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IL BUONO E IL CATTIVO: IL CORTISONE

Inviato: 17/06/2009, 16:56
da lorichi
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Il buono e il cattivo: il cortisoneCominciata da maryanna81
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maryanna818/1/2009, 11:27
Il buono e il cattivo: il cortisone



di Gianluca Bagnato


È proprio il caso di iniziare a discutere di reumatologia partendo da alcune false verità dell’immaginario collettivo; Molto si è detto e speculato sui famosi Medrol,Deltacortene e altri, anzi se n’è parlato così tanto da far apparire più importanti le complicanze dell’utilità. L’esempio dell’artrite reumatoide mi sembra il più appropriato: fino a pochi anni fa il trattamento si basava quasi esclusivamente sul loro utilizzo e ne vediamo oggi le conseguenze. La verità è che il cortisone rappresenta uno dei farmaci migliori nel controllo dell’infiammazione, che caratterizza anche l’AR, e da qui ne è derivato l’utilizzo che se da una parte si è rivelato eccessivo, dall’altro, non avendo in passato conoscenze adeguate per agire sui meccanismi che innescano la malattia, era quasi obbligato. Sicuramente l’utilizzo cronico dei cortisone ha comportato la scoperta dei tanto temuti effetti a lungo termine, e molte persone si ritrovano in quanto sto scrivendo: osteoporosi e gastrite cronica fra le più importanti. A questo punto verrebbe spontanea la domanda a chiunque legge: perché, allora, continuate ad utilizzarlo? Le risposte sono molteplici, ma prima di procedere mi sembra opportuno precisare che tale rubrica non rappresenta una difesa nostalgica dei cortisonici, ma piuttosto è atta a informare coloro i quali sono chiamati in causa in prima persona: i pazienti. Chiunque è “costretto” ad assumere cortisonici per un periodo più o meno lungo deve conoscere, oltre ai rischi chiaramente descritti nel foglietto illustrativo, i motivi per i quali si sceglie un farmaco che sembrerebbe più pericoloso che altro. Come ho detto precedentemente il cortisone è e resta il miglior farmaco nel controllo dell’infiammazione e rispetto ad altri (FANS) offre il vantaggio di poter controllare più o meno facilmente i rischi connessi all’utilizzo cronico: in primo luogo mi riferisco alle donne per il tanto temuto effetto dell’ingrassamento. Tale evento rappresenta solo un aumento dell’imbibizione tissutale e non un accumulo di grasso, il che significa che una volta interrotta la terapia, che resta il nostro scopo fondamentale, tale aumento di liquido nei tessuti verrà riassorbito ed eliminato per via renale. Passando adesso a complicanze più gravi come osteoporosi e gastrite, e ponendo come assunto fondamentale che chi ne è già affetto non può assumere tali farmaci, esse possono essere tenuto sotto controllo tramite indagini e farmaci adeguati. Va detto che tali complicanze aumentano d’incidenza con l’aumentare del periodo d’assunzione e lo scopo di ogni medico è e deve essere quello di prolungare il trattamento per il minor tempo possibile in modo tale da avere una buona efficacia terapeutica in assenza di complicanze. In ultimo è opportuno citare il caso eclatante passando ad un’altra malattia: la polimialgia reumatica. In questa condizione si verifica in rapporto al caso specifico una completa, o quasi, insufficienza di una ghiandola posta al di sopra del rene, la ghiandola surrenale. Una porzione di questa è specializzata nella produzione di una sostanza fondamentale: il cortisolo, che rappresenta il cortisone che produciamo noi stessi. Tale malattia rende evidenti due verità: la prima è che i cortisonici in generale, e nel caso specifico il cortisolo, rappresentano sostanze che produciamo noi stessi e ciò fa capire che il confine fra cortisone cattivo e buono pur essendo sottile, esiste, e in secondo luogo che non sempre una terapia cronica con i cortisonici può essere dannosa, come appunto il caso della polimialgia reumatica in cui l’unica terapia efficace è rappresentata appunto dalla terapia sostitutiva con un cortisonico, come è logico che sia.


Associazione Sicilia Reumatologia


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