naturale ed autonomo.
Lo studio è risultato di una sperimentazione ancora limitata: a 15 giovani pazienti affettid al diabete di tipo 1 sono stati somministrati prima farmaci diminuire le loro difese immunitarie, e poi eseguite trasfusioni di cellule staminali prelevate dal loro stesso sangue. I pazienti (tutti ad eccezione di due) sono stati così 'affrancati' dalle iniziezioni di insulina. Un risultato di portata straordinaria, se si tiene conto che in Italia le persone affette da diabete sono circa 2,6 milioni.
E' bene precisare, tuttavia, come ricorda Times, che lo studio riguarda il diabete di tipo 1, malattia che interessa una piccola percentuale dei pazienti C’é sicuramente lo zampino di un virus nello sviluppo del diabete di tipo 1, per il quale una ricerca internazionale condotta dalle Università di Siena e Pisa e da Novartis Vaccines recentemente ha dimostrato l'incidenza di un virus, il Coxsackie B4 che attacca il pancreas, in un altro studio pubblicato sulla rivista dell’ Accademia delle Scienze Americane.
da http://www.rainews24.it
sperem!(IMG:http://i37.tinypic.com/11lmw0o.jpg)
CITAZIONE (TANY58 @ 16/11/2007, 10:23) pare vi siano altre novità in arrivo!!!!!!
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... zione=News
mi sa che invierò una mail per offrirmi come volontarioobeso vero visto che fin'ora hanno sperimentato solo su mini obesi!
(IMG:http://i35.tinypic.com/2mf0isy.gif) (IMG:http://i35.tinypic.com/2mf0isy.gif)
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